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L’accusa di Spatuzza a Graviano «Mi hai fatto uccidere un bambino»

Il confronto in aula durante il processo per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il pentito:«Domani comincia la quaresima, pentiti». Il boss: «Non ho mai fatto niente di male»

L’aula bunker del carcere romano di Rebibbia (Ansa)

PALERMO – «Noi abbiamo fatto cose mostruose. Ricordati che mi hai fatto uccidere un bambino che non è mai venuto al mondo. Io l’ho chiamato Tobia per avere un punto di riferimento». Così il pentito Gaspare Spatuzza affronta in aula, durante il processo per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il boss Giuseppe Graviano. «Speravo che davanti a questa tragedia del piccolo Di Matteo ti vergognassi, restassi in silenzio». Spatuzza poi racconta un episodio inedito: e cioè di essere stato costretto da Graviano a fare abortire una ragazza messa incinta da un uomo d’onore. «Me l’hai fatta sequestrare – ha aggiunto – e mi hai indotto a procurarle un aborto». Graviano, molto teso, ha negato tutto. Spatuzza ha anche ricordato le decine di omicidi di parenti di pentiti ordinati da Graviano. «Con tuo fratello Filippo – ha aggiunto – abbiamo avuto un confronto bellissimo (il pentito allude al confronto avvenuto davanti ai Pm di Firenze con Filippo Graviano, ndr). Lui non mi ha detto che mentivo, mi ha detto ‘pensi male’». E poi lo ha esortato: «Ma dilla la verità. Ci sono persone che stanno qua a difendere l’indifendibile. Mi viene difficile entrare nella mente di queste persone». Aggiungendo: «Oggi è l’8 marzo, domani inizierà la quaresima, sarebbe un bellissimo inizio per lui se confermasse la verità e desse un bell’esempio di pentimento onesto e sincero». All’inizio del confronto, Graviano ha salutato Spatuzza in modo confidenziale, dicendo «Ciao Gaspare». Dopo aver risposto al saluto con un altro «Ciao», Spatuzza ha detto a Graviano «Mi dia del lei».

Il capomafia Giuseppe Graviano nell’aula bunker (Ansa)

GRAVIANO – «Io in vita mia non ho mai odiato nessuno e non ho mai fatto niente di male» ha detto Giuseppe Graviano. «Non ostacolerò la sua scelta – ha detto Graviano rispondendo all’appello di Spatuzza che gli aveva chiesto di dire la verità – Lui può fare quello che vuole, a me non interessa. Piuttosto gli chiedo di far emergere che tra noi ci sono stati dei contrasti».

La polizia penitenziaria protegge Salvatore Gricoli nell’aula bunker (Ansa)

GRIGOLI – Nella prima parte dell’udienza sono stati messi a confronto i racconti tra il collaboratore di giustizia e un altro pentito: Salvatore Grigoli. Spatuzza ha ripercorso i momenti precedenti al sequestro e all’omicidio del piccolo puntualizzando anche gli incontri che ha avuto con Graviano. «Il 15 settembre del ’93 – ha detto – viene ucciso don Puglisi e prima di lì si è costituito il gruppo di fuoco. Io colloco prima del 15 settembre l’incontro di Misilmeri (quello preparatorio al sequestro del bambino, ndr)». All’inizio c’è stato uno scambio di battute tra Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza. I due pentiti sono stati messi a confronto, davanti alla Corte d’assise di Palermo per chiarire alcune divergenze nella ricostruzione del rapimento di Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito ucciso e sciolto nell’acido. Spatuzza, prendendo la parola, ha detto: «Nei confronti di Grigoli avevo sentimenti di odio, ma ora voglio stringergli la mano. Siamo circondati da odio, la chiamano fratellanza ma la nostra non è fratellanza. Io lo volevo uccidere». Grigoli, a sua volta, ha detto: «Anche io lo odiavo, ma ora non più da quando ho saputo del suo cambiamento».

I COMPLIMENTI – Sull’omicidio del piccolo Di Matteo Grigoli afferma: «Non ricordo bene, oggi. Un po’ perché voglio dimenticare, tutto. Un po’ perché sono passati 18 anni». Replica Spatuzza: «Siamo circondati da odio e inimicizia dentro le nostre famiglie, altro che fratellanza. Non è questa la fratellanza. Siamo qui per chiarire e restituire la verità alla storia». Riprende Grigoli: «Graviano incontrandomi mi fece i complimenti e disse di avere sentito parlare bene di me». Il presidente della corte chiede: «Per quale motivo?». «Per gli omicidi che avevo commesso, non aveva sentito parlare di me perché mi ero laureato», risponde. Due sono gli argomenti sui quali i racconti dei pentiti erano divergenti: uno è relativo alla presenza di Francesco Giuliano, uno dei presunti sequestratori del bambino, al momento del rapimento. Mentre Grigoli aveva detto che Giuliano attendeva in macchina mentre il commando di Cosa Nostra, travestito da poliziotti, prelevava Di Matteo dal maneggio di Altofonte (PA), Spatuzza ha sostenuto che l’imputato era con lui quando avvicinarono la vittima. Il secondo aspetto in cui le due versioni non coincidono è relativo alle tappe seguite dal commando dopo il rapimento. Per Spatuzza, dopo il sequestro, i mafiosi si sono recati immediatamente in un magazzino di Misilmeri (PA), dove li aspettava il Fiorino su cui poi il bimbo venne caricato; mentre per Grigoli i rapitori prima di andare a Misilmeri si sarebbero recati in un villino dove, mesi prima, il boss Giuseppe Graviano gli aveva dato ordine di sequestrare il bambino. Sul primo punto Grigoli ha ammesso che, possibilmente, la versione esatta è quella di Spatuzza. «Anche io, inizialmente – ha spiegato – avevo dato quella versione, allora avevo ricordi più freschi. Quindi probabilmente ha ragione Spatuzza». Anche sul secondo aspetto le divergenze si sono composte. «Spatuzza ricorda meglio – ha detto Grigoli – anche perchè lui per questo processo ha fatto mente locale e si è preparato».

Redazione online

L’accusa di Spatuzza a Graviano «Mi hai fatto uccidere un bambino»ultima modifica: 2011-03-08T15:35:00+01:00da
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