Sulle intercettazioni, il cavaliere vorrebbe tornare al testo originario. Il premier: avanti tutta. Primo sì del Cdm al piano giustizia di Alfano. L’Anm: non ci lasceremo intimidire
Doppio binario per la riforma della giustizia: il Pdl mira a presentare un ddl costituzionale che contenga da un lato la separazione delle carriere, il doppio Csm, la responsabilità civile dei magistrati e l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento; e dall’altro lato un provvedimento ad hoc sulle intercettazioni. Il premier sarebbe intenzionato a ripresentare il vecchio testo sulle intercettazioni, la cosiddetta Legge Bavaglio, nella forma che aveva prima che i finiani, all’epoca ancora alleati del premier, apportassero le loro modifiche. Un’ipotesi già bocciata da magistrati e giornalisti.
Proteste dei magistrati – In un’intervista a Repubblica, il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini, sostiene che con il vecchio testo del Rubygate “non si sarebbe saputo nulla” e forse “non ci sarebbe stato”. “Ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier – afferma Cascini – prima assistiamo a sue reazioni scomposte, dei ministri, di esponenti politici del centrodestra. Cui seguono minacce di punizione dei magistrati. E poi si passa a presentare leggi dirette esplicitamente a ridurre l’indipendenza dei magistrati e a impedire le indagini”. “Non so se è una ritorsione – aggiunge -. E’ certo però che queste proposte seguono ad esplicite minacce di punizione e all’accusa ai magistrati di voler sovvertire la democrazia”. Se venisse approvata una legge sulle intercettazioni, come strutturata nella prima formulazione, per Cascini sarebbe “una resa dello Stato nei confronti dei poteri criminali, impedirebbe l’informazione dei cittadini su vicende fondamentali della vita democratica del Paese e sarebbe in netto contrasto con principi fondamentali della Costituzione, come la libertà di stampa e l’obbligatorietà dell’azione penale”. Inoltre, “sarebbe la fine dell’indipendenza della magistratura e del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. E poi saremmo tutti meno liberi”.
Proteste dei giornalisti – Il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Roberto Natale sostiene che a “nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci”. “Il premier mostra di ritenere che, essendo cambiati i numeri della maggioranza, fuori dalle scatole il Fli – afferma Natale in un’intervista a La Stampa – gli sia consentito di riprendere il tema come se la questione fosse stata giocata tutta e solo nei palazzi delle istituzioni”. Ma così non è e Natale suggerisce al premier di ricordare “quale vasto movimento di opinione pubblica si mosse per contrastare l’attacco al diritto di informare e al diritto di sapere”. “Io credo che Berlusconi andrebbe a sbattere contro lo stesso grande movimento di opinione pubblica – aggiunge – se dovesse scriteriatamente decidere di richiamare in vigore il ddl”. Secondo il presidente della Fnsi, Berlusconi “vuole garantire il segreto sui fatti di pubblica rilevanza – sottolinea – . Ma a queste nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci”.
L’opposizione – Secondo la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti “è molto grave che con il falso pretesto di tutelare la privacy dei cittadini Berlusconi voglia in realtà ritornare ad un testo che imbavaglia la stampa e impedisce centinaia di migliaia di indagini. Ancora più grave perché il testo del Senato mette a rischio anche le indagini in corso e potrebbe, dunque, applicarsi anche alle inchieste della procura di Milano che riguardano direttamente o indirettamente il presidente del consiglio”. “Fare carta straccia dell’esame avvenuto alla Camera – sottolinea – vuol dire fare un grave passo indietro peraltro senza tener conto delle preoccupazioni del Quirinale che, proprio in riferimento al testo del Senato, aveva stigmatizzato più volte gli effetti negativi sulle investigazioni e sulla libertà di stampa ed esortato il parlamento a definire il miglior bilanciamento possibile tra lotta alla criminalità, il diritto all’informazione e il diritto alla privacy, che sono valori e diritti tutti egualmente riconosciuti in Costituzione. Ci opporremo duramente ad un provvedimento che impedirebbe l’accertamento di gravi responsabilità penali e che rappresenterebbe una grave lesione del diritto dei cittadini ad essere informati”.