Nuova offensiva contro pm e corte: «Serve riforma della giustizia». Telefonata a don Gelmini: «Mi accusano di tutto ma vado avanti fino al 2013, alla Camera abbiamo i numeri». Ottimista sul governo, ma si pensa al suo erede. Il Presidente del Consiglio è convinto di portare a termine il suo mandato e ha già annunciato che potrebbe non ricandidarsi nel 2013. Intanto qualche giornale lancia il toto successore
MILANO – Il Natale regala ottimismo a Silvio Berlusconi. Domenica, in una telefonata alla Comunità Incontro guidata da don Pierino Gelmini, il premier si è detto «sereno e tranquillo» e convinto di poter portare a termine la legislatura in sella a Palazzo Chigi, nonostante la «diffamazione» di cui si ritiene vittima. Il presidente del Consiglio, senza nascondere le difficoltà delle ultime settimane, è comunque certo di poter governare con serenità per «i prossimi due anni e mezzo», visto che la maggioranza, spiega, «ha aumentato i suoi numeri alla Camera». Quanto alla sinistra e ai magistrati, il Cavaliere non rinuncia a forti accenni polemici da campagna elettorale tanto da annunciare anche una riforma della giustizia» per mettere un freno alle «indebite ingerenze della magistratura su altri poteri dello Stato che costituiscono una vera emergenza democratica».
LO SFOGO – Le festività, il Cavaliere, le trascorre a Milano, ma non va in vacanza. Anzi dà il via ad una campagna mediatica dai toni elettoralistici di tre giorni con interventi audio e video a ritmi serrati nonostante il “silenzio” dei quotidiani: il 24 dicembre, a meno di 24 ore dalla conferenza stampa di fine anno, telefona a Mattino 5 in tv, poi nel pomeriggio affida un messaggio video via web ai Promotori della Libertà ed, infine, il giorno di Santo Stefano chiama don Gelmini durante la riunione della Comunità Incontro ad Amelia, in provincia di Perugia. Come ormai è consuetudine, con il fondatore della comunità di recupero di tossicodipendenti già al centro di una inchiesta della magistratura, il Cavaliere si lascia andare ad uno sfogo: «Mi hanno accusato di tutto, dalla mafia alle stragi, alla corruzione – si lamenta -. Non c’è nulla da cui io sia stato lasciato indenne da coloro che mi calunniano», spiega al telefono. Dall’altro lato don Gelmini lo rincuora: «Tieni duro, tieni duro», gli dice. «Come tieni botta tu, tengo botta anch’io», risponde il premier.
«SENTENZE ORIENTATE» – Da Berlusconi arriva quindi un nuova offensiva contro la magistratura e anche contro la Consulta, colpevoli, è il suo punto di vista, di emettere «sentenze troppe volte orientate». Il Cavaliere cita Sandro Pertini secondo cui «la magistratura non deve solo essere imparziale, ma anche apparire imparziale». In ogni caso, il premier invita a «vedere il bicchiere mezzo pieno»: ai Promotori della Libertà cita dati della Commissione Europea e si dice pronto a scommettere che «entro il 2012 il ritmo di crescita dell’Italia tornerà ai livelli pre-crisi». Per farlo però è necessario evitare il voto anticipato che «sarebbe un grave danno per il Paese»: «Opereremo affinchè questa eventualità non si realizzi – spiega – ma ove non riuscissimo ad avere quella maggioranza necessaria per le riforme, non ci sarà altra scelta che tornare dal popolo sovrano». Il Cavaliere è però certo di avere già i numeri necessari per governare. In ogni caso è anche disposto ad allargare la maggioranza ai centristi, magari con un loro appoggio esterno all’esecutivo: «Speriamo che Casini si ravveda», si lascia sfuggire, spiegando che «poteva sostituire i parlamentari di Fli con i suoi».
Chi sarà l’erede di Berlusconi? “Uno di questi tre: Alfano, Frattini o Gelmini”. Ne è sicuro il quotidiano il Giornale che nella fotonotizia che campeggia in prima pagina e mostra i primi piani dei tre ministri sentenzia: “Una poltrona per tre“.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ribadisce di essere sicuro di portare a termine la legislatura, “i numeri ci sono” ha ripetuto anche nell’intervento telefonico del 26 dicembre alla Comunità e Incontro di don Pierino Gelmini ad Amelia. Ma, come già annunciato, sarebbe pronto a fare un passo indietro e non ricandidarsi nel 2013.
Ed ecco che c’è chi pensa al dopo Berlusconi.
“Chi sarà il successore”? si interroga il direttore Sallusti nel suo editoriale e precisa: “Che ormai i tempi siano maturi per una designazione appare evidente. Nei giorni scorsi il premier ha detto che non vorrebbe ricandidarsi alle prossime elezioni del 2013, che l’alternativa c’è e va cercata dentro l’attuale esecutivo. Attualmente il cerchio si stringe attorno a tre nomi: Angelino Alfano, ministro della Giustizia, Franco Frattini, ministro degli Esteri, e Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione”.
Non è la prima volta che Silvio Berlusconi parla di un possibile passo indietro. E non è la prima volta che in pole position nella successione c’è il nome di Angelino Alfano.
Due anni fa, sempre nella conferenza stampa di fine anno, rimarcò che guidare un governo richiede un “enorme sacrificio”, ma “spero che tra le nuove leve possa emergere un nuovo leader”. Qualche giorno dopo, in un’intervista per il libro di Maria Latella, fece nomi e cognomi: “Alfano potrebbe essere il mio successore”, sentenziò.
Complici le difficoltà in cui versa la maggioranza e le voci che vogliono il Cavaliere interessato al Colle, però, il tema stavolta sembra accalorare più del solito osservatori e addetti ai lavori.
E proprio al Quirinale volge lo sguardo il quotidiano l’Unità che, non senza un pizzico di sarcasmo, titola: “ L’ultimo rifugio“. E spiega: “L’Italia scrive al Presidente. Sfiducia in tutto il resto“. Il riferimento è all’ultimo caso, quello del cantante Morgan, che per risolvere la questione legata alla figlia portata, contro la sua volontà, negli States dalla madre Asia Argento, ha scritto a Napolitano. Solo qualche giorno prima, anche gli studenti avevano chiesto al presidente di essere ascoltati per parlare della riforma Gelmini.
“Sembra essere diventata questa la soluzione a tutti mali di un Paese alle prese con una crisi con tante facce, forse l’una conseguenza dell’altra – scrive il quotidiano diretto da Concita de Gregorio – Soffre l’economia, la politica non riesce a dialogare con la gente ed i problemi quotidiani con un distacco sempre più evidente, le istituzioni troppo spesso vengono coinvolte in vicende che di istituzionale hanno davvero poco. E allora chi vuole essere ascoltato, chi ha bisogno di risposte, chi ha bussato ad altre porte senza ricevere risposte, si rivolge al Quirinale. Si contano a migliaia le richieste d’attenzione”.
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