La decisione per “la presenza di un’alta percentuale di bambini appartenenti ad altre culture e religioni e di stranieri appena ammessi alla frequenza, che non parlano neppure italiano”. Ma ora è polemica
Replica una mamma: «La presenza degli stranieri non è un buon motivo per non fare la festa, e Natale anzi può essere un momento di incontro per le famiglie di ogni cultura e religione». Sul caso, ha chiesto informazioni l’assessorato comunale all’Educazione, guidato dalla cattolicissima Mariolina Moioli. La responsabile della scuola, Angela Airaghi, ha dovuto inviare una relazione a Palazzo Marino. «È logico che i figli di testimoni di Geova, ebrei o musulmani non debbano imparare canzoncine cristiane — dice la direttrice — quanto alla scelta di non invitare le mamme a scuola, lo facciamo soprattutto per evitare stress ai piccoli». Nella lettera inviata alle famiglie dei 175 bambini, per un quarto straniere, si spiega che lo scorso anno molti genitori si erano lamentati perché la festa imponeva di prendere mezza giornata di ferie al lavoro. E precisa che cantare in pubblico potrebbe «creare disagio ai bambini piccoli, di due anni e mezzo», così come ai figli «privi di figure familiari durante la festa».
Un altro problema sarebbe l’assenza di personale per le pulizie nei giorni prima di Natale. Risultato: i bimbi per festeggiare canteranno canzoncine “laiche” fra loro. «Ci eravamo offerte di pulire noi la scuola — dice una delle mamme più combattive — e non ci risulta che per i bimbi sia psicologicamente stressante cantare di fronte ai genitori».
FRANCO VANNI