L’offerta dall’ex ministro della giustizia che guida il Consiglio provvisorio. Mustafa Abd al Jalil: «Non vogliamo mediatori e parliamo solo se il Raìs annuncia la resa»
In Libia per ora non è in corso nessuna mediazione tra Gheddafi e le forze ribelli ma, in mezzo a questa guerra civile sempre più confusa e dal destino incerto, arriva un’offerta di resa per il Colonnello: «Muammar Gheddafi non sarà processato e ogni accusa contro di lui cadrà se rinuncerà al potere». Si tratta però di un ultimatum con tempi molto stretti: il colonnello non dovrà limitarsi a cedere il controllo del Paese, dovrà anche lasciare la Libia e, soprattutto, dovrà farlo alla svelta. Il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, costituitosi a Bengasi, l’ex ministro della giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha precisato alla tv satellitare Al Jazeera che se il Rais «lascia il Paese entro 72 ore, e ferma i bombardamenti, noi non lo perseguiremo» per i suoi crimini.
SI ALLA TRATTATIVA DIRETTA – «Siamo disposti a trattare con Mummar Gheddafi ma solo con lui e direttamente e solo se assicura che intende dimettersi» ha affermato Jalil in un’altra intervista alla ad Al Arabiya. «Per trattare con noi Gheddafi deve subito ordinare il cessate il fuoco alle sue truppe e cessare i bombardamenti su al-Zawiyah e su Ras Lanuf – ha affermato – deve poi dimettersi e dopo possiamo trattare e siamo disposti a fargli come concessione la possibilitá di non essere perseguito e processato una volta che si recherá in esilio all’estero».
L’OFFERTA A GHEDDAFI – E’ una via di uscita, formulata di fronte alle telecamere di Al Jazeera da Mustafa Abd al Jalil, ex ministro della giustizia di Gheddafi e attuale presidente del Consiglio nazionale libico, neonato organo politico dei ribelli con sede a Bengasi. Un altro membro del Consiglio insurrezionale, Baraa al-Khatib, ha precisato che condizione irrinunciabile per lasciar cadere ogni iniziativa processuale contro Gheddafi è che lasci il potere immediatamente. Khatib ha inoltre escluso che le dimissioni possano avvenire, come richiesto dal colonnello, nel corso di una seduta straordinario del Congresso Generale del Popolo, il Parlamento di Tripoli. «Significherebbe attribuirgli una legittimità che non ha», ha commentato.
LA GUERRA – Intanto sul fronte di guerra le notizie indicano ancora un’avanzata delle truppe del Colonnello, che non sono però ancora riuscite a fare cadere Ras Lanuf, centro petrolifero che marca la linea di confine tra le due forze in campo. Un testimone nel frattempo ha riferito che le truppe leali al colonnello Muammar Gheddafi hanno ripreso Al Zawiya, la città più vicina a Tripoli che era caduta in mano ai ribelli già nei primi giorni della rivolta. La sua riconquista sarebbe un segnale forte per chi spera di rovesciare il Colonnello in tempo brevi. Secondo il testimone i carri armati e i mezzi da combattimento di Gheddafi stanno girando per la città sparando a caso sulle abitazioni.
LA DIPLOMAZIA – Sarebbe in corso una mediazione con rappresentati di uno stato straniero per arrivare a una soluzione della crisi in corso in Libia. Lo ha rivelato ancora Mustafa Abdel Jalil ad Al Jazeera. «I mediatori stranieri stanno trattando per arrivare alle dimissioni di Gheddafi», ha aggiunto. Secondo il giornale arabo “al-Sharq al-Awsat”, l’ex premier sudanese Sadiq al-Mahdi avrebbe tentato di trattare per conto di Gheddafi con Abdel Jalil.
L’ESODO – «Nonostante siano passate diverse settimane dall’inizio della crisi in Libia, continuano ad arrivare molti profughi, centinaia ogni giorno». È la testimonianza di uno dei tanti volontari che si trovano a Ras Jadir, lungo la frontiera tra Tunisia e Libia, che spiega quale sia la situazione dei profughi nella zona. «Attualmente la maggior parte dei profughi nel nostro campo sono bengalesi – afferma – Continuano ad arrivare a centinaia ogni giorno». «Da un paio di giorni vediamo arrivare anche moltissimi somali – prosegue -. Le emergenze ora sono la pulizia e l’igiene del campo e la costruzione di latrine e docce, oltre all’immediato rimpatrio dei profughi verso i loro paesi».
GHEDDAFI LASCI ENTRO 72 ORE
Certo, per trovare l’impunità potrebbe venire in Italia, dove potrebbe godere di una legge ad personam che nel nostro paese ormai da tempo non scandalizza nessuno! – specialmente per un capo di stato! – si potrebbe fare ad esempio un lodo Gheddafi, tanto c’è una maggioranza confezionata su misura che tutto può! Nessuno si scandalizzerà, non correrà neanche il rischio di un mandato di arresto internazionale, perché presto la polizia giudiziaria non dipenderà dalla magistratura (che si occuperà soltanto di infortunistica stradale contravvenzioni) ma da un ministro della Repubblica, stanno lavorando proprio per questo . . . coraggio Gheddafi puoi venire tranquillamente! Stiamo lavorando per gente come te, non sarai più intercettato e se vuoi, potrai tranquillamente continuare a ordinare bombardamenti contro i tuoi nemici tanto la legge non consente intercettazioni, specialmente per un capo di stato! e poi, a infangare i dissidenti ci penseranno i giornali italiani che hanno un’esperienza consolidata, sono stati comprati proprio per questo! in Italia ti hanno pure baciato le mani, hai degni amici sicuri, vieni tranquillo!