Berlusconi smentisce accordi con Lula per evitare polemiche. Palazzo Chigi: «Il presidente Lula lo spieghi non solo al Governo, ma alle famiglie delle vittime»
Luiz Inacio Lula da Silva annuncerà il 31 dicembre, ultimo giorno della sua presidenza, la sorte dell’ex terrorista rosso Cesare Battisti. E, a quanto riferisce l’Agenzia Brasil, Lula seguendo il parere dell’Avvocatura generale, non concederà l’estradizione in Italia di Battisti. L’Avvocatura generale del Brasile, con un parere inviato nel pomeriggio del 30 gennaio, aveva raccomandato a Luiz Inacio Lula da Silva di negare l’estradizione in Italia di Cesare Battista. Nel parere inviato al capo dello Stato, l’avvocatura argomentava che Battisti potrebbe trovarsi in una «grave situazione» se fosse rimandato nel suo paese d’origine. Secondo l’Avvocatura il trattato di estradizione tra Brasile e Italia dà margini al presidente Lula per tenere Battisti nel paese latinoamericano, indipendentemente dalla decisione della Corte suprema che autorizza l’estradizione. La raccomandazione dell’avvocatura brasiliana rende ancora più verosimile la concessione dell’asilo in Brasile da parte di Lula.
PERSECUZIONE – L’avvocatura spiega che, secondo l’articolo 3 del trattato bilaterale, per il no all’estradizione al presidente basta avere «ragioni per supporre che la persona reclamata (dall’altro Stato) sarà sottoposta ad atti di persecuzione e discriminazione per motivi di razza, religione, sesso, nazionalità, lingua, opinione politica, condizione sociale o personale. Oppure che la situazione possa essere aggravata da uno degli elementi summenzionati». Un’argomentazione che tuttavia non potrebbe non avere un serio impatto sulle relazioni bilaterali. Nella documentazione trasmessa a Lula, l’avvocatura avrebbe aggiunto articolo di stampa italiani, che contengono anche dichiarazioni di esponenti del governo di Roma, sul trattamento che sarebbe riservato a Battisti in caso di estradizione. Se Lula seguirà il parere dell’avvocatura, la sua decisione sarà pubblicata il 31 nella Gazzetta ufficiale del Brasile. Al tempo stesso, il ministero della Giustizia dovrà chiedere alla Corte suprema di liberare Battisti.
L’ITALIA NON CI STA – Una motivazione inaccettabile per Palazzo Chigi. E le ragioni sono spiegate in una nota del Governo: «Il Governo italiano si è attivato con determinazione e chiarezza durante l’ultimo anno e mezzo, con il consenso unanime di tutte le forze politiche, per ottenere l’estradizione in Italia di Cesare Battisti, il pluriomicida condannato in via definitiva attualmente detenuto in Brasile. Proprio nelle ultime ore il Governo ha continuato a insistere nella richiesta di estradizione, peraltro accolta dal Supremo Tribunale Federale del Brasile e rimessa per l’attuazione al Presidente Lula, e si riserva di esprimere le proprie valutazioni dopo l’annuncio ufficiale della decisione. Tuttavia, in questo momento delicato alcune informazioni fanno ritenere che nella possibile motivazione della decisione del Presidente Lula vi possa essere il riferimento all’articolo 3 comma F del Trattato di estradizione, e quindi al presunto aggravamento della situazione personale di Battisti. In questo caso, il Governo italiano fin d’ora intende dichiarare che considera incomprensibile e inaccettabile nel modo più assoluto siffatto riferimento e la relativa decisione. Il Presidente Lula dovrebbe allora spiegare tale scelta non solo al Governo, ma agli italiani tutti e in particolare alle famiglie delle vittime e a un uomo ridotto su una sedia a rotelle».
LA QUERELLE SULL’IMPEGNO – Nel frattempo, in Italia, nel pomeriggio di giovedì la questione Battisti era stata al centro di polemiche. A scatenarle un articolo apparso sul Riformista in cui Eduardo Suplicy, uno tra i senatori brasiliani del Pt che più hanno seguito il caso di Cesare Battisti sosteneva che il presidente Berlusconi aveva garantito a Lula che avrebbe accettato le decisioni del governo brasiliano senza montare polemiche. Le parole del senatore brasiliano sono state smentite da Silvio Berlusconi con una nota: «Sono destituite di ogni fondamento le indiscrezioni di un senatore brasiliano interpellato dal Riformista circa presunte garanzie fornite dal presidente Berlusconi al presidente Lula sul caso Battisti. In particolare, mai in nessun incontro fra i due leader – precisa la nota di Palazzo Chigi – il Presidente Berlusconi ha mostrato sottovalutazione per la vicenda dell’estradizione, richiamando invece costantemente la linea perseguita dall’Italia a ogni livello perché Cesare Battisti venga riconsegnato alla giustizia italiana». Stesso disappunto è arrivato dal ministro degli Esteri Franco Frattini che ha confermato l’impegno dell’Italia sul caso Battisti: «Il governo si riserva, sulla base della decisione del Presidente brasiliano Lula, di considerare tutte le misure necessarie per ottenere il rispetto del trattato bilaterale di estradizione, in conformità con il diritto brasiliano».
CHIUDERE L’AMBASCIATA – Le posizioni dell’Avvocatura brasiliana sono duramente commentate dal figlio del gioielliere ucciso nel 1979 responsabile nazionale del dipartimento Giustizia del Movimento per l’Italia, Alberto Torregiani, che ha invitato il governo italiano a dire basta: «Il governo italiano ha fatto tutto il possibile, rispettando le regole del gioco politico, istituzionali e giuridiche», sostiene Torregiani. «Il 4 gennaio saremo al sit in davanti all’ambasciata brasiliana: stiamo valutando se chiedere che venga chiusa». Sui tempi insiste Alberto Torregiani. «L’unica pecca del governo italiano è che avrebbe dovuto avere più fermezza e determinazione in tempi più remoti – precisa – Non siamo sorpresi dalla notizia dell’Avvocatura generale del Brasile, ci aspettavamo questa decisione. Ora mi aspetto che il nostro governo faccia qualcosa se è veramente interessato a ottenere giustizia per i suoi cittadini. Valuti anche la chiusura della nostra ambasciata in Brasile. Anche perchè, in caso contrario, si creerebbe un precedente pericoloso». Se il Brasile negherá l’estradizione, sostiene Torregiani, chiunque potrebbe sentirsi autorizzato in futuro a fare stragi in Italia per poi scappare in Brasile, Francia o Svizzera. «Un governo democratico», dice, « non può permettersi di cadere in questo tranello».
IN ATTESA – Battisti è rinchiuso nel penitenziario di Papuda, a Brasilia: una volta che la decisione sarà formalizzata da Lula, il Palazzo Presidenziale la invierà alla Corte Suprema federale (Stf) in un comunicato. Spetterà al presidente di questo organismo, Cezar Peluso, revocare il regime carcerario per Battisti, che secondo O Globo ha possibilità di festeggiare il nuovo anno da uomo libero. Il procuratore generale dell’avvocatura, Luis Inacio Adams, ha già espresso al presidente parere favorevole sulla permanenza dell’ex militante del Pac. Il documento, che raccomanda la concessione dello status di rifugiato politico come la soluzione giuridica per l’impasse, è stato commissionato da Lula. L’intenzione di Lula è sostenere la sua convinzione/posizione con argomenti giuridici, per non incrinare i rapporti bilaterali tra Brasile e Italia. Ma in caso di mancata estradizione, questa sembra un’impresa. In Italia l’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo) deve scontare quattro ergastoli per altrettanti omicidi, commessi a fine anni Settanta e per i quali è stato riconosciuto colpevole. Arrestato, Battisti è riuscito a evadere ed è scappato prima in Francia e poi in America Latina.
Redazione Online