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Confcommercio, consumi a livelli del ’99 La ripresa arriverà nel 2012 (+1,6%)

L’analisi nel rapporto sui consumi. Nel 2008-09 pauroso salto all’indietro (-2,1%) ma le famiglie hanno reagito. Istat: in calo il deficit sul Pil

(Imagoeconomica)

Nel biennio 2008-2009, in piena crisi economica, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione media annua del 2,1%, compiendo un «pauroso salto all’indietro» e tornando ai livelli precedenti il 1999. È l’analisi di Confcommercio secondo la quale «la vera ripresa» dei consumi arriverà solo nel 2012. L’organizzazione sottolinea comunque che, nonostante il minor reddito disponibile, le famiglie si sono dimostrate «vitali e reattive», adeguando le loro abitudini di spesa «per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi».

LE CIFRE – «Con una riduzione media annua del 2,1% nel biennio 2008-2009, – scrive Confcommercio nel rapporto sui consumi 2010 – i consumi pro capite tornano ai livelli di dieci anni fa, ma le famiglie italiane, nonostante il perdurare della crisi e la riduzione del reddito disponibile, si sono dimostrate vitali e reattive: meno sprechi, più attenzione al rapporto qualità-prezzo e ricorso anche a quote di risparmi è stato, infatti, il comportamento di spesa adottato per contenere al massimo la perdita di benessere patita durante la crisi». I consumatori non hanno cioè subito passivamente la crisi, ma hanno colto le opportunità offerte dal mercato per ridurre al minimo gli effetti della recessione.

I SETTORI – Tra le voci di consumo, nel biennio in esame, è risultata quindi inevitabilmente in calo innanzitutto la spesa per le vacanze (-3,2%). Ma è diminuita anche quella per i pasti in casa e fuori casa (-3,2%), la mobilità e le comunicazioni (-3,1%) e l’abbigliamento (-3,1%). Al contrario hanno tenuto le spese per la salute (+2,5%), per elettrodomestici e IT domestico (+2,4%) e quelle per beni e servizi per la telefonia (+0,4%). Secondo Confcommercio, i tempi di recupero del terreno perso si prospettano ora «lunghissimi». Infatti, guardando alla spesa delle famiglie e agli occupati, «non soltanto appare evidente la posizione attuale del livello dei consumi (poco sopra i minimi storici) ma si capisce che la modesta ripresa non si è trasmessa ancora al mercato del lavoro. Senza una maggiore occupazione difficilmente si osserverà una curva crescente nella spesa reale per consumi. E senza consumi difficilmente ci sarà una ripresa solida», sottolinea l’associazione.

LA PREVISIONE – Per il 2010 Confcommercio stima infatti un «modesto» +0,4%, seguito da un +0,9% quest’anno e da una «vera ripresa» dei consumi nel 2012, con un +1,6%. Nell’analisi di lungo periodo (dal 1992 alle previsioni per il 2012), le abitudini di spesa mostrano cambiamenti profondi. È aumentata di cinque volte la spesa per beni e servizi di telecomunicazioni (cellulari, abbonamenti telefonici e internet, ecc.) rispetto a quella per la mobilità (acquisto di auto e spese di esercizio, carburanti, ecc.). Analogamente, ma con minore intensità, si è modificato il rapporto tra pasti in casa e fuori casa: in pratica, nel 2012 per ogni euro speso per l’alimentazione domestica si spenderanno altri 50 centesimi per consumazioni fuori casa.

EMORRAGIA IMPRESE – Il 2010 è stato un anno critico per le imprese del terziario. Il rapporto tra natalità e mortalità delle aziende del settore (ovvero tra il numero di iscrizioni e di cessazioni) è stato ancora negativo, anche se di minore entità rispetto al 2009. Confcommercio precisa che in base alle stime per l’anno appena trascorso i saldi sono stati negativi sia per il commercio (-25 mila imprese contro le -28.000 del 2009) che per gli alberghi e i pubblici esercizi (-4.900 imprese contro -5.100 del 2009) che per gli altri servizi (-16.000 contro -20.800 del 2009). «Anche se il ritmo è rallentato rispetto al passato, – sottolinea l’organizzazione dei commercianti – i numeri continuano a indicarci che le cessazioni di imprese nel 2010 sono state elevate: 79.948 nel commercio, 18.340 negli alberghi e pubblici esercizi, 50.339 negli altri servizi. Questa emorragia di imprese, compensata solo in parte dalle nuove iniziative, ha interessato aziende di ogni dimensione e tipologia organizzativa e ha favorito una riduzione del livello di servizio per i cittadini, specie del commercio di prossimità che è quello realmente capillare». Tra le ombre Confcommercio evidenzia comunque anche quale luce. Nel commercio al dettaglio, ad esempio, cresce l’innovazione sia nei formati e nelle formule, sia nella mentalità di fare imprenditoria, come testimonia il numero delle forme giuridiche societarie, e in particolare delle società di capitale, quasi raddoppiato nel corso degli ultimi 10 anni (dal 5,9% nel 2000 al 10,1% nel 2010).

CONTI PUBBLICI – Intanto nel terzo trimestre del 2010 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 3,2%, in diminuzione rispetto al 3,9% del corrispondente periodo del 2009. Lo comunica l’Istat diffondendo i dati grezzi sull’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche. Nel terzo trimestre 2010, il saldo primario, l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato positivo e pari a 3.702 milioni di euro (era pari a più 964 milioni di euro nel corrispondente trimestre del 2009), con un’incidenza positiva sul Pil dell’1%, era più 0,3% nel corrispondente trimestre del 2009. Lo comunica l’Istat, aggiungendo che nei primi nove mesi del 2010 il saldo primario rispetto al Pil risulta negativo e pari allo 0,6%, era pari al meno 0,9% nello stesso periodo del 2009.

Redazione online

Confcommercio, consumi a livelli del ’99 La ripresa arriverà nel 2012 (+1,6%)ultima modifica: 2011-01-10T10:30:45+01:00da
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