Terza serata: la storia italiana attraverso le melodie. Benigni arriva a cavallo, scherza sull’attualità e dà lezione sull’inno. Ripescati Al Bano e Anna Tatangelo, festival finito per Patty Pravo e Anna Oxa
Van e Sfroos (Ansa) |
SANREMO – La serata «patriottica» di Sanremo, quella dedicata ai «150 anni dell’unità d’Italia» ma anche, un po’ alla piccola-grande storia della canzone italiana a rappresentare le varie epoche della vita sociale e quotidiane del Paese. La serata apre nel segno del tricolore e non poteva essere altrimenti. Il messaggio è stato peraltro interpretato bene da un’americano, il coreografo Daniel Ezralow, fondatore dei Momix, con un’enorme bandiera verde-bianca-rossa che si srotola dalla galleria fino al palcoscenico dell’Ariston. Lo stesso Ezralow, per l’occasione, indossa un foulard dei tre colori della bandiera italiana. È la serata in cui i 14 big in gara cantano pezzi celebri della canzone italiana, tra grande storia, tradizione e memorie sanremesi.
Tra gli omaggi, quello di Luca e Paolo a Giorgio Gaber, a dire il vero dal sapore antico con ironiche offese a gay e donne. Infatti «Noi due ci vogliamo bene» diventa «Noi tre ci vogliamo bene» quando sul palco arriva anche Gianni Morandi. Luca sdrammatizza e ironizza sul momento definendolo «gay». L’attesa è per il momento clou della serata, con l’intervento di Benigni sull’inno di Mameli che a metà serata arriva in sella a un cavallo bianco sul palco del Festival, con il tricolore in mano. E nel suo monologo, che comincia con battute e comicità, c’è davvero una lettura esegetica dell’inno italiano. Che vuol far capire, comprendere e amare il significato di parole spesso colpevolmente ignorate.
Anna Oxa (LaPresse) |
TRA AUTOPLAGIO E CITAZIONI – Comincia Davide Van De Sfroos, suo malgrado icona leghista che canta, con partecipazione «Viva l’Italia» di Francesco De Gregori. Dietro le quinte si discute ancora invece dell’ennesimo autoplagio. Dopo quello di Battiato è la volta di Vecchioni che ha ammesso in radio che il suo «Chiamami ancora amore» è molto simile al suo «Piccolo amore» del 1998. «È un autoplagio scandaloso, riuscitissimo però: Anzi somiglia ad almeno altre otto mie canzoni» scherza Vecchioni. L’elenco dei brani scelti dai big per raccontare la loro Italia rappresenta un po’ il senso di una serata in puro stile (come si è detto spesso di Sanremo), nazional-popolare. C’è l’anniversario di una Nazione è c’è la canzone che tutti hanno fischiettato. Patty Pravo va agli anni Quaranta con Mille lire al mese, Nathalie cita invece il Battisti di Il mio canto libero, Roberto Vecchioni parla di guerra con una canzone napoletana, ‘O Surdato ‘Namurato,O Sole Mio, reinterpretato da Anna Oxa. E poi ancora: Giusi Ferreri con Il cielo in una stanza, Luca Madonie e Franco Battiato in La notte dell’addio. mentre il classico napoletano d’ogni tempo,
Per Al Bano il coro del Nabucco (Ansa) |
VERDI E IL RISORGIMENTO – L’uomo ragno Max Pezzali, che riporta con se sul palco di Sanremo anche Arisa, fa un salto indietro di quasi un secolo, quando si canticchiava Mamma mia dammi cento lire, canzone che pare allegra ma in realtà era espressione dell’Italia che viveva il dramma (e l’unica speranza per tanti) dell’emigrazione. Crus ha scelto Parlami d’amore Mariù, mentre la voce di Al Bano va decisamente sul classico. Conn Iannis Plutarchos e Dimitra Theodossiou, reinterpreta il Verdi del coro Va’ Pensiero sull’ali dorate, dal Nabucco, un legame diretto con l’epoca risorgimentale (sia per il brano sia per ciò che rappresentava l’autore), come per Addio mia bella addio, canzone popolare del Risorgimento, ripresa da Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario. Più sanremesi invece Anna Tatangelo con un classico d’ogni tempo, Mamma, e Tricarico con L’Italiano. Sul palco con lui anche l’autore, Totò Cutugno, e un coro di giovani di varia origine etnica ma tutti nati nel nostro Paese, a rappresentare, come dice Morandi «la nuova Italia». Infine una canzone non italiana ma dedicata a due vittime innocenti dell’Italia dell’immigrazione: Here’s To You, scritta da Joan Baez per il film Sacco & Vanzetti, interpretata da Modà e Emma Marrone. Si canta, del resto, anche fuori dall’Ariston, dove il «popolo viola» manifesta intonando Bella Ciao, anche questa canzone davvero rappresentativa della storia d’Italia. In un primo tempo doveva essere tra quelle scelte sul palco, ma il clima politico, alla fine, ha portato ad altre scelte.
L’ESEGESI DI BENIGNI – Non è certo il Benigni delle letture di Dante quello che introduce i temi dell’Unità d’Italia e dell’inno di Mameli. E’ per dieci minuti il Benigni graffiante e irriverente, con battute sull’attualità politica, inserite come interferenze non volute a un monologo che prende l’anniversario come spunto per raccontare l’Italia di oggi. Battute sul Festival, che «c’era prima dell’Unità d’Italia, Bixio scriveva già canzoni per Sanremo», sul Pd citando Mameli «Dov’è la vittoria, Bersani?» sul caso Ruby e «la nipote di Cavour» e anche «la nipote di Metternich». Il tema della nipote minorenne, inevitabilmente, ricorre: «Con ‘sta storia delle minorenni non se ne può più e la cosa è nata proprio a Sanremo, con la Cinquetti che cantava Non ho l’età e si spacciava per la nipote di Claudio Villa». E ancora altri spunti dal passato per ridere del presente: «Silvio Pellico ha scritto Le mie prigioni… prima di trovare un altro Silvio che scriva un libro così, sai quanto tempo deve passare». Ma è soltanto un prologo, perché poi le battute lasciano spazio al racconto storico. E sempre con il sorriso, Benigni lo porge a modo suo, per far arrivare le parole a tutti. Benigni riassume i valori di un Risorgimento pagina storica che il nel mondo fu d’esempio, i suoi eroi famosi e non, i valori di un’identità segnata da battaglie e dal sacrificio di molte vite. «Era un’Italia, dilaniata, stuprata e saccheggiata… Arrivano questi qua, – riferito a tutti i patrioti – con questo fervore, questa idea, queste parole…». E qui comincia la promessa esegesi delle parole dell’inno italiano. Un racconto appassionato, che spiega tutti i riferimenti alla storia antica, ai luoghi, ai personaggi, ai motivi che animavano i patrioti. E chiude con un riferimento alla querelle sul come celebrare la festa: «Se vai a scuola studi il Risorgimento… ma se non ci vai ti chiedi: perché non sono a scuola? E bisogna rispondere: perché oggi è la festa della tua mamma, dell’Italia, ed è una cosa bellissima». Alla fine, quelle parole prima spiegate le canta. La voce sola, senza accompagnamento, nel silenzio del teatro. E lascia il palco con il pubblico in piedi che gli tributa una standing ovation.
LA GARA – In una serata così la gara resta confinata a notte fonda. Quattro veterani tra i big si sfidano per il ripescaggio: Al Bano, Patty Pravo, Anna Oxa e Anna Tatangelo. Tornano in gara Al Bano e Anna Tatangelo. Festival finito invece per Patty Pravo e Anna Oxa. Roberto Amadè e Micaela sono i due giovani che passano il turno e si aggiungono a Serena Abrami e Raphael Gualazzi. Eliminati i Btwins e Marco Menichini.
Redazione online