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Leonardo: “Inter troppo affascinante, non potevo dire di no”

Le prime parole sono quelle del presidente Moratti: “Felicissimo della scelta”. Poi spazio al nuovo allenatore dei nerazzurri: “Non cercavo un lavoro, cercavo un sogno: non credo ci sia una sfida più grande di questa. Mourinho? E’ ovunque”.

MILANO – L’annuncio era arrivato alla vigilia di Natale. Cinque giorni dopo, l’avventura di Leonardo nelle fino a pochi mesi fa impensabili vesti di allenatore dell’Inter è cominciata. Alle 12.30 il tecnico brasiliano ha tenuto la sua prima conferenza stampa ad Appiano Gentile, insieme al presidente Massimo Moratti. E subito si è respirata un’aria molto diversa rispetto ai giorni di Benitez. Come previsto, le parole chiave di Leonardo sono state tre: sogno, emozione, privilegio. In linea con le sue conferenze stampa da tecnico del Milan.

MORATTI FELICISSIMO – Ad aprire la conferenza stampa, dopo le foto con la nuova maglia in cui lo scudetto di campioni del mondo ha spostato sulla destra i simboli tricolori della vittoria in campionato e Coppa Italia, è stato il presidente nerazzurro: «Leonardo mi ha obbligato a essere qua», ha esordito ridendo Moratti. Che poi ha a lungo elogiato le qualità del suo nuovo allenatore: «Sono felicissimo di questa scelta, l’ho sempre stimato. Gli auguro tutto il bene possibile». Poi un divertente lapsus, per il quale Leonardo è diventato Ronaldo…

«UN SOGNO, NON UN LAVORO» – Dopodiché Moratti ha lasciato il posto al suo allenatore n. 16. «Cercavo una grande sfida e più grande di questa credo che non ci sia. Era impossibile dire di no. Sono molto emozionato. Sto vivendo una situazione molto affascinante, è un giorno molto speciale per me. Questa all’Inter è una sfida troppo grande, troppo affascinante, troppo sorprendente», ha spiegato Leonardo. E infatti ci ha messo poco a decidere: «Questa cosa è cresciuta nel tempo. Non avevo mai pensato che potesse succedere. Aver fatto il dirigente ci ha fatto incrociare tante volte, con incontri molto affettuosi. L’allenatore è un ruolo diverso, molto delicato, che cambia velocemente, molto intenso. Tutto quello che è successo ci ha dato l’opportunità di decidere in questo senso. Cercavo un sogno, non un lavoro. Moratti e io ci conosciamo da 10 anni», ha spiegato il tecnico. «Abbiamo nel tempo anche scherzato su questo, ma mai avrei pensato di ritrovarmi in una situazione simile. Questo non significa che da parte mia non ci sarà rispetto assoluto della gerarchia, ma con un rapporto di amicizia e stima che è molto forte».

IL PASSATO – Inevitabili e numerose le domande sul fresco e abbondante passato milanista. «Ho sempre cercato di essere libero», ha detto Leonardo. «Io ho tante cose in comune col Milan. Li ringrazierò sempre, sono e sarò sempre legato a loro. In nessuna squadra sono rimasto così tanto: 13 anni, in cui ho fatto tutto, giocatore, dirigente, allenatore. Il Milan mi ha portato in Italia, con Capello. Per Galliani ho grandissima stima. Ma io sono sempre stato libero, ho la mia verità e ho sempre detto come avrei vissuto all’interno di ogni realtà. È anche per questo che in molte cose mi ritrovo anche nell’Inter». E a chi potrebbe criticare la sua scelta, Leonardo ribatte: «Non voglio fare qua il bravo ragazzo. Io rispetto ogni parere, proprio perché chiedo rispetto per il mio».

PARAGONI – Inevitabili anche le richieste di paragone tra le due società. Ma Leonardo è abbastanza abile da gestirle senza fatica: «I paragoni sono sempre difficili. Ogni annata è diversa dall’altra anche nelle stesse squadre. Il momento del Milan di oggi è diverso da quello di ieri. Sulla panchina del Milan sono arrivato dopo 12 anni di società. Conoscevo tutti, mi ritrovavo in nuovi ruoli con le stesse persone. Qui all’Inter è diverso, anche se tante persone le conoscevo già. Ci sono situazioni nuove da imparare, vivere, sentire. Ma mi sento un privilegiato di dover passare in tutto questo».

«COINCIDENZA ENORME» – «Arrivo nell’anno più grande della storia di questa società», ha ricordato Leonardo. «È una coincidenza enorme che mi rende felice. Le vittorie creano complicità ed entusiasmo. Credo che questa squadra sia già fatta, che ci sia, che non ci sia nulla da inventare. Ha una sua identità, i giocatori sanno come e quando vogliono giocare. Io non devo inventare niente. Devo solo metterli in condizione di rendere al meglio. Non credo all’appagamento. Questa squadra deve avere la serenità di chi è grande, deve solo tornare a fare le cose che faceva nell’anno in cui ha fatto così bene».

KAKÁ – Poi altre due digressioni nel passato. La prima in quello del Milan, con la domanda sul possibile arrivo di Kaká dal Real Madrid. Ma Leonardo è stato piuttosto netto: «Conoscendo Kaká non credo che andrà mai via dal Real senza aver fatto bene. Lo sento spesso, siamo complici di tante cose. È quasi a posto, sta per rientrare e ha davanti un’annata che stanno vivendo in modo entusiasmante. Non vede l’ora di giocare».

 

Mourinho e Leonardo (Ansa/Dal Zennaro)

MOURINHO – L’altra digressione ha riguardato il passato interista. Ma più che di quello recente(Benitez) si è parlato di José Mourinho. Per il quale Leonardo ha avuto parole non banali di grande ammirazione: «José con me è stato straordinario. L’ho chiamato, perché arrivare all’Inter senza passare prima da lui è impossibile». Cosa che Benitez non ha fatto di certo… «José è ovunque. Io lo conoscevo, è stato facile contattarlo ma è stato davvero straordinario. Ci siamo confrontati su tante cose. Ho ascoltato i suoi consigli. Sono molto felice di quello che lui mi ha dato. Lo considero un fuoriclasse. Dietro le brillanti conferenze stampa c’è un lavoro infinito. Sembra solo che lui sia le sue conferenze stampa, ma c’è un lavoro che si vede ancora adesso».

ESPERIENZA – Da qui un ragionamento di Leonardo sulla propria (non enorme) esperienza da allenatore: «Io non sono Mourinho. Ho fatto un anno da allenatore, con mille errori e forse con qualcosa di positivo. Questa è la mia storia e non posso cambiarla. È la mia seconda esperienza dopo un anno di lavoro e sei mesi di studio». Poi una rivelazione: «Quando ho finito al Milan non ero sicuro di continuare. Volevo capire cosa fare veramente, era stato un percorso molto diverso. Questa opportunità mi ha dato la certezza di quello che volevo per il mio futuro».

SCUDETTO – Da oggi si comincia a lavorare. Nel pomeriggio Leonardoha diretto il primo allenamento (aperto al pubblico) dopo le vacanze natalizie dei calciatori. Unico assente Samuel Eto’o, in vacanza fino al 2 gennaio perché squalificato per la partita del 6 gennaio a San Siro contro il Napoli. «Allo scudetto credo ancora. Il campionato è lungo. C’è un distacco ma ci sono anche partite da recuperare. Sono tanti punti, ma basta poco per inserirsi nel gruppo delle squadre che possono vincere. Il Milan è la capolista, la squadra che oggi ha più possibilità di vincere. È una delle favorite, il che non significa che noi non dobbiamo pensare ad altro che alle nostre partite. Il Mondiale ha dato una carica importante a questa squadra, un coronamento straordinario a quanto è stato fatto quest’anno. Vincere quando sei strafavorito non è facile, la mancanza dei brasiliani in finale ha facilitato il compito da un lato ma l’ha reso più insidioso dall’altro».

Leonardo, a destra, con Materazzi durante una visita nel carcere di Opera (Ansa/Dal Zennaro)

GESTORE – Nel momento in cui si parla di rimonta, ecco spuntare il fantasma di Benitez, considerato in qualche modo responsabile del distacco dalla vetta della classifica. «Cosa è mancato all’Inter? Tutto può succedere. Il calcio è tante cose insieme. Sono stati sei mesi che lasciano insegnamenti. Benitez è un allenatore vincente, ha fatto cose straordinarie a Valencia e Liverpool. Ci sono allenatori che hanno vinto tutto e hanno avuto problemi. Capello per me è il n. 1, anzi no, è Telé Santana. Però Capello per me è un riferimento e anche lui ha avuto difficoltà. Bisogna ripartire, facendo tesoro degli insegnamenti. Ma è un modo di dire, perché non c’è niente da cui ripartire, la squadra c’è già». E Leonardo l’ha contattata per intero: «Ho sentito tutti, non solo i giocatori. Non abbiamo tempo, il 6 siamo in campo. Ho trovato in tutti, non solo nei giocatori, un’accoglienza molto positiva e di questo ringrazio». E il primo passo sarà «osservare, imparare e agire pensando a quello che c’è. La mia preoccupazione è di farmi conoscere come sono. Non solo il gioco che vorrei, che è molto simile a quello che c’è. Ma anche come sono come gestore». Lo scopo è uno solo: «Se pensiamo all’ultimo anno e mezzo di come l’Inter ha giocato, ci sono tante cose che io condivido. Le caratteristiche sono: grande ritmo, concentrazione, giocatori molto forti. E poi ha sviluppato un gioco molto concreto, difesa molto solida e ricerca di una soluzione rapida in attacco. Una base che condivido quasi pienamente». Su cui intervenire in modo meno traumatico di quanto è accaduto con Benitez: «Quando si cambia una gestione i rischi ci sono. Ciò non vuol dire che sia tutto giusto quello che si faceva prima e tutto sbagliato quello che ha fatto Benitez. Gli infortuni possono capitare: ci sono stati, ma sono stati anche recuperati velocemente. Alla fine al Mondiale c’era fuori solo Samuel, a parte Sneijder».

«GUARDARE AVANTI» – «Quello che non vorrei è stare qua a fare processi», ha sottolineato Leonardo. «Voglio guardare avanti. Voglio guardare avanti e trovare il modo di recuperare e non avere infortuni. Non ci sono maghi, non ci sono ricette. La squadra ha risorse importantissime: ha fatto di stimolo, voglia e entusiasmo il suo marchio. Non c’è nulla da scoprire: questa è la loro normalità. C’è solo da recuperare questo. Io non posso credere che una squadra che vince non è più tranquilla. Che cosa deve ancora dimostrare questa squadra? L’Inter ha fatto solo belle cose quest’anno. Deve pensare a cosa è andato male? In un anno in cui ha vinto tutto?». E qui la differenza con gli ultimi, cupi giorni della gestione Benitez è sembrata totale.

GRUPPO E SINGOLI – Diversa anche l’idea di gruppo, totem intoccabile di ogni conferenza stampa: «Ogni persona ha una chiave. Quindi ogni giocatore. Il gruppo arriva dopo. Va molto di moda questa mistica del gruppo, del gruppo, del gruppo. Ma il gruppo è fatto di singoli. Questa squadra ha già dei valori, non devo crearli io, devo solo rinforzarli».

MERCATO – Chiusura sul mercato, preceduta dalla migliore battuta della mattinata, a opera di Massimo Moratti: «Adesso che è andato via Benitez compriamo 5 giocatori». Ma poi il presidente è tornato subito serio: «Con Leonardo ci siamo parlati chiaramente, come con Benitez. Io sono convinto che il nostro gruppo resti molto forte, e non perché sono un tifoso. Poi c’è un fatto tecnico, quindi ascolterò le indicazioni dell’allenatore. Così come facevo con Benitez», ha ripetuto. Leonardo si è guardato bene dal dissentire: «Il mercato è anche questione di opportunità. Non è un prendere per prendere. È una linea condivisa da tutti».

RINGRAZIAMENTO – L’ultima battuta è ancora di Massimo Moratti, ma stavolta si tratta di una cosa seria: un ringraziamento non formale ma sentito a Rafa Benitez «con grande riconoscenza» per la vittoria nel Mondiale per club. L’avventura di Leonardo continua.

Tommaso Pellizzari

Leonardo: “Inter troppo affascinante, non potevo dire di no”ultima modifica: 2010-12-29T16:27:44+01:00da
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