Decine di cadaveri vicino a un carcere, le autorità chiudono Al Jazeera. Frattini: «Fermare le violenze». L’ambasciata Usa invita gli americani a lasciare il Paese. Giù le Borse del Golfo
IL CAIRO (EGITTO) – Più di cento morti in cinque giorni (150 secondo Al Jazeera, 33 solo sabato secondo fonti mediche), un regime incalzato dalle proteste dei cittadini, la polizia che spara sulla folla. In Egitto non c’è traccia di una tregua, nonostante le nomine decise dal presidente Hosni Mubarak, che ha affidato la vicepresidenza al capo dei servizi segreti Omar Suleiman, ruolo mai ricoperto dalla sua ascesa al potere trent’anni fa. Le nomine sono state respinte dai Fratelli Musulmani, la principale forza di opposizione. La tensione cresce: l’ambasciata americana al Cairo ha invitato i cittadini statunitensi a lasciare l’Egitto prima possibile. I voli per l’evacuazione cominceranno lunedì. Anche la Turchia sta mandando in Egitto due aerei di linea per evacuare i propri cittadini e Seul ha invitato i sudcoreani ad abbandonare il Paese. Nella Striscia di Gaza Hamas ha chiuso la frontiera a Rafah.
CACCIA A BASSA QUOTA – La capitale è presidiata dall’esercito. Caccia militari stanno sorvolando il Cairo a bassa quota, passando sulla grande piazza Tahrir, che si sta riempiendo di gente. I manifestanti sarebbero 150mila. Gli slogan: «Il popolo vuole la caduta del regime», «Mubarak vattene». Ai dimostranti si sono uniti imam e teologi dell’università islamica di al-Azhar, molti giudici, avvocati e giornalisti. Un gruppo di redattori del quotidiano filogovernativo Al Ahram si è ribellato alla linea del giornale chiedendo l’uscita di scena di Mubarak. Le forze di opposizione, e in particolare i Fratelli Musulmani, chiedono di affidare a Mohammed ElBaradei il mandato di avviare «negoziati con il regime»; il gruppo politico ha dato sostegno all’ex direttore dell’Agenzia Onu per l’energia atomica fin da quando si è proposto come candidato per la corsa alla presidenza contro Mubarak. Il leader riformista ha chiesto al presidente di lasciare il potere e il Paese per poter indire elezioni e stilare una nuova Costituzione. I militari, che hanno circondato tutta l’area centrale con mezzi blindati, non sono ancora intervenuti. Carri armati sono schierati in modo massiccio in ogni via che conduce alla piazza Tahrir, mentre nelle altre strade principali del centro cittadino, sin dalle prime ore dell’alba, la polizia militare ha eretto posti di blocco e ispeziona tutte le auto. Il coprifuoco imposto venerdì è stato prolungato ancora, dalle 16 di domenica alle 8 di lunedì.
RIVOLTE NELLE CARCERI – È caos nelle carceri: fonti della sicurezza hanno diffuso la notizia che decine di cadaveri giacciono in strada vicino alla prigione di Abu Zaabal, a est del Cairo, dopo che è scoppiata una rivolta nella notte. Altri 14 cadaveri sono stati trovati in una moschea vicina, due potrebbero essere di poliziotti. «Tutti i detenuti della prigione di Abu Zaabal sono evasi dopo la rivolta» hanno detto gli abitanti del quartiere, che hanno sentito molti spari. Sabato otto detenuti erano stati uccisi e 123 feriti in scontri con la polizia durante una tentata fuga dallo stesso carcere. Nella notte migliaia di detenuti sono evasi da un’altra prigione, quella di Wadi Natrun a nord del Cairo: tra loro anche 34 militanti e dirigenti dei Fratelli Musulmani. Ad assaltare la prigione sono stati i parenti dei detenuti. Non ci sarebbero stati feriti: secondo il legale del partito il carcere è stato abbandonato dalle guardie. Sabato altri detenuti erano scappati del carcere di Khalifa.
CHIUSA AL JAZEERA – Il governo tenta di mettere il bavaglio all’informazione: «Le autorità egiziane hanno deciso la chiusura dell’ufficio di corrispondenza di Al Jazeera al Cairo e ritirano gli accrediti ai suoi corrispondenti» ha annunciato la stessa tv satellitare. L’ordine è partito dal ministro dell’Informazione uscente, Anas El Fekki. Questi, scrive l’agenzia ufficiale egiziana Mena, «ha deciso che il servizio di informazione dello Stato deve fermare e annullare le attività della catena Al Jazeera nella repubblica araba d’Egitto, annullare tutte le autorizzazioni e ritirare tutti gli accrediti dei suoi dipendenti». L’emittente araba è stata fino ad oggi una delle principali fonti di notizie dal Paese: aveva telecamere puntate su piazza Tahrir e sul vicino ponte 6 Ottobre, ma ora non può più trasmettere in diretta dalla capitale.
GIALLO MUBARAK – Intanto resta un mistero la sorte di Mubarak e della sua famiglia, moglie e due figli: secondo Al Jazeera questi ultimi si sarebbero rifugiati a Londra, ma lo notizia è stata smentita dalla tv di Stato. La stessa emittente ha diffuso le immagini del presidente 82enne mentre incontra i vertici militari al Cairo, nel centro operativo dell’esercito, alla presenza di Suleiman e del ministro della Difesa «per seguire le operazioni di controllo della sicurezza». Secondo altre voci, Mubarak si sarebbe rifugiato nella sua villa di Sharm el-Sheikh, ma intorno all’edificio – che in passato ha ospitato molti vertici con capi di Stato – si vedono poche forze di sicurezza. Una notizia che potrebbe essere confermata: le forze armate sono infatti entrate nella rinomata località turistica.
FRATTINI – Al lavoro la diplomazia internazionale. Dopo gli appelli del presidente americano Obama e di molti leader europei, ha parlato anche il segretario di Stato Usa Hillary Clinton esortando le autorità egiziane ad avviare un dialogo con i dimostranti che porti il Paese sulla strada delle riforme economiche e politiche. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, premono perché ci sia una «transizione ordinata» di poteri che eviti il caos e l’anarchia. Non è mancata una critica al presidente: «Hosni Mubarak non ha fatto abbastanza, il processo è appena iniziato». Il ministro degli Esteri Franco Frattini invita le parti in conflitto alla moderazione: «La priorità è fermare le violenze ed evitare ulteriori vittime civili. Bisogna fermare anche le azioni che producono danni materiali, in particolare quelle dirette contro i beni culturali del Paese che sono patrimonio culturale di tutta la società egiziana e dell’umanità». Sabato è stato infatti preso d’assalto e danneggiato il museo delle Antichità del Cairo e domenica un gruppo di saccheggiatori ha preso d’assalto il museo archeologico di Al Qantara, vicino a Suez, il principale della penisola del Sinai: molti dei 3mila pezzi che ospitava sono stati trafugati o danneggiati, senza che la polizia intervenisse. «Il mio appello – aggiunge il ministro Frattini – va al presidente Mubarak e alle istituzioni egiziane affinché si evitino violenze contro civili disarmati e ai manifestanti affinché dimostrino pacificamente». Al presidente egiziano il governo italiano rivolge un auspicio: «Insieme al nuovo governo realizzi con la massima rapidità ed efficacia le riforme promesse in campo politico, economico e sociale – dice Frattini -. È fondamentale che vengano rispettati le libertà di espressione e comunicazione, il diritto a manifestare pacificamente».
CAOS AEROPORTI – La Farnesina ha fatto sapere che alcuni connazionali hanno subito attacchi o saccheggi e ha ribadito il consiglio a tutti i residenti di rimanere in casa e ai turisti di rimanere negli alberghi e agire con la massima prudenza. Alcuni gruppi di turisti italiani stanno tentando di lasciare Sharm el-Sheikh ma hanno difficoltà a partire, secondo alcuni testimoni presenti nell’aeroporto della città sul mar Rosso; gli aerei della compagnia EgyptAir sono bloccati a causa della mancanza di connessioni al Cairo con voli internazionali. Nel Paese c’è una situazione di caos per gli stranieri che cercano di tornare a casa. Soprattutto a causa del coprifuoco, tra le 1.500 e le duemila persone sono rimaste bloccate in aeroporto, dirette verso Arabia Saudita, Emirati Arabi, Giordania e Libano. Si tratta di turisti ed egiziani, compresi operatori economici per i quali le compagnie di bandiera dei rispettivi Paesi stanno tentando di approntare voli supplementari. Ma le difficoltà maggiori sono quelle di reperire velivoli ed equipaggi che devono essere dirottati da altre tratte per far fronte all’emergenza. Pressoché impossibile accertare le nazionalità precise di quanti sono bloccati nello scalo del Cairo International Airport, anche a causa del ridotto funzionamento delle linee telefoniche mobili. La situazione ha indotto il personale di alcune compagnie aeree di bandiera a consorziarsi in una sorta di unità di crisi. Tra le società occidentali British Airways e Alitalia hanno modificato gli orari di partenza dei propri voli per non farli arrivare durante il coprifuoco. Lufthansa, Air Berlin e Lot (polacca) hanno invece cancellato i propri voli. In serata, dicono fonti aeroportuali, erano state anche esaurite le scorte di bevande, caffè, latte, dolci e panini nei bar dell’aeroporto, presi d’assalto dai passeggeri che non possono partire e da chi è arrivato ma non può abbandonare lo scalo.
BORSE GOLFO – I disordini e le violenze in Egitto hanno fatto precipitare le Borse dei Paesi del Golfo. La Borsa saudita ha chiuso sabato con una perdita del 6,43%, mentre nel secondo mercato della regione, il Kuwait, il ribasso è stato del 2,14%. La Borsa del Qatar ha aperto domenica con un -5%, mentre peggio ha fatto il Dubai, dove l’indice Dfm ha perso il 6,27%; infine, la Borsa di Abu Dhabi ha fatto segnare -3,74% nei primi scambi. La Borsa egiziana è rimasta chiusa, su ordine delle Autorità di vigilanza: dopo perdite costanti e la sospensione delle contrattazioni, giovedì, l’indice principale ha perso l’11%.
ALGERIA – La situazione resta incandescente anche in Algeria, dove un 26enne si è dato fuoco venerdì sera a Bordj Bou Arreridj, morendo per le ustioni. A Staoueli, alle porte di Algeri, un uomo di 40 anni si è cosparso di benzina davanti alla sede della banca BLD in cui lavorava. L’uomo, ha detto la Lega algerina per i diritti umani (LADDH), «ha cosparso di benzina anche sua figlia, portatrice di handicap, ma è stato bloccato in tempo dai colleghi che attualmente sono in sciopero in segno di solidarietà». Lakhdari lavora da qualche anno come agente di sicurezza nella banca ma ha un contratto temporaneo e «con il suo gesto ha voluto protestare contro le sue difficili condizioni di vita», precisa la stessa fonte. Un altro ragazzo di 21 anni ha tentato sabato di suicidarsi dandosi fuoco a Mostaganem e ora è ricoverato in gravi condizioni. Il giovane deceduto era disoccupato e di famiglia disagiata. «Non ne posso più, non ne posso più», ha gridato con il corpo in fiamme. Prima di morire ha chiesto perdono alla madre. A Mostaganem, il giovane ferito, figlio di un ricco imprenditore, avrebbe deciso di compiere questo gesto estremo non per motivi legati alla sua condizione, ma per amore. Almeno quindici persone si sono date fuoco in Algeria di recente: tre sono morte.
TUNISIA – L’altro fronte “caldo” è quello tunisino. Rached Ghannouchi, leader islamista in esilio da 22 anni, ha lasciato Londra per tornare in patria, secondo quanto riferito dalla figlia. Un responsabile della compagnia aerea British Airways ha confermato che è atterrato a Tunisi. Ghannouchi era stato condannato a morte dal regime del deposto presidente Ben Ali, a sua volta costretto a fuggire con la famiglia in Arabia Saudita dopo la “rivoluzione dei gelsomini”. Il leader islamista ha annunciato che non intendere correre per la carica presidenziale ma che vuole trasformare il proprio movimento in un partito che competerà nelle prossime elezioni.
Redazione online