«Si sentiva in colpa soprattutto per aver consentito che la figlia venisse ricoverata». Il padre della modella anoressica scomparsa a novembre: «Mia moglie consumata dai sensi di colpa»
La modella Isabelle Caro e il suo libro «La ragazza che non voleva crescere» (Tam Tam) |
La madre di Isabelle Caro, la modella anoressica morta lo scorso novembre, si è tolta la vita, consumata dai «sensi di colpa». «Mia moglie si è uccisa la settimana scorsa – ha rivelato al quotidiano svizzero 20 Minuten il marito, Christian – non riusciva a farsi una ragione della morte di Isabelle. Si addossava delle colpe terribili, in particolare perché aveva consentito che la figlia venisse ricoverata. Insieme avevamo progettato una cappella per nostra figlia, adesso diventerà la tomba per mia moglie e mia figlia».
«NEGLIGENZA» – La modella è morta il 17 novembre scorso, a 28 anni, nell’ospedale Bichat, dove era stata ricoverata per una grave disidratazione. «Marie si sentiva in colpa per averla fatta ricoverare», ha detto Christian Caro. Subito dopo la morte di Isabelle, l’uomo aveva diffuso un comunicato per accusare di «negligenza» il personale medico dell’ospedale. «In ospedale ci avevano detto che le avrebbero fatto della analisi, ma che c’era bisogno di sedarla – ha precisato a 20 Minuten – chiunque nelle condizioni di Isabelle non avrebbe dovuto essere sedato, ogni medico dovrebbe saperlo». L’uomo ha quindi sporto denuncia per omicidio doloso presso la procura di Parigi. Parlando con Paris Match, Christian Caro ha quindi puntato il dito contro la stampa, responsabile a suo dire di aver alimentato i sensi di colpa della moglie, «soprattutto un’intervista di Toscani che è riuscita a vedere, anche se avevo provato a filtrare le notizie». Isabelle Caro si era spogliata nel 2007 davanti all’obbiettivo di Oliviero Toscani per mostrare il suo corpo scheletrico, diventando testimonial della lotta contro l’anoressia, malattia di cui soffriva da quando aveva 13 anni.
«LA RAGAZZA CHE NON VOLEVA CRESCERE» – Nel 2008, Isabelle Caro aveva dato alle stampe la sua autobiografia, intitolata «La ragazza che non voleva crescere», dove racconta i suoi problemi in famiglia, con un padre assente e una madre iper-protettiva che la costringeva a rimanere chiusa nella sua stanza, coprendola di giocattoli ed attenzioni, quasi per paura che diventasse grande. (Fonte Apcom)