Informati Subito

Egitto, ancora morti. È quasi guerra civile Sassaiole e molotov contro il museo egizio

Piazza Tahrir teatro di nuove tensioni. ElBaradei: «I facinorosi sono agenti del governo». Scontri tra i manifestanti anti-governativi e i sostenitori del presidente Mubarak. Almeno un morto e 1.500 feriti

L’Egitto brucia e si divide dopo l’ennesima giornata di mobilitazioni. A otto giorni dall’inizio delle proteste, nella giornata di mercoledì non sono scesi in piazza solo i gruppi e i cittadini vicini all’opposizione, ma anche i sostenitori del presidente Mubarak. Tra le due fazioni c’è stato uno scontro duro in piazza Tahrir e nei suoi dintorni, con sassaiole e lanci di bombe molotov. E secondo il ministro della Sanità egiziano il bilancio degli scontri parla di almeno tre morti e più di 1500 feriti. Martedì la «marcia del milione» si era svolta senza incidenti, ma il movimento di protesta, iniziato il 25 gennaio e costato la vita ad almeno 300 persone secondo un bilancio non confermato, non si ferma.

SCONTRI TRA FAZIONI – Il Paese, in bilico tra rivolta e rivoluzione, versa dunque altro sangue mentre nel Museo egizio sono esplose diverse molotov che hanno fatto divampare un incendio. Il giorno dopo il «milione in piazza», i manifestanti antiregime non hanno dunque mollato la presa: hanno ascoltato l’appello dell’esercito che li invitava a tornare a casa, ma poi hanno deciso di rimanere in piazza Tahrir indifferenti anche all’annuncio di Hosni Mubarak di non volersi ricandidare alle presidenziali di settembre. Poi però, quando un gruppo di manifestanti pro-Mubarak è entrato nel grande spiazzo, sul lato del museo egizio, la situazione è degenerata, con scontri violentissimi tra i manifestanti delle opposte fazioni. I sostenitori del presidente erano armati di spranghe e coltelli e, secondo alcune voci degli oppositori al regime, anche di armi automatiche. Un gruppo è arrivato a cavallo, in borghese, e altri su cammelli: hanno caricato i manifestanti nella zona nordorientale della piazza. In fiamme, quasi sicuramente a causa del lancio di bottiglie incendiarie, la sede dell’ex ministero degli Esteri egiziano, un edificio di epoca coloniale considerato patrimonio artistico del Cairo.

ELBARADEI INVOCA L’ESERCITO – Mohammed ElBaradei, premio Nobel per la pace nel 2005 e oggi uno dei leader dell’opposizione egiziana, ha invocato l’intervento dell’esercito: «Chiedo ai militari di intervenire per proteggere le vite egiziane». L’ex capo dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, ha anche detto di avere le prove che quelli che hanno attaccato i manifestanti anti-governativi erano poliziotti. Molti osservatori stranieri, tra cui diversi giornalisti, hanno criticato l’immobilismo dei militari, che hanno consentito l’accesso alla piazza anche a persone armate e che non sono intervenuti con decisione per proteggere quanti manifestavano pacificamente.

STOP AL PARLAMENTO – Intanto, sul fronte politico, va registrata la sospensione dell’attività della Camera e del Senato, in attesa che il tribunale del Cairo si pronunci in via definitiva sui ricorsi presentati da alcuni candidati non eletti nelle ultime consultazioni politiche. Un provvedimento di questo tipo era stato già preannunciato martedì nel discorso di Mubarak ed è volto a rispondere alle richieste dei partiti di opposizione che non hanno rappresentanti in Parlamento. Il governo in carica, dal canto suo, ha fatto sapere che l’Egitto rifiuta gli appelli a una transizione immediata del potere venuti da più parti. I Fratelli Musulmani, principale gruppo dell’opposizione, hanno invece fatto sapere che non ci potrà essere «nessun dialogo con il vice presidente Omar Suleiman senza le dimissioni del presidente Hosni Mubarak». E quanto agli scontri di piazza, il dirigente del partito Mohammed al-Baltanji ha parlato di «bande armate inviate dal governo per attaccare i nostri militanti con azioni preordinate».

RIDOTTO IL COPRIFUOCO – Intanto, nonostante le tensioni, è stato ridotto da 17 a 14 ore il coprifuoco al Cairo, ad Alessandria e a Suez. D’ora in poi scatterà alle 17 locali (le 16 in Italia), e rimarrà in vigore fino alle 7 del mattino seguente. Inoltre è stata parzialmente ristabilita la connessione a Internet, almeno al Cairo e ad Alessandria: i quattro provider del Paese sono ritornati operativi. I servizi on-line erano completamente interrotti da cinque giorni, dopo la mobilitazione popolare che aveva condotto per la prima volta all’occupazione di piazza Tahrir.

TIMORI INTERNAZIONALI –La Casa Bianca, nel frattempo, è tornata a condannare le violenze nelle manifestazioni al Cairo e ha espresso, tramite il portavoce Robert Gibbs, profonda preoccupazione per gli attacchi agli organi di informazione. Hillary Clinton in serata ha invece contattato il vicepresidente egiziano, Omar Sulemain, confermandogli che, secondo gli Usa, «la transizione deve iniziare subito». Grande preoccupazione è stata espressa anche dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha avvertito che le conseguenze della rivolta in corso in Egitto potrebbero destabilizzare l’intera regione mediorientale «per molti anni».

DISPERSO MANAGER GOOGLE – A margine di questa giornata drammatica si registra anche un appello di Google per uno dei suoi manager, Wael Ghonim, disperso al Cairo. Gli uffici della società Usa sono stati chiusi temporaneamente per sicurezza e non si sa dove si trovi Ghonim, che l’ultima volta è stato visto nella capitale. Google ha dato un numero di telefono del Regno Unito per dare eventuali informazioni su Ghonim (+44-20-7031-3008). Oppure è possibile mandare un email all’indirizzo infoaboutwael@google.com.

Redazione Online

Egitto, ancora morti. È quasi guerra civile Sassaiole e molotov contro il museo egizioultima modifica: 2011-02-03T00:07:06+01:00da
Reposta per primo quest’articolo