In fuga dalla tunisia. il racconto: «violenze, rapimenti, Il paese è allo sbando». Il ministro: «Bruxelles non fa nulla, chiederò a Tunisi il via libera all’intervento dei nostri militari»
«Siamo soli, l’Europa non sta facendo nulla»: è la posizione del ministro dell’interno Roberto Maroni, intervistato dal Tg5, in merito all’emergenza migranti a Lampedusa. «L’Europa non sta facendo nulla. Sono molto preoccupato – ha precisato il ministro -. Ho chiesto l’intervento urgente dell’Ue perché il Maghreb sta esplodendo. C’è un terremoto istituzionale e politico che rischia di avere un impatto devastante su tutta l’Europa attraverso l’Italia. Noi siamo come al solito lasciati soli. Stiamo gestendo l’emergenza umanitaria con la protezione civile. E’ indispensabile l’intervento dell’Europa». Maroni annuncia di aver chiesto un intervento urgente con l’Europa: «Hanno risposto che queste richieste vanno fatte 15 giorni prima: sono allibito di questo approccio burocratico».
INTERVENTO DEI MILITARI ITALIANI – «Chiederò al ministro degli Esteri tunisino l’autorizzazione per i nostri contingenti a intervenire in Tunisia per bloccare i flussi: il sistema tunisino è al collasso», ha aggiunto Maroni. «Quanto alle decisioni di alcune procure, che stanno applicando una direttiva Ue che rende di fatto inefficaci i fermi dei clandestini da parte delle forze dell’ordine – osserva il titolare del Viminale – ne penso tutto il male possibile. Per questo sto preparando un provvedimento urgente per dare interpretazione corretta a questa direttiva che – sottolinea Maroni – non è quella che stanno dando alcune procure».
L’ISOLA AL COLLASSO – Intanto, riferendo che la situazione a Lampedusa è «insostenibile», il sindaco Bernardino De Rubeis ha chiesto a Maroni l’immediata riapertura del Centro di identificazione ed espulsione per fronteggiare l’emergenza, «perché siamo in presenza di un’intera nazione, la Tunisia, che sta fuggendo verso Lampedusa». Sull’isola sono ora presenti 2.700 migranti; circa cinquemila gli sbarchi negli ultimi giorni. Un’ipotesi, quella della riapertura del Cie, che viene confermata dal neo commissario straordinario per l’emergenza immigrati (e prefetto di Palermo) Giuseppe Caruso: «Insieme ai prefetti siciliani e alle forze dell’ordine abbiamo convenuto che il Centro di Lampedusa va riaperto oggi stesso, il ministro Maroni ha dato la sua disponibilità e noi abbiamo deciso che la riapertura del Centro può servire».
PONTE AEREO – Bisogna anche riavviare quanto prima il ponte aereo per il trasferimento dei clandestini, spiega il sindaco, ed è necessario trasportare altrove i migranti perché «nell’agosto 2008 il Centro di accoglienza collassò quando nell’isola c’erano soltanto 2mila clandestini». Il sindaco ha infine chiesto a Maroni l’invio di un contingente di almeno 100 carabinieri per eventuali problemi di ordine pubblico. I 2.700 clandestini sono in parte (1.300) ospitati in varie strutture e gli altri 1.400 «sotto il sole, al campo sportivo».
MILLE SBARCHI IN POCHE ORE – Da mezzanotte alle 9 del mattino di domenica 977 persone sono sbarcate sull’isola a bordo di diverse «carrette del mare», come ha riferito il comandante della locale Capitaneria di porto Antonio Morana. Il mare calmo e il sole favoriscono la traversata dalle coste africane. Sulla banchina del molo Favaloro, sono centinaia gli immigrati che stazionano in attesa di essere comportati in diverse strutture di accoglienza per poi, come avvenuto in questi giorni, essere trasferiti altrove via aereo o nave. Sabato sera una delle imbarcazioni è affondata subito dopo le operazioni di trasbordo dei cento immigrati che trasportava su una motovedetta della guardia costiera.
TRE VOLI – Almeno tre i voli in programma domenica. Finora, però, nessun aereo è partito e il traghetto per Porto Empedocle è stato fermo in porto a causa della protesta dei pescatori contro il caro-gasolio (sospesa poi intorno a mezzogiorno). I pescherecci sono tutti rientrati, lasciando libera l’imboccatura del porto, suonando le sirene e continuando a gridare le ragioni della loro protesta. La protesta, sottolineano i pescatori, «non è rientrata ma solo sospesa. Se per giovedì non verranno presi dei provvedimenti allora bloccheremo davvero il porto definitivo e anche l’aeroporto». Nei giorni scorsi il ponte aereo e marittimo aveva avuto ritmi serrati, ma i centri di identificazione ed espulsione italiani dove sono stati condotti i tunisini si sono presto riempiti. A Lampedusa il problema resta quello di trovare un luogo dove alloggiare i tantissimi migranti sistemati nel campo sportivo e negli uffici dell’Area marina protetta. Il tempo è buono, fa caldo, ma la notte fa freddo e il rischio è che molti debbano dormire all’addiaccio.
LO STATO D’EMERGENZA – Sabato il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria e il ministro Maroni ha nominato il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso commissario straordinario per l’emergenza immigrati a Lampedusa. Tra i nodi da risolvere c’è quello della sistemazione delle migliaia di profughi sbarcati nei giorni scorsi. I posti nei Cie di Bari, Crotone e Caltanissetta sono quasi esauriti e l’ondata migratoria non pare destinata ad arrestarsi. Tra le soluzioni adottate per far fronte all’emergenza, l’istallazione di una tendopoli in provincia di Siracusa, realizzata dalla Croce Rossa Italiana. Finora il governo ha insistito sulla chiusura del Centro di permanenza temporanea, ma la decisione potrebbe cambiare a breve.
ANCHE TRE DONNE – Tra gli immigrati sbarcati nelle ultime ore, tutti provenienti dalla Tunisia, anche tre donne. «Per noi è diventato impossibile vivere là: ci sono violenze, rapimenti e non si capisce più chi comanda. Il Paese è allo sbando», ha detto una di loro, spiegando di essere partita la sera prima. Tutte hanno affermato di voler raggiungere la Francia dove si trovano dei loro parenti. Le tre donne facevano parte degli oltre 100 extracomunitari che sono stati salvati domenica notte da una motovedetta della Guardia Costiera, circa 17 miglia a largo di Lampedusa: si trovavano su un barcone in difficoltà, che imbarcava acqua, e che è affondato subito dopo che gli stranieri erano stati trasbordati sulle unità della Capitaneria di porto.
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