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Scontri a Roma, l’occhio di Internet tra verità e bugie

Videofonini e macchine digitali hanno garantito una copertura totale della guerriglia nella capitale. Le immagini dilagate in rete aiutano la libera informazione. Ma occhio alle bufale, che possono far male come spranghe. Ecco quello che abbiamo scoperto

Dopo una giornata di scontri durissimi, alcuni poliziotti immobilizzano un manifestante steso a terra. Dalle fotografie si vede la suola degli anfibi del fermato e degli agenti che lo tengono giù. Indossano lo stesso modello di scarpe.
Mentre tutta Italia commenta la guerriglia di Roma, l’immagine viene ripresa dal web, postata su Facebook: i dettagli cerchiati di rosso lanciano un’accusa e tutta la rete sembra d’accordo: infiltrati!
E’ vero? Quasi.

La foto che gira in rete testimonia sì una infiltrazione, ma avvenuta nel 2007 in Canada, come viene segnalato da qualcuno su Facebook. Una cosa che si poteva capire, controllando un po’ meglio l’uniforme degli agenti inquadrati. Sembrano finanzieri italiani in tenuta antisommossa, sono agenti d’Oltreoceano. La  facilità di ripostare i contenuti renderà probabilmente quell’immagine un tormentone per i prossimi mesi. Bufale sparate per scherzo, provocazione o volontà di disinformazione?

In ogni caso su internet non ci sono solo quelle. Anzi. Nelle prime ore dopo gli scontri la rete si è scatenata per esempio intorno anche ad alcune immagini di un manifestante con giacca beige che, dopo aver partecipato agli scontri e all’assalto di una camionetta, è poi inquadrato con in mano un manganello e un paio di manette. Sembra addirittura soccorrere un poliziotto. Le immagini finiscono su Flickr, qualcuno cerchia di rosso i dettagli e ripubblica tutto su Facebook. Gli effetti virali della rete si mettono subito al lavoro e dopo poco le immagini sono ripostate da centinaia di utenti sul social network. E’ un provocatore infiltrato? Se lo chiedono in molti, la domanda rimbalza su testate online e cartacee, persino in Parlamento con un’interrogazione del Pd.
Ma no, secondo La Stampa di Torino non è un infiltrato. La prova arriverebbe ancora da immagini trovate in rete: quell’uomo è stato bloccato ed identificato. Tutto a posto dunque? Di certo la popolarità non gli ha giovato. In serata la polizia lo ha di nuovo fermato: si tratta di un minorenne, un liceale romano di 16 anni.

Di certo le foto e i video, realizzate in maniera amatoriale e diffuse via web, hanno permesso di porre alcune domande e di formare un’opinione pubblica più critica.

E se anche dieci anni fa, durante gli scontri al G8 di Genova, il cosiddetto citizen journalism permise una maggiore documentazione degli eventi, oggi i social network, Youtube e Flickr garantiscono una velocità di circolazione delle informazioni senza precedenti. Una copertura mediatica totale che sembra aprire un’epoca di trasparenza assoluta. A dimostrare la validità dei contenuti pubblicati in rete l’uso sempre più massiccio che ne fanno i media tradizionali, che riprendono, con le dovute cautele, molto del materiale messo online.

La trasparenza garantita dal web va in tutte le direzioni. Così come l’opinione pubblica può meglio controllare e verificare la correttezza e l’operato delle forze dell’ordine, per queste ultime diventa più semplice, visionando a posteriori i contenuti pubblicati sul web, identificare i responsabili dei tafferugli e trovare prove indiscutibili della loro colpevolezza.

Scontri a Roma, l’occhio di Internet tra verità e bugieultima modifica: 2010-12-16T00:14:31+01:00da
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