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Egitto, un milione di persone in piazza L’Iran: «Ora un Medio Oriente islamico»

Chiuso l’ultimo provider Internet, Google lancia i tweet anti bavaglio. Rientrano gli italiani. Sciopero generale e grande mobilitazione al Cairo per dare la spallata definitiva al presidente Mubarak

IL CAIRO (EGITTO) – L’obiettivo degli organizzatori, il movimento 6 Aprile, era portare in piazza un milione di persone per dire dare la spallata finale al presidente Hosni Mubarak. I numeri non si conoscono ancora, ma sono decine di migliaia – sicuramente più mezzo milione, secondo l’emittente araba Al Jazeera –, i manifestanti che si sono radunati in piazza Tahrir al Cairo, per chiedere un cambio al vertice dello Stato. Un secondo corteo è stato organizzato ad Alessandria. La tv di Stato egiziana ha invitato i cittadini a rimanere in casa ed evitare di unirsi alle manifestazioni paventando possibili episodi di violenza. Al tempo stesso, militanti e dirigenti del Partito nazionale democratico di Mubarak starebbero preparando una contro-manifestazione ad Ismailiya in suo favore. Una cinquantina di associazioni non governative hanno esortato Mubarak a farsi da parte, per evitare altri bagni di sangue qualora le proteste degenerassero. L’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha annunciato che si stimano in 300 le persone morte nelle proteste degli ultimi giorni a cui si aggiungerebbero più di 3mila feriti e centinaia di arrestati. Intanto, è atteso oggi il rientro al Cairo, alle 15, di Ahmed Zewail, uno dei candidati più forti alla presidenza nel dopo-Mubarak. Anche Zewail, così come ElBaradei, è stato insignito di un premio Nobel: è accaduto nel 1999 per le sue ricerche sui laser applicati alla chimica.

IL RIMPASTO DI GOVERNO – Accerchiato dall’opposizione e criticato, se non scaricato, dalla comunità internazionale, il presidente egiziano si è affidato ai generali, in procinto di abbandonarlo al suo destino, e ha giocato le ultime carte a sua disposizione: un rimpasto di governo e l’apertura al dialogo. Dal nuovo esecutivo sono spariti l’odiato ministro dell’Interno e i magnati in affari con il regime. Ma per il resto, poche altre novità: il cambiamento più significativo è stato l’allontanamento di Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani. La sua sostituzione era richiesta a gran voce dai manifestanti: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie, che ha salutato Mubarak con un saluto militare.

APPELLO NEL VUOTO – Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto dai Fratelli Musulmani: «Troppo tardi». Da ultimo ha incaricato il neo vicepresidente Omar Suleiman di aprire «immediate trattative con tutte le forze di opposizione per avviare un dialogo sulle riforme costituzionali e legislative». Il vicepresidente ha aggiunto che il governo intende affrontare «prima possibile le priorità come la lotta alla disoccupazione, alla povertà e alla corruzione e raggiungere l’equilibrio tra i salari e i prezzi». I generali vedono ormai il rais come un ostacolo e cercano di mantenere l’immagine di affidabilità e credibilità conquistata nel corso degli anni. Ieri un generale era andato in tv a leggere una dichiarazione scritta con cui ha affermato che l’esercito non sparerà mai sui dimostranti e diversi militari sono scesi in piazza.

In piazza in questi giorni anche i sostenitori di Mubarak (Ap)

«UN MEDIO-ORIENTE ISLAMICO» – Dall’Iran arriva intanto l’auspicio di una svolta islamica nella crisi israeliana. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, il rovesciamento dei regimi attualmente al potere in diversi Paesi arabi, tra cui l’Egitto, porterebbe a un miglioramento dei loro rapporti con l’Iran e alla creazione di «un Medio Oriente islamico e potente capace di opporsi a Israele». «I grandi movimenti di popolo ai quali assistiamo in questi giorni in Medio Oriente e nel Nord Africa – ha affermato Mehman-Parast – mirano a mettere fine alla dipendenza dalle grandi potenze. Si tratta di un risveglio islamico e come andrà a finire dipenderà dalla situazione nella regione e dai popoli». Una posizione, quella di Teheran, che non è condivisa da Ankara: secondo il premier turco Tayyp Erdogan il presidente egiziano Hosni Mubarak «dovrebbe ascoltare le domande» che provengono dal popolo. L’Iran ha rotto le relazioni diplomatiche con il Cairo oltre 30 anni fa, dopo la rivoluzione islamica iraniana, per protesta contro i trattati di pace di Camp David firmati dal presidente egiziano Anwar Sadat con Israele. Ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva detto di temere che in Egitto possa emergere un regime islamico radicale come in Iran. E proprio Israele, nel frattempo, ha rafforzato la sicurezza al confine con l’Egitto nel timore di infiltrazioni terroristiche a causa dei disordini e si prepara alla possibilità di una massiccia ondata di profughi beduini in arrivo dal Sinai.

GOOGLE ANTI-BAVAGLIO – Il governo sta comunque tentando di ostacolare la protesta. I collegamenti internet restano bloccati in tutto il Paese, l’ultimo fornitore d’accesso ancora in funzione, il gruppo Noor, è stato bloccato ieri. Il colosso americano Google ha annunciato di aver messo a punto con Twitter un sistema che consente di inviare twit senza necessità di collegarsi al web. Nella giornata di oggi, in concomitanza con le manifestazioni di piazza, dovrebbero anche essere sospesi i collegamenti telefonici, se gli operatori daranno corso, come è probabile, alla richiesta arrivata dal governo. Stop anche ai treni, nel tentativo del governo di limitare l’afflusso di manifestanti al Cairo.

ITALIANI RIMPATRIATI – Nel frattempo è rientrato in Italia il C130 dell’aeronautica militare che ha rimpatriato le prime settanta persone che si trovavano in Egitto. Il volo, organizzato dal ministero degli Esteri, è atterrato all’aeroporto militare di Pratica di Mare poco dopo le sei del mattino. L’ultima a uscire dal velivolo è stata una bambina di circa 5 anni, in braccio alla madre. Tutte le persone sono state assistite da personale della Farnesina che hanno distribuito caffè, tè e cibo nell’attesa del disbrigo delle pratiche doganali. Hanno poi lasciato l’aeroporto a bordo di due pullman civili, dopo aver detto a militari e personale di non dimenticare gli altri italiani ancora al Cairo. L’ambasciatore italiano nella capitale egiziana, Claudio Pacifico, nel frattempo torna a sconsigliare «tassativamente» ai connazionali di recarsi in Egitto: «C’è obbligo di saggezza» ha detto parlando a Radio Anch’io, perchè anche nelle zone che in questo momento appaiono più tranquille, grazie all’intervento dell’esercito, «la situazione potrebbe cambiare» nel giro di poche ore.

Redazione Online

Egitto, un milione di persone in piazza L’Iran: «Ora un Medio Oriente islamico»ultima modifica: 2011-02-01T12:48:26+01:00da
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