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Strage di Viareggio, in aula

Oltre trecento parti offese si ritroveranno lunedì mattina nell’area fieristica di Lucca, insieme ai 38 indagati, tra cui l’ad delle Ferrovie Mauro Moretti

LUCCA – Ci sarà Roberto Piagentini, il nonno di Luca che bruciò vivo nella macchina dove i genitori lo avevano portato per metterlo in salvo e i parenti di Andrea Falorni e Luisa Garnassi, gli sposini divorati dalle fiamme la sera del 29 giugno 2009, a Viareggio. Ci saranno i sopravvissuti a quell’inferno che uccise trentadue persone, causò il ferimento di altre numerose decine e la morte di via Ponchielli. E poi il sindaco di Viareggio Luca Lunardini, i rappresentanti della Provincia di Lucca, della regione Toscana e del Consiglio dei Ministri. Ancora, i delegati della Cgil e della Croce verde. Oltre trecento parti offese – 349 per la precisione – si ritroveranno lunedì mattina nell’area fieristica di Lucca, insieme ai trentotto indagati, tra cui l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti, per incendio e disastro ferroviario colposi, lesioni e omicidio colposi e mancata valutazione dei rischi.

Sarà in un polo fieristico e non in un’aula di tribunale che il gip di Lucca Simone Silvestri affiderà al professore Dario Vangi dell’università di Firenze e all’ingegnere Riccardo Licciardello, ricercatore all’università La Sapienza di Roma l’incarico di eseguire accertamenti irripetibili sugli elementi del treno e della rete ferroviaria coinvolti nel disastro. Un accertamento necessario dopo mesi e mesi di indagini. Non ci sono dubbi sulla causa del deragliamento, provocato dal cedimento strutturale di un’asse del primo carro cisterna. Quell’assile era stato costruito nel 1974 nell’ex germania dell’Est. Nel 2008, era stato sottoposto a controllo nell’officina tedesca Jugenthal di Hannover che fa capo alla multinazionale americana Gatx, proprietaria del convoglio. Non era stato rilevato alcun difetto e fu montato su una cisterna che trasportava Gpl. Non si capisce, però perché la frattura progressiva dell’asse non sia stata scoperta prima della rottura.

Diverse inoltre le conclusioni cui sono giunti gli accertamenti eseguiti dalla Procura, dalle commissioni di inchiesta di RFI e Trenitalia nonché dai consulenti di parte offesa, Provincia di Lucca e Croce Verde di Viareggio, sulla causa della spaccatura della cisterna. Per questo, il procuratore Aldo Cicala e il sostituto Giuseppe Amodeo hanno chiesto e ottenuto una perizia che valuti le condizioni di assi, picchetti e controrotaie.

Stazione di Viareggio, ore 23.48 del 29 giugno 2009. Sul binario 4 si annuncia con un suono sferragliante il treno merci 50325, con i suoi quattordici carri cisterna carichi di gas liquido Gpl, partito da Trecate. Avrebbe dovuto terminare la sua corsa a Gricignano d’Aversa, ma a destinazione non giungerà mai. La prima carrozza deraglia, dopo trecento metri si capovolge e trascina con sé altri cinque vagoni. Un picchetto lacera un carro e il gas si disperde. Dopo circa tre minuti, il Gpl si incendia e provoca un’onda di fuoco che investe il quartiere di Bottega Nuova. È come un flash che illumina il cielo di una notte d’estate. Poi, si susseguono tre tuoni assordanti. A quell’ora, c’è chi è davanti alla televisione e non si accorge di quei bagliori di morte, come Ilaria Mazzone, direttrice dell’hotel London e la sorella che faceva la baby sitter a Viareggio.

Spariscono tra le fiamme anche i neo sposini Andrea Falorni e Luisa Garmassi, che stavano dormendo. È in sella al suo scooter Rosario Campo in compagnia della moglie. Sono alla ricerca di un gelato per sfuggire alla calura estiva, ma vengono investiti dalla fiamme, proprio in via Ponchielli. Lui resta incenerito, lei sopravvive. Marco Piagentini, invece, scorge quel lampo innaturale e tenta di mettere in salvo la sua famiglia. Lui e la moglie Stefania portano in auto Luca, cinque anni, poi tornano in casa per prendere gli altri due figli Lorenzo e Leonardo. Sono pronti a scappare. Ma il fuoco è più veloce e avvolge l’auto dove è seduto Luca. Non ce la fanno Lorenzo e la madre, che muoiono dopo qualche settimana per le gravi ustioni. Leonardo, 8 anni, resta intrappolato sotto le macerie e viene tratto in salvo dopo qualche ora. Il padre Marco lotta con la morte per giorni, all’ospedale di Pisa, poi si riprende. Ibitzen Ayad, 21 anni, perde tutta la sua famiglia marocchina in una tremenda successione durata alcuni giorni: il fratello Hamza, 17 anni, la sorellina Iman, 4 anni, il padre Mohamed, 51 anni, e la madre Aziza Abou Talib, 46. Ricomincia a vivere a ottobre del 2009 quando sposa Hicham Mehbi, un connazionale di 24 anni operaio alla Nuovo Pignone di Firenze

La procura di Lucca apre un fascicolo, a carico di ignoti. Disastro colposo ferroviario, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e incendio colposo: sono le ipotesi di reato. L’imperativo è uno solo: fare giustizia per le vittime del disastro. Ma è difficile riuscire a individuare responsabilità in un intrico di competenze in materia di manutenzione e di normative in rapida evoluzione come in materia di trasporto merci pericolose. Le indagini procedono a rilento, per la difficoltà degli accertamenti. E la rabbia dei parenti delle vittime cresce fino a esplodere con manifestazioni di protesta. Vogliono conoscere la verità. E per rivendicare questo diritto, costituiscono due associazioni.

Non basta che le Ferrovie dello Stato, nel dicembre 2009, diano mandato alla propria compagnia di assicurazioni di avviare i risarcimenti per tutti coloro che hanno perso un figlio o una madre. Ad un anno dalla strage, la Procura iscrive sette persone nel registro degli indagati. È ai primi di dicembre 2010, che l’avviso di garanzia viene notificato anche all’ad Mauro Moretti e ad altri dirigenti di Rfi e delle officine Jungenthal, in tutto trentuno persone. Con esso, viene annunciato che si farà anche la superperizia.

Valentina Marotta

Strage di Viareggio, in aulaultima modifica: 2011-03-07T13:16:49+01:00da
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