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Altri attacchi su Tripoli, il governo libico: «Misurata è libera, molti morti a Sirte». Parigi s’impunta, la coalizione va in crisi L’Italia: «Senza Nato comando separato»

Voci sulla morte di Khamis, figlio del raìs. La coalizione ha colpito l’aeroporto di Sirte. Il governo libico: «in questo raid molte vittime tra i civili». Maggioranza divisa, la Lega si smarca: «MA niente ostacoli». Il governo invoca l’Alleanza. Usa: pronti a passare le consegne. Berlusconi: «Nostri aerei non spareranno»

TRIPOLI – La guerra in Libia non si ferma ma si complica, almeno sul piano politico, perché si è aperta una discussione interna alle forze della coalizione internazionale su come gestire il comando delle operazioni. Mentre il governo di Gheddafi ha comunicato di aver ripreso il controllo di Misurata, Tripoli è tornata sotto attacco. Alle 20.05 il fuoco della contraerea ha aperto il fuoco tentando di contrastare i raid aerei. Secondo testimoni oculari sarebbe stata bombardata la zona del porto e sono state viste fiamme alzarsi subito dopo le esplosioni mentre non risulta colpita la caserma di Bab el Azizia, residenza del Colonnello. La coalizione ha colpito anche altri porti e lo scalo aereo di Sirte. Lo afferma il portavoce del governo libico comunicando che i raid hanno causato molte vittime anche tra la popolazione civile.

TERZO GIORNO DI GUERRA – Le forze lealiste libiche, dopo gli attacchi aerei autorizzati dall’Onu si sono definitivamente ritirate da Bengasi. Lo ha detto un funzionario della sicurezza nazionale Usa. Il funzionario, che ha preferito rimanere anonimo, ha spiegato che le avanzate delle forze di Gheddafi contro Bengasi, Ajdabiya e Misurata «si sono fermate» come conseguenza dell’azione militare delle forze Usa ed europee iniziata sabato. Ma le forze del Raìs restano attive. E gli Stati Uniti, ha aggiunto il funzionario, non credono che il leader libico rispetti la promessa di un cessate il fuoco. Secondo la tv al Jazeera, le forze fedeli a Gheddafi hanno bombardato per diverse ore Zintan, nella Libia occidentale.L’operazione «Odissey Dawn» è così giunta al terzo giorno e ha visto per la seconda volto l’impiego diretto di aerei italiani tra i quali anche due F16, un elicottero e tre caccia di tipo Tornado. Fino ad ora però nessun velivolo italiano avrebbe lanciato missili. «Domenica sera nella missione condotta in Libia abbiamo solo pattugliato la zona nei pressi di Bengasi ma non abbiamo ritenuto di lanciare i missili contro i radar» aveva detto infatti Nicola Scolari, 38 anni, uno dei tre piloti che aveva partecipato alla missione italiana contro la Libia. Secondo l’ammiraglio americano Mike Mullen, capo degli Stati maggiori riuniti Usa la prima ondata di attacchi ha permesso di stabilire la no-fly zone sulla Libia. E’ poi iniziata la seconda fase, quella che prevede l’attacco alle forze di rifornimento delle truppe del Colonnello Gheddafi..

SCUDI UMANI – Il regime libico avrebbe agito usando mezzi non convenzionali. Il Regno Unito ha detto che una delle proprie missioni di bombardamento sulla Libia è stata annullata domenica per evitare di fare vittime tra i civili. «Riteniamo che un numero indefinito di civili si siano spostati nell’area che intendevamo prendere come obiettivo», ha riferito il ministero della Difesa inglese. La televisione di Stato libica ha affermato che i sostenitori di Gheddafi si sono diretti verso gli aeroporti per fungere da scudi umani. Una notizia quest’ultima confermata anche dagli insorti.

VITTIME – Intanto c’è un primo bilancio del conflitto sul campo tra le forze del Colonnello e gli insorti. Sono oltre 8.000 i ribelli rimasti uccisi dall’inizio della rivolta al regime libico Gheddafi. «I nostri morti e martiri sono più di 8.000», ha detto a Sky News il portavoce del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, Hafiz Ghoga, che ha anche criticato gli appunti mossi domenica dal Segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, ai bombardamenti lanciati dalla comunità internazionale in Libia. Un portavoce del governo francese ha invece detto di non avere informazioni sul fatto che civili siano rimasti uccisi negli attacchi sulla Libia da parte della coalizione.

Khamis Gheddafi (al centro con divisa e mostrine rosse) (Archivio Corsera)

GIALLO SULLA MORTE DI KHAMIS GHEDDAFI – In giornata sono anche circolate voci circa la morte di Khamis Gheddafi, figlio del colonnello Muammar, che sarebbe deceduto domenica a Tripoli. Secondo quanto ha annunciato il sito dell’opposizione libica «Al-Manara», Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi, quando un pilota dell’aviazione libica passato con l’opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui nei pressi della caserma di Bab al-Aziziya, nel centro di Tripoli. La notizia non è stata ancora confermata, ma sta già facendo il giro dei media arabi. Khamis Gheddafi era a capo di una delle brigate del regime impegnate a combattere contro gli insorti. Sesto dei figli del colonnello, aveva il grado di capitano dell’esercito ed era responsabile del reclutamento e dell’addestramento dei soldati mercenari africani.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, alla riunione dei responsabili della politica estera dei Paesi Ue a Bruxelles (Ap)

ROMA – Da «volenterosi» a grandi «litigiosi». A tre giorni dal via alle operazioni militari contro i punti nevralgici della difesa di Muammar Gheddafi, la coalizione ha cominciato a perdere i pezzi. A dividere i governi è la questione della leadership delle operazioni della missione ‘Odyssey dawn’ finora condotte sotto il comando di Usa, Francia e Gran Bretagna. L’Italia reclama il passaggio in tempi rapidi della catena di comando sotto l’ombrello della Nato. In caso contrario, minaccia di riprendere il controllo delle sette basi militari messe a disposizione della coalizione e di provvedere a un «comando separato», secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini.

LA FRANCIA TENTENNA– Per tutta la giornata, però, Parigi ha tenuto una posizione inamovibile. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha dichiarato che «nei prossimi giorni l’alleanza è pronta a venire in sostegno della coalizione», ma non ha mai pronunciato la parola coordinamento e ha ribadito che le operazioni sotto bandiera Nato non sarebbero le benvenute dai Paesi arabi. «Siamo in un’operazione voluta dalle Nazioni Unite, portata avanti da una coalizione ad hoc, e alla quale la Nato potrebbe eventualmente portare il suo sostegno», ha rincarato il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero della Difesa. «Per il momento, tenendo conto che c’è già una coalizione internazionale formata non solo da paesi europei e membri della Nato, ma anche da paesi arabi, sembra che il sentimento prevalente è che la coalizione continui», ha dato man forte il ministro degli esteri spagnolo Trinidad Jimenez, senza escludere un ruolo di sostegno della Nato.

LA NORVEGIA LASCIA – La querelle ha già provocato i primi danni. La Norvegia ha annunciato la sospensione della sua partecipazione alle operazioni militari (sei caccia F16 dispiegati nel Mediterraneo ) finché non sarà chiarita la questione del comando, come ha chiarito il ministro della Difesa norvegese, Grete Faremo.

USA: PRONTI A PASSO INDIETRO – In precedenza gli Stati Uniti avevano annunciato la riduzione della loro partecipazione alle operazioni e il presidente Obama si è dichiarato pronto al «passaggio delle consegne» all’Alleanza: «La Nato – ha detto – verrà coinvolta nel coordinamento per rispondere alla risoluzione dell’Onu 1973, che ha autorizzato l’intervento in Libia. E sarà una questione di giorni, non di settimane». In realtà, il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha parlato anche della possibilità di un «comando franco-inglese» per poi aggiungere che sarebbe un errore per la coalizione prefigurarsi l’obiettivo di uccidere il leader libico. Anche Obama ha confermato che l’obiettivo delle operazioni è che «Gheddafi lasci il potere» per proseguire le attività».

 

ITALIA: COMANDO SEPARATO – Intanto, la posizione italiana si è fatto netta: senza il passaggio delle operazioni in Libia sotto l’ombrello Nato, il governo considererebbe l’idea di istituire un proprio comando separato per gestire le attività di comando e controllo. Così recita la nota del ministro degli Esteri Frattini. A sostegno della richiesta italiana si sono schierati il Lussemburgo, Belgio, Danimarca e Romania. Per Frattini, «c’è un consenso crescente» tra i partner Ue. «Mi aspetto una decisione tra martedì e mercoledì», ha detto. La Turchia intanto ha bloccato domenica i piani per un’eventuale missione. Il premier turco Tayyap Erdogan ha espresso irritazione per la posizione assunta dalla Francia.

BERLUSCONI E GLI AEREI ITALIANI – Nel pomeriggio Berlusconi aveva messo in chiaro: «Il comando delle operazioni in Libia torni alla Nato». E poi: «I nostri aerei non sparano e non spareranno». Infine una nota che appare polemica, sul fronte dell’emergenza umanitaria: «Altri stati facciano la loro parte. Noi i primi a fornire le tende per 12 mila profughi». «Continueremo ad insistere nelle sedi internazionali affinché il cappello dell’operazione passi dalla coalizione alla Nato». Lo aveva già detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del consiglio dei ministri convocato in seduta straordinaria per discutere dell’emergenza libica.

LA RUSSA – La Russa ha invece spiegato che «altri Paesi della coalizione la pensano come noi, ma su questo non c’è una totale condivisione. Per noi la linea di comando della Nato è collaudata, gli assetti sono già prestabiliti e determinati. Il ministro ha poi precisato che l’Italia ha messo a disposizione quattro aerei Tornado per annullare i radar e quattro caccia F16 per scortare i Tornado. I Tornado italiani non hanno effettuato bombardamenti e che d’ora in avanti si cercherà di garantire il massimo riserbo sulle missioni per evitare che le fughe di informazioni. Quanto al voto in Parlamento, chiesto dalla Lega e dalle opposizioni, La Russa ha detto che «non è ancora stato fissato ma non intendiamo sottrarci alla valutazione delle Camere, anche se dal punto di vista giuridico è sufficiente il voto delle Commissioni».

LE DISTANZE DELLA LEGA – L’intervento militare in Libia continua in ogni caso ad essere occasione di divisioni all’interno della coalizione di governo, in particolare con la presa di distanza da parte della Lega Nord. Dopo che sabato Umberto Bossi aveva parlato di un’Italia «brava a prenderla in quel posto», a rinfocolare la polemica è un altro ministro leghista, Roberto Calderoli, che se la prende proprio con La Russa: «E’ il ministro della Difesa, non della guerra». Ma lo stesso La Russa, arrivando a Palazzo Chigi aveva minimizzato con i giornalisti: «non vedo grandi divisioni nella maggioranza». E ancora: «Ho viaggiato con Bossi, Calderoli, Maroni. Ci sono sensibilità diverse, ma tengo a precisare che la Lega non ha frapposto ostacoli».

LE OPPOSIZIONI – Un dibattito parlamentare è stato chiesto a gran voce dai capigruppo del Pd di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro: «Lo sviluppo della crisi libica e la portata dell’intervento promosso dalle Nazioni Unite. È necessario che il Parlamento nel suo plenum possa confermare il sostegno alla posizione del nostro Paese con una piena assunzione di responsabilità». E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: «La confusione italiana regna nel cielo. Noi siamo disponibili a che l’Italia partecipi nei limiti del mandato Onu, non con i cosiddetti “volenterosi” che hanno solo lo scopo di fare in fretta e furia una soluzione che dà soltanto preoccupazioni ulteriori». Dubbi arrivano dalla Destra, formazione ormai nell’area del governo: «Questa Sarkowar mi convince sempre meno – ha scritto il leader Francesco Storace. Roberto Formigoni ha preso le distanze dall’operazione militare. sul suo blog -. Qual è il motivo scatenante del conflitto libico? Perchè si è deciso di partire all’offensiva? I diritti umani? E a quando un conflitto mondiale con cinesi e compagnie? Credo che la partita sia più sporca». E anche

Redazione online

Altri attacchi su Tripoli, il governo libico: «Misurata è libera, molti morti a Sirte». Parigi s’impunta, la coalizione va in crisi L’Italia: «Senza Nato comando separato»ultima modifica: 2011-03-21T23:37:00+01:00da
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