Tragedia familiare a Torino. due anni fa la donna aveva aggredito il marito. La 38enne, separata e in cura per depressione, era tornata a vivere con i due anziani coniugi
TORINO – Separata, sotto antidepressivi, da due anni era tornata a vivere con gli anziani genitori. Ma nella notte di Capodanno qualcosa è scattato nella testa di Claudia Pistone, 38 anni, di Carmagnola (Torino): ha ucciso a coltellate padre e madre, Giovanni e Lidia Pistone, poco dopo la mezzanotte. La donna – graziosa, minuta, «sempre ben vestita», come raccontano i vicini – da due anni circa era tornata a vivere con i genitori (pensionati, lui ex idraulico) al piano rialzato di un complesso di case in mattoni rossi a tre piani in via Valfrè. Da quanto si appende non aveva un lavoro stabile, ma avrebbe dovuto sostenere un colloquio nel mese di gennaio. Era in cura presso un centro di igiene mentale.
IL PRECEDENTE – Claudia Pistone era già stata vittima di attacchi di violenza. Due anni fa, convinta che il marito avesse un’amante, in un raptus di gelosia l’aveva prima drogato e legato, e poi colpito alla testa con un bilancere. Dopo quell’episodio i due, che erano già in crisi sentimentale da mesi e che vivevano nel palazzo di fronte a quello dove si è consumato il delitto, si erano separati. La donna, non avendo da parte del marito né alimenti né alcun tipo di sussidio, era tornata a vivere con i genitori.
«HO VISTO DEGLI ESTRANEI» – A dare l’allarme la notte scorsa, poco dopo l’una, è stata la stessa Claudia Pistone, che ha chiamato i carabinieri dicendo di avere visto alcune persone entrare nell’appartamento. Quando i militari sono entrati in casa hanno trovato il corpo della donna, Lidia Pistone, in camera da letto, e quello del marito in soggiorno. Entrambi sono stati colpiti con diverse coltellate al collo e alle spalle: la donna con più accanimento, 6-7 colpi. L’arma del delitto sarebbe un coltello con una lama di circa 50 centimetri. Successivamente, Claudia Pistone si è lasciata sfuggire alcune ammissioni che hanno portato al suo fermo. Ascoltata per oltre quattro ore dal magistrato Donatella Masia nella caserma dei carabinieri di Carmagnola, ha ammesso le proprie responsabilità. Il pm ha ordinato la misura cautelare in carcere, e la donna è stata portata alle Vallette.
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