Da Tokyo a Firenze. Tre aerei tra mercoledì e giovedì porteranno via i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino dal Giappone
FIRENZE – Il Maggio Musicale Fiorentino è in trappola a Tokyo da venerdì 11 marzo, quando la prima scossa di terremoto che poi ha provocato lo tsunami, ha colto l’Orchestra e il Coro durante le prove della tournèe per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Da quel giorno è cominciato l’incubo per i 302 orchestrali che, in un primo momento, hanno continuato il tour e sono andati in scena per due volte, per poi sospenderlo, su indicazione del sindaco Matteo Renzi e della sovrintendente Francesca Colombo, lunedì. Ma adesso l’emergenza si fa sempre più grande. I lavoratori del Maggio sono tra i pochissimi italiani rimasti ancora a Tokyo e la paura è per il nucleare e le radiazioni. Da lunedì è cominciato il tentativo del Comune e del Teatro per il rimpatrio, che per ora si scontra con le decisioni del Governo, che non dichiara lo stato di emergenza. Ma dalla Camera il ministro degli Esteri, Franco Frattini dice: «Ho confermato al sindaco di Firenze che giovedì un volo è già programmato per imbarcare tutto il gruppo del Maggio musicale fiorentino e riportarlo in Italia dal Giappone: non ci sono stati problemi e non ce ne saranno».
Il ministro fa riferimento ad uno dei tre voli previsti che non sono di Stato, non avendo il governo dichiarato lo stato di emergenza per i nostri connazionali in Giappone. Il primo, un volo ordinario è previsto per mercoledì mattina e riporterà a casa 19 tra coristi e tecnici (dovrebbe atterrare in Italia tra mercoledì notte e giovedì mattina). Il secondo, un charter della Korean Airlines, partirà mercoledì con arrivo a Pisa. A bordo ci saranno 213 persone, il Comune ha anticipato 400 mila euro. All’inizio era previsto uno scalo in Cina per permettere all’Orchestra di continuare la tournèe, ma sarebbe stato deciso di far rientrare tutti in Italia. Si valuterà poi, se è il caso di andare in Cina e proseguire lo spettacolo. Il terzo, ancora un charter, giovedì riporterà a Firenze 43 persone. La Farnesina, in questa occasione non ha brillato in tempestività come riporta una nota del Maggio: «L’Unità di crisi della Farnesina e l’Ambasciatore italiano a Tokyo continuano a non ritenere la situazione di emergenza tale da giustificare l’evacuazione immediata». Cosa che l’ambasciatore ha fatto solo martedì rivolto agli italiani che abitano in Giappone. È stata inoltre approvata la richiesta di controlli sanitari per tutti i lavoratori al momento del rientro. Il sindaco ha assicurato: «Li riporteremo in Italia entro 48 ore», nel frattempo è stata approvata la costituzione di un ufficio provvisorio all’interno del Teatro Comunale grazie al quale i familiari saranno informati minuto per minuto della sorte dei loro cari.
Renzi ha dovuto anche fronteggiare la platea del teatro Comunale, una plateastranamente popolata non dal pubblico delle grandi occasioni ma da una preoccupata e arrabbiata cordata di parenti, che si sono ritrovati per fare il punto con il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. I familiari sono in pensiero per i rischi che stanno correndo i loro cari ancora ostaggio di un Giappone alle prese con terremoto, emergenza post tsunami e soprattutto un altissimo rischio contaminazione dovuto alle diffuse centrali nucleari, nelle quali ora dopo ora si riscontra un pericolo sempre maggiore di diffusione delle radiazioni. Dopo un’assemblea mattutina che ha visto i familiari discutere tra di loro (insieme a due tra le prime persone rimpatriate), esternando ciascuno le proprie ragioni e i propri punti di vista, nel pomeriggio di martedì è stata la volta del confronto con il sindaco, che ha tentato di rassicurare i presenti.
«Abbiamo scelto di dichiarare conclusa la tournée in Giappone – ha detto Renzi – e stiamo approntando tutto per mettere i voli a disposizione per il rientro». I primi a partire saranno 19 coristi diretti in Italia, subito dopo toccherà ad altri 43 lavoratori e infine al gruppo più grosso, quello di 213 tra tecnici e orchestrali, che verranno imbarcati su un aereo che farà scalo a Shanghai prima di rientrare in Italia, per permettere all’orchestra di andare avanti con le tappe della tournée previste in Cina. Un’assurdità per i parenti presenti in sala che urlano a gran voce il rimpatrio istantaneo di tutto il corpus del Maggio. «Questo non è rispetto», grida qualcuno dalla platea. «Se fosse capitato a uno dei suoi figli o a sua moglie a quest’ora si sarebbe già attivato». Tra i tanti che rimproverano al primo cittadino scarso tempismo e quelli che tentano di capire se e quando qualcosa sarà fatto, c’è anche chi racconta che «Il medico del Maggio ha affisso un ordine nella bacheca dell’albergo suggerendo vivamente a tutti di evitare di uscire per il rischio contaminazioni». Un’altra signora spiega poi che nonostante questo invito «l’Orchestra ha dovuto lasciare l’hotel per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare e da bere visto che i rifornimenti interni erano ormai ridotti al minimo. Come fa lo stato italiano a non considerarla un’emergenza? E cos’è questa allora?».
Nel frattempo, da Roma, dice la sua anche il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che ha espresso la sua la solidarietà in merito alla vicenda inviando una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi «Onorevole Presidente, siamo a sottolinearLe – si legge nella lettera – le nostre preoccupazioni per i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino che sono bloccati in un hotel a Tokyo anche per il colpevole ritardo con cui le Amministrazioni interessate hanno deciso il loro rientro. Permettere a quei lavoratori di rientrare nel nostro Paese è un’urgenza improcrastinabile di cui non si possono far carico le Autorità giapponesi, impegnate nei drammatici problemi conseguenza dello tsunami e del terremoto». E ancora: «Siamo certi che capirete l’urgenza, la preoccupazione e lo sconvolgimento di quei lavoratori che non possono essere abbandonati dalle nostre Autorità». Immediata la replica dell’assessore alla cultura Giuliano da Empoli: «Spiace dover constatare lo sciacallaggio della segretaria generale della Cgil che per avere qualche iscritto in più tra i lavoratori del Maggio musicale fiorentino non esita a parlare a sproposito. Il Comune di Firenze è l’unico Ente che ha deciso, autonomamente, di interrompere la tournee in modo da far allontanare dal Giappone i circa 300 membri del Maggio musicale fiorentino».
«Grazie a dio sono partito subito». Stefano Cerri, contrabbassista del Maggio musicale fiorentino, ora è a Firenze. È stato tra i primi quattro della delegazione «giapponese» dell’Orchestra fiorentina a tornare da Tokyo. Lunedì sera sono arrivati a Fiumicino anche i componenti del secondo gruppo di «transfughi»: «Non c’erano le condizioni per proseguire, con l’ansia dei familiari in Italia e le scosse di terremoto che continuavano a susseguirsi e il rischio radiazioni», ha raccontato Irida Dragani, corista italo-albanese. Con lei c’era anche Graziella Saldarelli, del personale tecnico. Irida è anche preoccupata per la figlia: «Ha un anno, non potevo correre rischi che avrebbero potuto coinvolgere la bambina» . La sua compagna di viaggio lo è anche per la pioggia: «Oggi (ieri ndr) a Tokyo è piovuto — ha raccontato Saldarelli — chi sa come era quella pioggia» .
Ma non sono le uniche preoccupazioni. Dal loro racconto, l’ipotesi di provvedimenti contro chi avesse scelto di tornarsene (prima della decisione presa dal sindaco Matteo Renzi e dalla sovrintendente Francesca Colombo) erano reali: «Noi siamo tornate e adesso speriamo che non ci siano problemi per il nostro posto di lavoro. Perché a Tokyo ci è stato intimato: se volete tornare potete farlo, ma state abbandonando il posto di lavoro». Cerri spiega così il suo ritorno: «Mi mancavano le forze, non ce la facevo più» . Si è comprato il biglietto «da solo» racconta ancora emozionato. Ma perché andar via subito? «C’era un’altalena di informazioni che creavano confusione: ho deciso, no, voglio andare via. La mia era un’idea ben precisa» . Ma c’era anche chi voleva restare, e lui, dice Cerri, li capisce: «Tutti sentivano la tensione per una tournée così importante. Ma così vanno in secondo piano le persone…» .
Racconto simile a quello di Irida: «La situazione era tragica — spiega — il terremoto ci ha sorpreso mentre ci accingevamo ad andare alle prove, è stato terribile, se fosse successo in Italia non sarebbe rimasto in piedi neppure un edificio. Avevano paura anche i giapponesi, che pure a queste situazioni sono abituati e hanno un autocontrollo incredibile. Poi, dopo l’ansia e la paura, una pressione psicologica incredibile. Davvero non c’erano le condizioni per poter andare avanti» All’aeroporto di Tokyo, racconta il contrabbassista Cerri, ad attenderlo c’erano già i responsabili dell’ambasciata italiana. «Ci hanno assistito per la partenza. E anche loro ci hanno consigliato: andate via, andate via subito» . E anche i giapponesi con cui ha potuto parlare «ci hanno detto che comprendevano il nostro gesto: fate bene» .
Alessandra Bravi
Ludovica Zarrilli