La sommossa per il caro-prezzi dei generi di prima necessità è arrivata alle porte della capitale tunisina. Le truppe dell’esercito sono dispiegate nel centro di Tunisi: presidiati ministeri e televisioni. Guerra di cifre sulle vittime: per il governo sono 21, per l’opposizione più di 50. La Clinton: “Basta violenza, auspiachiamo una soluzione pacifica”
Tunisi – La battaglia del pane è arrivata anche nella capitale tunisina. Da ieri si registrano i primi scontri nei sobborghi della città. Unità dell’esercito tunisino sono state dispiegate questa mattina nel centro e nella parte occidentale di Tunisi. Lo ha reso noto la tv satellitare ’al-Arabiyà. Giornalisti tunisini riferiscono che mezzi militari e soldati sono stati dispiegati nei luoghi sensibili della città come la sede della radio tv di stato e dell’ambasciata francese.
Guerra di cifre sulle vittime Le cronache delle sommosse sono discordanti. Secondo il governo nelle ultime 72 ore ci sarebbero state 21 vittime, ma la stampa e l’opposizione parlano di una carneficina. A Ettadhamoun i dimostranti hanno appiccato le fiamme anche a un posto di polizia, oltre che ad alcuni esercizi commerciali. La polizia ha cercato di disperdere la folla sparando lacrimogeni. In serata sono arrivate anche le truppe dell’esercito nel tentativo di sedare la rivolta.
Il governo scarica la colpa su islamici ed estremisti Il governo cerca di sgonfiare un caso che sta facendo discutere tutta la comunità internazionale. “Questi gruppi sono manipolati da estremisti islamici e della sinistra”, ha affermato il ministro della comunicazione tunisino, Samir Laabidi, sottolineando che “la polizia non ha mai sparato sui manifestanti, e i morti dovuti ad atti di vandalismo contro edifici pubblici, posti di polizia, banche e scuole da parte di bande con il volto coperto”. Il ministro, parlando a giornalisti, ha annunciato che il governo presenterà prove sui finanziamenti ricevuti da tali gruppi e mostrerà le registrazioni video di giovani che attaccano bancomat di istituti di credito. Alcuni giovani sono stati anche istruiti, ha detto ancora il ministro, in materia di costruzione di bombe artigianali. La sicurezza dei cittadini e la stabilità sociale in ogni caso, ha proseguito, sono una linea rossa che non sarà mai oltrepassata. “Non cadremo mai nella trappola”, ha sottolineato. Il ministro ha inoltre annunciato la creazione di un numero verde per facilitare il lavoro della stampa: “Incoraggeremo i mezzi di informazione – ha detto – ad affrontare tutti gli argomenti senza interdizioni”.
La Clinton: “Siamo preoccupati” Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha auspicato una soluzione pacifica. “Siamo preoccupati per i problemi e l’instabilità” in Tunisia, ha detto la Clinton in una intervista ad Al Arabiya, dicendosi egualmente preoccupata per “la reazione del governo, che sfortunatamente ha provocato la morte di alcuni giovani dimostranti”. “Speriamo ci sia una soluzione pacifica, e che il governo tunisino riesca a trovarla”, ha aggiunto il segretario di Stato nel corso della sua visita a Dubai. La Clinton ha poi espresso il proprio rammarico per la convocazione dell’ambasciatore Usa a Tunisi da parte delle autorità del Paese, che hanno espresso la propria “sorpresa” per le posizioni critiche assunte da Washington.
Redazione online