I processi I nodi. Ghedini incontra il presidente del Tribunale. Ma i giudici punteranno sul sabato o su doppie udienze
MILANO – Un giorno alla settimana, il lunedì: è quanto Silvio Berlusconi, in considerazione dei propri impegni di premier e di leader del Pdl, è disposto a concedere al Tribunale di Milano per permettere la celebrazione dei suoi 4 processi in primo grado, alle cui udienze rilevanti dichiara di «voler essere presente». È questa l’«ambasciata» che il presidente del Consiglio ha mandato ieri il suo avvocato-parlamentare Niccolò Ghedini a esporre al presidente del Tribunale milanese Livia Pomodoro, vista «la necessità a nostro parere – dice Ghedini – di un coordinamento di date tra le varie udienze in modo da consentire al presidente Berlusconi di essere sempre presente nei processi in cui è imputato».
Berlusconi (Reuters) |
Un coordinamento, in quanto tale, non può esistere né in teoria essere imposto (neppure se volesse) dalla presidenza del Tribunale, giacché ciascuno dei 4 collegi di giudici è del tutto autonomo anche nella definizione dei calendari e nei ritmi d’udienza: tanto più che assai differenti sono gli stati dei dibattimenti (se supererà le eccezioni procedurali il processo Mills ripartirà da una buona fetta di istruttoria già fatta, Mediaset diritti tv è oltre la metà ma impantanato in complicate rogatorie estere per i testi, Mediatrade è in udienza preliminare, il caso Ruby deve ancora iniziare), e ancor più differenti i rischi di prescrizione che sono minacciosi per il processo Mills (già tra un anno), seri per Mediaset diritti tv, lontani per Mediatrade, inesistenti per Ruby.
È tuttavia improbabile la soluzione del solo lunedì fisso: sia perché è un giorno che non sempre (specie di pomeriggio) è al riparo da lavori parlamentari, e dunque potrebbe a volte anche «saltare» per gli impegni in Parlamento di Berlusconi e dei suoi legali, sia soprattutto perché il solo lunedì spalmato su 4 processi significherebbe al massimo una udienza al mese per ciascun dibattimento, ritmo un po’ troppo sonnolento. È invece immaginabile che a Ghedini venga richiesto di aggiungere ai lunedì i sabato (quando non c’è attività in Parlamento), sebbene la difesa li escluda ritenendoli spesso prenotati da missioni all’estero del premier.
Poiché è escluso che qualunque dei 4 processi possa avere una corsia preferenziale (nemmeno quello che pur ha parte lesa una minorenne come Ruby), un punto d’equilibrio potrebbe essere un lunedì alla settimana, ma double-face: nel quale cioè si riescano a celebrare un processo di mattina e un altro di pomeriggio, con recupero al successivo sabato solo delle udienze eventualmente «saltate», permettendo così almeno due udienze al mese per ciascuno dei 4 dibattimenti.
D’altra parte è anche evidente il sottotesto implicito nell’offerta del premier, indisponibile a lasciar fare 4 giorni alla settimana i processi in cui è imputato: se non si accoglie la sua disponibilità del solo lunedì, le udienze diventerebbero uno slalom continuo tra i singoli «legittimi impedimenti» che Berlusconi (come qualunque altro imputato comune) può sollevare ora che non è più protetto dalla legge (dichiarata incostituzionale dalla Consulta) che lo presumeva premier sempre legittimamente impedito a comparire in udienza per 6 mesi alla volta in forza di una autocertificazione della segreteria di Palazzo Chigi.
Il problema non si porrà oggi all’udienza preliminare Mediatrade dove il premier risponde di frode fiscale con il figlio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri: l’udienza «salterà» da sola per un difetto di notifica all’avvocato Filippo Dinacci che difende Piersilvio Berlusconi.
Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella