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Caos in libia, attaccata la sede del governo. Voci su una possibile fuga del rais in Venezuela

Saif Gheddafi: «Rischio guerra civile». «Complotto di stranieri e separatisti che vogliono far tornare la Libia una colonia». Intanto continuano gli scontri a Tripoli

Il discorso in tv di Saif al Islam Gheddafi (Reuters)

TRIPOLI (LIBIA) – La Libia rischia la guerra civile e il ritorno al potere coloniale, ha detto Saif al Islam, il figlio di Muhammar Gheddafi in un messaggio tv lanciato alla nazione nella notte. Ma gli scontri non si sono fermati, anzi a Tripoli è stata data alle fiamme la sede centrale del governo libico. Lo ha annunciato al-Arabiya. Testimoni oculari hanno detto che a Tripoli soldati si sono uniti ai manifestanti anti-Gheddafi. Lo riferisce al-Jazeera. Sempre secondo l’emittente l’esercito avrebbe rifiutato di dispiegarsi nella città di Bani Walid.

FIAMME – Testimoni riferiscono che fiamme si vedono all’interno della sede del governo. Poco prima nella stessa zona è stata assaltata la sede della tv pubblica e altre sedi istituzionali. Secondo un testimone contattato da al-Jazeera sono in fiamme anche le sedi governative che si trovano nella piazza al-Shuhada della capitale. Secondo il sito informativo libico al-Manara, bande armate stanno circolando per il quartiere di al-Azizia, dove si trova la sede della tv pubblica e diversi palazzi istituzionali, oltre alla residenza di Gheddafi. Le bande starebbero assaltando e razziando gli uffici pubblica. Gruppi armati hanno anche attaccato la caserma di al-Baraim, a una decina di chilometri dal centro di Tripoli. Secondo testimoni cecchini appostati sui tetti hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che tentavano di avanzare verso il centro di Tripoli. Altri testimoni parlano di spari con arma da fuco da auto in corsa, spiegando che negli socntri sono morti dei dimostranti ma senza fornire un numero esatto delle vittime.

EVACUAZIONE – La situazione è grave, tanto che l’Ue sta considerando di evacuare i cittadini europei, in particolare da Bengasi, ma un aereo della Turkish Airlines inviato da Ankara per riportare in patria i cittadini turchi non è potuto atterrare nella città ed è dovuto tornare indietro. La Finmeccanica ha già iniziato l’evacuazione dei propri dipendenti.

SCONTRI – Nella notte a Tripoli la sede di una televisione e una radio pubbliche sono state saccheggiate. Nella capitale sono stati dati alle fiamme un posto di polizia e alcuni edifici dei comitati rivoluzionari. Un «manifestante di Bengasi» in collegamento telefonico con la Cnn prima che le comunicazioni con l’emittente americana fossero interrotte, ha detto che subito dopo il discorso del figlio di Gheddafi nella zona di Bengasi sono cominciati nuovi scontri e si sono uditi numerosi spari.

MESSAGGIO TV – Di Gheddafi, al potere da quasi 42 anni, non ci sono notizie certe. Alcuni lo vogliono in fuga in Venezuela, ma il figlio ha riferito che «Muammar Gheddafi sta guidando la lotta a Tripoli e vinceremo». «La Libia è a un bivio», ha detto Saif Gheddafi. «Se non arriviamo oggi a un accordo sulle riforme, non piangeremo solo 84 morti, ma migliaia e in tutta la Libia scorreranno fiumi di sangue». Sul bilancio delle vittime dopo quattro giorni di scontri i dati sono ancora incerti. Secondo fonti ospedaliere, vi sarebbero almeno 280 vittime solo a Bengasi. Il figlio di Gheddafi ha annunciato che a breve si riunirà il Congresso generale del popolo (Parlamento) per approvare un nuovo codice penale, nuove leggi e modifiche alla Costituzione che diano «prospettive di libertà» alla stampa e alla società civile.

COMPLOTTO – Nel discorso è stato fatto più volte l’accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «sepatatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia». Il figlio del rais ha indicato i nemici: islamisti, organi d’informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini. «Verranno le flotte americane e europee e vi occuperanno», ha avvisato. Ha minacciato quindi di «sradicare le sacche di sedizione. Ci deve essere una posizione ferma, il nostro non è l’esercito tunisino o egiziano. Le forze armate sono con il nostro leader Gheddafi. Decine di migliaia si stanno dirigendo a Tripoli per essere con lui. Combatteremo fino all’ultimo uomo, all’ultima donna, all’ultimo proiettile».

DIPLOMAZIA – Il dipartimento di Stato americano ha ribadito di essere molto preoccupato per la repressione in Libia. Per protestare contro la repressione e l’utilizzo di mercenari stranieri per sparare contro i rivoltosi, si sono dimessi gli ambasciatori libici in India, Cina e alla Lega Araba, ha reso noto il servizio in arabo della Bbc. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello a «non ricorrere all’uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali».

ATTACCO A CANTIERE – Centinaia di persone armate nella notte hanno attaccato a Tripoli un cantiere gestito da società sudcoreane, scatenando un violento scontro in cui tre sudcoreani e uno o due bengalesi sarebbero rimasti feriti. Lo riferisce l’agenzia sudcoreana Yonhap, sulla base delle informazioni fornite dal ministero degli Esteri di Seul. Sono tre in tutto i cantieri sudcoreani attaccati in una settimana.

FRATTINI – Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è detto «molto preoccupato» per le ipotesi che stanno emergendo in queste ore di un emirato islamico a Bengasi». Al suo arrivo alla riunione dei capi delle diplomazie dell’Ue, il titolare della Farnesina ha affermato: «Siamo ancora più preoccupati perché si stanno affermando ipotesi di emirati islamici a est e questo, a poche decine di chilometri da noi, sarebbe un fattore di grande pericolosità. Sono molto preoccupato per una Libia divisa a metà, tra Tripoli e la Cirenaica».

Redazione online

Caos in libia, attaccata la sede del governo. Voci su una possibile fuga del rais in Venezuelaultima modifica: 2011-02-21T11:21:22+01:00da
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