E la Ue blocca i beni del colonnello e dei suoi famigliari. Nel mirino il terminal petrolifero della città «ribelle» che ieri aveva respinto le milizie governative. Navi USA davanti alle coste della Libia
TRIPOLI – Un aereo da guerra ha bombardato giovedì il terminal petrolifero di Brega, la città libica orientale dove ieri gli insorti hanno respinto un attacco aereo e di terra delle truppe fedeli di Gheddafi. Lo riferiscono testimoni. La notizia si è diffusa velocemente. I ribelli libici stanno facendo rotta in massa verso Brega per rafforzare le loro posizioni prima di un eventuale attacco delle truppe del rais. «Le forze di Gheddafi preparano un nuovo attacco», ha dichiarato Mahmoud al-Fakhri, uno degli insorti che ha lasciato Ajdabiya per recarsi a Brega. Secondo quanto riferito dalla stessa fonte, i dintorni della città sono stati fatti oggetto di nuovi raid aerei mercoledì sera. Negli scontri che hanno avuto luogo nelle ultime 24 ore, almeno dieci persone sono morte. Mercoledì sera, però, l’opposizione aveva fatto sapere di avere respinto l’offensiva dei militari fedeli a Gheddafi e di avere il pieno controllo della città. Tutto questo mentre le tre navi da guerra Usa che hanno attraversato mercoledì il Canale di Suez, sono ora a 50 miglia al largo della costa libica e circa 400 marines sono arrivati nella base americana di Souda Bay a Creta, pronti a imbarcarsi a bordo delle unità da guerra Kearsage e Ponce che dovrebbero attraccare sull’isola greca nelle prossime ore. Il sottosegretario al dipartimento di Stato Philip Gordon, che si è incontrato ad Atene con il ministro degli Esteri Dimitri Droutsas, ha escluso che sia in fase di preparazione un’operazione militare contro la Libia. Gordon ha detto che «stiamo semplicemente preparandoci a far fronte a tutte le eventualità».
APERTURA INCHIESTA – Il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per crimini contro l’umanità in Libia. Intanto è diventato operativo il blocco dei beni dei sei principali componenti della famiglia Gheddafi e di 20 stretti collaboratori del regime libico. Il regolamento Ue che dispone il congelamento di tutti i fondi e le risorse economiche di queste 26 persone è stato pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed è entrato immediatamente in vigore.
GLI INTERVENTI DIPLOMATICI – Nel frattempo, però, non si interrompono i tentativi di una ricomposizione diplomatica della situazione. Gheddafi, secondo la tv araba Al Jazeera, si sarebbe detto favorevole al piano di pace proposto mercoledì dal presidente venezuelano, Hugo Chavez. Nel corso di un colloquio telefonico tra i due leader, Chavez ha proposto di creare una missione internazionale formata da Paesi amici per mediare tra i dirigenti libici e ribelli. Proposta che non piace allo schieramento anti-regime: «Respingiamo con forza la proposta di pace avanzata da Chavez» ha affermato l’ex ministro della Giustizia libico e attuale leader dell’opposizione, Mustafa Abdel Jalil, in un’intervista ad Al Jazeera. «Non accetteremo la proposta di mediazione dei venezuelani – ha affermato – perché vogliamo la caduta di Muammar Gheddafi e del suo regime». L’ex ministro ha quindi chiesto «alla comunità internazionale il riconoscimento del Consiglio nazionale fondato nei giorni scorsi a Bengasi come rappresentante della volontà del popolo libico. Siamo già in contatto con la Lega Araba e con le diplomazie di diversi Paesi per ottenere questo riconoscimento».
Le tre navi da guerra statunitensi che ieri hanno attraversato il Canale di Suez sono ora a 50 miglia al largo della costa libica. Trasportano elicotteri, munizioni, mezzi da sbarco e mezzi blindati. Intanto si apprende che circa quattrocento marines americani sono arrivati nella base americana di Souda Bay, a Creta, pronti a imbarcarsi a bordo delle unità da guerra Uss Kearsage e Uss Ponce che incrociano nel Mediterraneo.
Bombardamenti a Brega Un aereo da guerra ha bombardato il terminal petrolifero di Brega, la città libica orientale dove ieri gli insorti hanno respinto un attacco aereo e di terra delle truppe fedeli di Gheddafi. Lo riferiscono alcuni testimoni. Intanto gli insorti libici stanno rafforzando le proprie posizioni sulla costa orientale, in particolare a Brega e Adjabiya. Negli scontri sarebbe morto anche un cittadino britannico, Khaled Att-ardi, di Manchester, che era arrivato nella città della Cirenaica la scorsa settimana per portare aiuto ai propri familiari. I ribelli sono armati di lanciarazzi, cannoni anti-aerei e anti-carro e qualche carro armato. Nuovi raid aerei si registrano anche sulla città di Ajdabiya, in Cirenaica. Secondo la tv araba al-Jazeera i caccia libici stanno colpendo le basi dei ribelli presenti in città. Poco prima altri caccia avevano colpito la città di Brega e, in particolare, l’aeroporto locale teatro ieri di un lungo conflitto a fuoco. Le brigate di Gheddafi puntano a conquistare lo scalo che è considerato come testa di ponte per portare rifornimenti e uomini alle brigate che tentano di avanzare verso Bengasi.
L’opzione militare L’amministrazione Obama teme che anche solo l’attuazione di una no-fly zone sulla Libia richiederebbe un attacco militare contro il regime di Muammar Gheddafi. Il Pentagono sottolinea però che non vuole una guerra. Le dichiarazioni che il segretario della Difesa, Robert Gates, e il segretario di Stato, Hillary Clinton, hanno fatto ieri illustrano lo sforzo dell’amministrazione per cercare di portare avanti un discorso su un’opzione militare per obbligare Gheddafi a lasciare il potere. E’ noto che senza un’offensiva militare guidata dagli Stati Uniti, l’opzione di un’azione internazionale per far cessare le violenze sembra altamente limitata nonostante i ribelli continuino la lotta contro le truppe ancora fedeli al regime di Gheddafi.
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