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Gelmini: «Più bidelli che carabinieri, ma aule sporche»

Il ministro dell’Istruzione polemico: chi era in piazza manda i figli alle private. «Gli insegnanti sono pagati poco? È vero, il problema è che sono troppi»

La Gelmini da Fazio (Ansa)

ROMA – Gli insegnanti «sono troppi», ecco perché «sono pagati pochissimo perché sono quantitativamente superiori al fabbisogno». I bidelli «sono quasi 200 mila, ci sono più bidelli che carabinieri in Italia e le scuole sono sporche». Fabio Fazio ospita Mariastella Gelmini a «Che tempo che fa» e la ministra dell’Istruzione ne ha per tutti. Per gli insegnanti italiani, che «è vero che vengono pagati poco, un insegnante di scuola superiore con 15 anni di anzianità guadagna 20 mila euro in meno del collega tedesco. Questo non è giusto, ma se si aumenta il numero dei docenti, se si aumenta il loro numero all’infinito finiscono per essere proletarizzati».
Per i bidelli, che sono troppi anche loro: «La spesa nella scuola è aumentata del 30 per cento. I bidelli sono quasi 200 mila, vengono spesi 600 milioni per le imprese di pulizia. Ci sono più bidelli che carabinieri per avere le scuole sporche».

Gli insegnanti di sostegno non sono affatto diminuiti secondo la Gelmini: «Dicono spesso che ho tagliato gli insegnanti di sostegno ma in realtà ce ne sono tremila e 500 in più rispetto al passato. Il problema è la loro distribuzione e il fatto che in alcune zone del Paese ne usufruiscono anche alunni che non ne avrebbero bisogno».

Nega i tagli la ministra da Fazio, parla invece di necessità di razionalizzare, spiega che nella riforma non ci sono «tagli alla scuola ma tagli agli sprechi. Mi sentirei in colpa se avessi tagliato sulla qualità della scuola, non ho licenziato nessuno, ma abbiamo contenuto la pianta organica e liberato risorse che hanno permesso di non bloccare gli scatti di anzianità per gli insegnanti».
E parla anche della manifestazione di sabato in difesa della Costituzione italiana, alla quale hanno partecipato cortei di studenti e genitori. «Una manifestazione assolutamente legittima – ha commentato Mariastella Gelmini – ma che nasce da un presupposto sbagliato: che il governo abbia attaccato la scuola pubblica. Molti tra coloro che sono scesi in piazza mandano poi i figli alla scuola privata. Lo trovo incongruente. Non hanno fiducia nella scuola pubblica».
La Gelmini da Fazio ci prova in ogni modo a convincere ma riesce soltanto a far insorgere più di prima l’opposizione, secondo cui nel suo intervento ha ripetuto «frasi e slogan triti e ritriti del tutto in contrasto con la realtà».

«Gli insegnanti non sono troppi rispetto al fabbisogno – s’infervora Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd -. Il rapporto alunni-insegnanti era perfettamente allineato alla media europea, se togliamo quelli di religione e di sostegno che altrove pesano sul bilancio di Welfare e Sanità e non dell’Istruzione. Il ministro ora spera di blandire i professori promettendo stipendi migliori dopo averli sterminati – continua la Puglisi -. Invece ha solo trasformato le classi in carri bestiame dove si vive ammassati in violazione delle norme di sicurezza».
«Mente sapendo di mentire – incalza Antonio Borghesi di Italia dei valori -. Il governo ha prosciugato la scuola pubblica, le scuole cadono a pezzi e i tagli sono sotto gli occhi di tutti».
«Sono due anni e mezzo che la ministra va ripetendo sempre gli stessi slogan – aggiunge Mimmo Pantaleo della Cgil scuola – in realtà racconta menzogne, invece di riproporre vecchi slogan mediatici, deve solo dirci se pensa di aver migliorato la scuola o di averla peggiorata. Secondo noi l’ha peggiorata, per gli insegnanti nessun miglioramento, le classi sono piene fino a 30 alunni, i docenti non sono affatto troppi e lei vuole tagliarne altri 18 mila e ridurre di 45 mila il personale Ata in tre anni».

Mariolina Iossa

Le affermazioni del ministro Gelmini sono suffragate an­che da quanto riporta la Ragio­neria Generale dello Stato nel Conto della pubblica ammini­strazione. Nel 2009 il compar­to Istruzione con un milione e 74mila addetti ha rappresenta­to il 32,4% del totale dei dipen­denti pubblici. Tra questi lavo­rano, a tempo indeterminato e determinato, 832mila inse­gnanti e 231mila unità di perso­nale a.t.a. (assistenti e bidelli). Il costo del loro lavoro nel 2009 si è attestato a 45,6 miliardi di euro, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. La scuola assorbe il 27,1% del­le risorse statali. Le retribuzio­ni medie annue sono passate da 26.500 euro nel 2007 a 30.500 euro nel 2009.

Le contestazioni dei detrat­tori dell’attuale governo rap­presentano, perciò, un autenti­co falso. «La spesa nella scuola è aumentata del 30% negli ulti­mi 10 anni», ha aggiunto Gel­mini precisando che «sono quasi 200mila i bidelli, vengo­no spesi 600 milioni per le im­prese di pulizia, ci sono più bi­delli che carabinieri per avere delle scuole sporche».

Ecco perché la scuola «deve tornare a essere un ascensore sociale» ma per farlo «bisogna cambiare le regole» e «bisogna pensare che serve agli studen­ti e non agli insegnanti». Le ca­renze strutturali alle quali por­re rimedio, infatti, sono tante. «Oggi – ha chiosato – non pos­siamo dire che il nostro Paese è egualitario: c’è il divario Nord-Sud, c’è la fuga dei cer­velli all’estero» e tutto ciò che possa far compiere un salto in avanti è bene accetto. Come l’avvento dei privati nel siste­ma universitario. «Non c’è nul­la di male – ha rimarcato – se i privati entrano nei consigli di amministrazione delle univer­sità. Bisogna superare la con­trapposizione tra pubblico e privato».

L’ennesima piazzata della si­nistra, mascherata da manife­stazione a difesa della Costitu­zione, perciò si fonda «su un presupposto sbagliato» per­ché «da questo governo non c’è stato nessun attacco alla scuola pubblica». Anzi, ha os­servato Gelmini, «molti di quelli che sono scesi in piazza in difesa della scuola pubbli­ca, mandano i figli a quella che loro chiamano scuola privata e lo trovo un po’ incongruen­te ». Chissà se ai vari Santoro, Melandri & Moretti saranno fi­schiate le orecchie…

Redazione online

Gelmini: «Più bidelli che carabinieri, ma aule sporche»ultima modifica: 2011-03-14T10:30:00+01:00da
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