Centinaia di feriti e morti negli scontri avvenuti in Libia dovuti agli strascichi rivoluzionari della Tunisia ed Egitto. La Farnesina in un comunicato esorta a recarsi nelle zone di guerra mentre il ministro Frattini chiama Hillary Clinton.
La Libia del colonnello Muammar Gheddafi è in preda ad una contestazione senza precedenti contro un potere che dura da più di 40 anni e sta cercando di resistere alle proteste libertarie scoppiate sull’onda delle rivolte in Tunisia ed Egitto. Il leader libico ha reagito con la forza alle manifestazioni di protesta degli ultimi giorni, schierando la polizia in forze. Ma questo ha già iniziato a tradursi in un bagno di sangue. Il bilancio degli scontri avvenuti sabato a Bengasi tra manifestanti e forze della sicurezza libica fedeli al regime sarebbe, secondo fonti mediche, di 285 morti e di 700 feriti. La Farnesina ha diramato un comunicato per «sconsigliare tassativamente qualsiasi viaggio non essenziale» nella regione della Cirenaica e in particolare a Bengasi, Ajdabya, Al Marj, Al Beida, Derna e Tobruk.
SPARI SUL CORTEO FUNEBRE – La tensione resta alta e proprio a Bengasi l’esercito, secondo riferito da una testimone alla tv Al Jazeera, ha sparato razzi Rpg sui manifestanti. E non solo le adunate politiche sono arischio. Almeno 12 persone sono state uccise sabato quando cecchini hanno sparato sulla folla che partecipava a un corteo funebre. Quella tra sabato e domenica è stata una notte di scontri in diverse città libiche, compresa Tripoli, anche se al momento non è chiaro se nella capitale vi siano state vittime.
IL BILANCIO VITTIME – C’è comunque ancora incertezza sul numero esatto delle vittime per il fatto che i giornalisti stranieri non vengono fatti entrare all’interno del Paese, mentre la rete internet non funziona. Secondo un testimone citato dal quotidiano britannico «The Independent», Ahmed Swelim, le vittime sarebbero molte di più. «Il bilancio è molto più alto di quanto riferito. Ci sono più di 200 morti. Mio cugino, che è un medico di un grande ospedale, ha visto i cadaveri. Ci sono più di 1.000 feriti», ha spiegato. Intanto, le autorità libiche hanno spiegato di avere arrestato decine di cittadini arabi appartenenti a «un’organizzazione» che avrebbe come suo fine ultimo la destabilizzazione del paese. Secondo l’agenzia ufficiale Jana, che cita fonti della sicurezza, «le persone arrestate sono state prelevate in alcuni villaggi libici» perché impegnati a compromettere «la stabilità della Libia, la sicurezza dei suoi cittadini e la loro unità nazionale». Si tratta di «cittadini di nazionalità tunisina, egiziana, sudanese, palestinese, siriana e turca». Un dimostrante a Bengasi ha riferito inoltre alla Bbc che anche alcuni soldati stanno passando «dalla parte della protesta», mentre qualcuno riferisce di una città quasi «fantasma» con le forze di sicurezza ritiratesi nella cittadella fortificata, noto come il Centro di Comando, da dove «sparano i cecchini». E, secondo la tv araba Al Jazeera, sabato alcuni aerei da trasporto militari carichi di armi per la polizia sono atterrati in un aeroporto a sud di Bengasi. Forze speciali sarebbero inoltre pronte ad agire, pensate e organizzate per una lotta senza confini: l’obiettivo è annientare la protesta e per farlo, spiega un oppositore, si reclutano «unità militari di origine africana, che non hanno legami tribali e sulle quali si può quindi contare per una letale campagna di repressione».
POLIZIOTTI IN OSTAGGIO – Intanto un gruppo di «estremisti islamici» ha preso in ostaggio poliziotti e civili nell’est della Libia. Lo ha reso noto un alto esponente libico. Il gruppo terroristico «per non uccidere gli ostaggi domanda la fine dell’assedio imposto dalle forze dell’ordine», spiega il portavoce del governo.
FRATTINI E LA CLINTON – Sul fronte diplomatico il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha in queste ore mantenuto stretti contatti con gli interlocutori libici, ha informato il segretario di Stato Usa Hillary Clinton sui tentativi di mediazione tra istituzioni e oppositori in Cirenaica condotti dal ministro degli Interni della Libia per favorire una soluzione pacifica ai problemi attuali preservando la stabilità nel paese la cui importanza l’Italia ritiene cruciale per l«intera regione e per l’Europa. Lo si è appreso alla Farnesina. Durante il colloquio telefonico il ministro Frattini ha anche informato il Segretario di stato della prospettiva considerata dalle autorità libiche circa l’ipotesi di una riforma della Costituzione che potrebbe essere presa in esame prossimamente dal Congresso del Popolo.
EVACUAZIONE AL VIA – Cresce comunque l’allarme in Europa per la situazione in Libia. L’Austria ha annunciato oggi l’invio di un aereo militare a Malta per un’eventuale evacuazione di suoi cittadini e altri europei dalla Libia o altri paesi arabi scossi da rivolte.
Redazione online