Le dichiarazioni della ragazza in cinque verbali d’interrogatorio. Ai pm: «Berlusconi mi suggerì di dire di essere la nipote di Mubarak per giustificare quel che mi avrebbe dato»
MILANO – «Berlusconi mi consegnò una busta con 50mila euro». È la notte del 14 febbraio del 2010, la ragazza marocchina è «nell’ufficio» di Silvio Berlusconi ad Arcore. A raccontare la storia ai pm di Milano sarebbe Ruby, al secolo Karima El Mahroug, la marocchina che tra il 14 febbraio e il 2 maggio dell’anno scorso, quando era ancora minorenne, avrebbe avuto rapporti sessuali con il premier dietro una ricompensa in denaro o sotto forma di altre utilità. Proprio lei, tra una esagerazione e un’omissione, scrive Repubblica, spiffera ai pm in cosa consiste il suo rapporto con Berlusconi. E le sue parole diventerebbero nero su bianco sulle carte dell’inchiesta, cioè nei cinque verbali di interrogatorio, tra cui i due datati 3 agosto scorso, decisive per il rinvio a giudizio del premier. «Fino a quel momento, Berlusconi sa che ho 24 anni. La volta successiva, mi ricordo era in marzo, l’autista di Emilio Fede viene a prendermi in via Settala, dove abitavo allora. Torno ad Arcore e là, parlando con le altre ragazze invitate, vengo a sapere che chi stava con lui, con Silvio, poteva avere la casa gratis. Alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati», scrive Repubblica.
MINORENNE – Così al momento di ottenere anche lei l’appartamento Ruby rivelerebbe al Cavaliere la verità: «A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti». A quel punto Berlusconi, secondo le indiscrezioni di Repubblica, lancerebbe l’idea: «Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak, così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione». Sarebbero questi i passaggi che «inguaiano» Berlusconi. Le «prove evidenti» che dimostrerebbero che la telefonata in Questura fatta dal Capo del governo, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, sarebbe stata una pressione per far liberare la giovane trattenuta negli uffici per via di un furto e impedirle così di svelare le notti di Arcore.
LE CARTE – In generale la ragazza, pur sostenendo di non aver mai avuto rapporti con il premier, avrebbe raccontato di quanto accadeva nei dopo cena a villa San Martino a base di «bunga-bunga» e di performance hard. E poi ancora ci sono una serie di testimonianze inedite, tra le quali quelle dei genitori di Ruby sentiti dalla pg a Letojanni, il piccolo centro in provincia di Messina da dove «Rubacuori» è fuggita in cerca di una nuova vita «scintillante» a Milano. A tutto ciò si aggiungono l’interrogatorio di Nicole Minetti e alcune intercettazioni mai rese note, nelle quali Emilio Fede e Lele Mora farebbero riferimento all’organizzazione delle feste oppure commenterebbero le serate ad Arcore.
«PROVA EVIDENTE» – A questo punto per i pm le accuse sono fondate, i fatti sono dimostrati e la prova è evidente. Così Silvio Berlusconi, imputato a Milano per concussione e prostituzione minorile, finisce a processo direttamente davanti al Tribunale senza passare attraverso l’udienza preliminare. E, destino ha voluto, che a giudicarlo a partire dal prossimo 6 aprile sarà un collegio composto da sole donne: Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro.
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