L’EREDE DI CASA SAVOIA E IL DELITTO DEL 1978 A CAVALLO, IN CORSICA. «Il Fatto» mostra la confessione in carcere del principe. Ma lui nega e attacca: «Un filmato montato ad arte»
MILANO – Un video lo incastrerebbe, ma lui smentisce: «Tutto montato ad arte». Vittorio Emanuele di Savoia torna a far parlare di sè, ancora una volta per la morte di Dirk Hamer avvenuta nel 1978 a Cavallo, in Corsica. Morte per la quale l’erede di Casa Savoia è stato processato ed assolto in Francia.
IL VIDEO – «Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga». Sono queste le parole che Vittorio Emanuele di Savoia pronuncia in carcere a Potenza, nel 2006, raccontando ai compagni di cella il processo avvenuto in Francia per la morte di Dirk Hamer, raggiunto da un colpo di fucile sull’isola di Cavallo, in Corsica. Il video è visibile sul sito internet del Fatto Quotidiano, che nell’edizione in edicola pubblica anche un’intervista alla sorella del giovane tedesco morto. Nel video il principe, ripreso da una telecamera nascosta, è sempre di spalle ma si sentono le sue parole: «Il processo, anche se io avevo torto…torto». Ed ancora «ho cambiato sei persone dei giurati».. «io avevo una batteria di avvocati». Vittorio Emanuele parla anche di «Venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche». «Devo dire che li ho fregati…il procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro»; «Mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c’era un’amnistia, non l’hanno neanche scritto. Sono uscito». Secondo Birgit Hamer, la sorella del giovane, morto dopo 111 giorni dalla ferita alla gamba e numerose operazioni, finalmente si è giunti alla verità: «Vorrei far riaprire il processo – afferma – La verità è venuta fuori e non si può più metterla a tacere. Non si può accettare che qualcuno resti impunito soltanto perchè è potente».
LA REPLICA – Immediata la la replica di Vittorio Emanuele di savoia: «Le parole del video sono assolutamente frammentate e sconnesse perchè inframmezzate da lunghe pause e parti incomprensibili di registrazione che risultano addirittura montate ad arte». Secondo l’erede di casa Savoia, «nessuna parola in più rispetto a quelle già note e chiarite emerge dal contesto del filmato registrato» e «nessuna ammissione di responsabilità emerge dal contesto della registrazione nè mai sarebbe potuta emergere perchè responsabilità non ve ne furono». «Ho letto oggi quanto pubblicato da Il Fatto Quotidiano in prima pagina relativo ad un video da cui emergerebbero fatti nuovi rispetto al tragico evento che portò alla dolorosa scomparsa del giovane Dirk Hamer – scrive in una nota Vittorio Emanuele – risulta essere un maldestro tentativo di voler ancora una volta colpire un cittadino strumentalizzando fatti già da anni chiariti. Fatti parte di un’inchiesta del 2006 promossa dal pm Woodcock risolta con la mia totale assoluzione perchè il fatto non sussiste». Secondo il principe si tratta di «un metodo giornalistico ad orologeria che già da tempo viene utilizzato per infangare le persone che non sono, per così dire, in linea con i desideri di una certa stampa e che regolarmente si trasforma in una bolla di sapone con una scia pesante e dolora per la vittima di questa pratica oggi usata da Il Fatto Quotidiano. L’esame del testo delle conversazioni relative al video diffuso dal quotidiano di cui sopra, riportate dai brogliacci della Polizia Giudiziaria – prosegue la nota – già da tempo a disposizione non aggiungono una virgola a quanto già noto e da tempo rappresentato. Anzi, fanno emergere l’evidente stato di difficoltà in cui versavo a causa del mio traumatico arresto e per la situazione incomprensibile in cui mi trovavo. Aggiungo che mi erano state somministrate ingenti dosi di sedativi ,necessari per il mio stato di ansia, che mi hanno provocato uno stato di grave confusione, somministrazione provata dalle analisi mediche effettuate alla mia uscita dal carcere di Potenza». Vittorio Emanuele fa quindi notare come »le frasi siano sconnesse tra loro con lunghe parti di parole incomprensibili o di pause che rendono impossibile il collegamento dei vari spezzoni con cui si vorrebbe accreditare la tesi dell’ammissione di colpa»; inoltre, che il video «è stato artificialmente montato con ben sette spezzoni diversi per tentare di dare senso compiuto alle frasi pronunciate. Tutto già più volte pubblicato nel 2006 da numerosi quotidiani e puntualmente chiarito anche negli atti processuali».
Redazione online