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Francia: Nato non avrà guida politica Frattini: «Serve cessate il fuoco»

Sulle operazioni l’Ok a ruolo tecnico dell’Alleanza Atlantica. Il ministro: «L’Italia deve evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute in Libia»

Aerei militari della coalizione durante l’operazione Odissea all’alba dalla base Nato di Sigonella (Infophoto)

ROMA – Il nodo politico relativo alla catena di comando nella missione libica non è ancora stato sciolto. Resta infatti il dissenso politico tra alcuni partecipanti alla coalizione anti-Gheddafi, soprattutto tra Italia e Francia. La Nato avrà «un ruolo tecnico nelle operazioni in Libia»: ha detto a Parigi il portavoce del governo francese al termine del Consiglio dei ministri. La Nato non eserciterà il «pilotaggio politico» delle operazioni in Libia, ha precisato il ministro Juppé, interverrà come «strumento di pianificazione e di condotta operativa» nell’applicazione di una no-fly zone aerea. In quest’ottica l’Italia, invece, avrà secondo Parigi un ruolo di primo piano nella missione della Nato per il rispetto dell’embargo delle armi, con il comando della componente marittima secondo quanto riferito dal colonnello Massimo Panizzi, portavoce del presidente del comitato militare della Nato, ammiraglio Giampaolo Di Paola.

FRATTINI – A Juppé replica però successivamente il ministro degli esteri Franco Frattini nel suo intervento in Senato. Era «necessario partire con un azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili» ma ora «dobbiamo tornare alle regole con un unica catena di comando unificato alla Nato» ha sottolineato Frattini. Bisogna arrivare ad un comando unificato Nato – ha aggiunto il ministro degli Esteri – perché l’Italia non vuole e deve «evitare il rischio di essere corresponsabile di azioni non volute» in Libia da parte di altri Paesi. « Per l’Italia è necessario giungere quanto prima a un “cessate il fuoco” in Libia per aprire una «fase politica» che abbia come sbocco un «dialogo di riconciliazione nazionale» tra tutte le componenti della società. L’unica precondizione posta dalla comunità internazionale è l’abbandono del potere da parte di Gheddafi» ha detto ancora Frattini. «Non si tratta di fare la guerra, ma di impedire la guerra» ha sottolineato ancora Frattini.

BRUXELLES – E dire che a Bruxelles i rappresentanti dei 28 stati membri dell’Alleanza Atlantica si erano riuniti a lungo per trovare un nuovo schema operativo di comando, che per ora resta un vero e proprio rompicapo. Nonostante l’intesa politica, restano molte le questioni da risolvere. Gli Usa parlano «di ruolo chiave», indicando che la Nato dovrà essere «parte di una struttura di comando internazionale una volta che gli Usa lasceranno» la guida. E indicano come prioritario il coinvolgimento nelle operazioni di paesi che non fanno parte dell’Alleanza, in particolare del mondo arabo. La Francia ha ceduto su questa impostazione, ma con parole che lasciano ampio margine alle ambiguità. Il comunicato stampa dell’Eliseo non parla di un accordo sul «ruolo chiave» della Nato, ma di un accordo «sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione». I francesi insistono sull’idea di un «pilotaggio politico» delle operazioni condotto dai ministri degli Esteri della coalizione: una sorta di «cabina di regia» che includerebbe la Nato insieme agli altri protagonisti. L’incontro, l’ennesimo dopo l’approvazione venerdì scorso della risoluzione 1973 dell’Onu, avviene all’indomani dell’accordo tra Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna per affidare alla Nato il comando delle operazioni. La nuova riunione degli ambasciatori nel quartier generale dell’Alleanza Atlantica andrebbe in questo senso.

EMBARGO – Da Bruxelles inoltre Oana Lungescu, portavoce dell’Alleanza Atlantica spiega che il flusso illegale delle armi verso la Libia non di ferma. «La Nato ha prove e rapporti di intelligence che dimostrano che il flusso illegale delle armi verso la Libia è un’attività che continua». Lo ha detto durante l’incontro stampa a Bruxelles, in cui sono state dettagliate le informazioni sulla missione della Nato partita per fare rispettare l’embargo delle armi.

GERMANIA – Svolta significativa pure del governo tedesco che martedì si era ritirato dalle operazioni Nato nel Mediterraneo. Berlino ha acconsentito a impegnare fino a 300 unità del personale delle forze aeree in Afghanistan (nel quadro delle forze Nato). La decisione dovrà essere approvata dal parlamento venerdì e di fatto rappresenta un appoggio indiretto all’attuazione della no-fly zone sulla Libia. «Per la Nato è un alleggerimento ma è anche un segnale politico della nostra lealtà nei cofronti dell’alleanza», ha dichiarato il ministro della Difesa Thomas de Maiziere parlando alla radio pubblica Deutschlandfunk. La Germania si era astenuta in sede di voto all’Onu sulla risoluzione che consentiva l’istituzione di una no-fly zone sulla Libia. La decisione presa oggi porta a 5.300 il numero dei militari tedeschi impegnati in Afghanistan.

TURCHIA – Via libera all’ intervento Nato solo se di breve durata e con un’ampia base di consenso tra gli Stati arabi. È questa la linea assunta dal governo turco in merito alla crisi libica, dossier rispetto al quale Ankara ha mantenuto fin dall’inizio una linea di autonomia rispetto al resto della comunità internazionale. Mentre Usa e Europa tagliavano i ponti con il regime di Tripoli, il premier turco Recep Tayyip Erdogan riferiva di aver più volte parlato al telefono con il colonnello Muammar Gheddafi e con il figlio Seif al-Islam, chiedendo riforme e la nomina di un presidente gradito al popolo. Il passo successivo potrebbe quindi essere quello di una mediazione con Tripoli finalizzata alla successione. Una carta che Erdogan potrebbe giocarsi grazie agli ottimi rapporti politici ed economici con Gheddafi. Fu proprio il leader libico, nel 2010, a insignirlo del Premio Gheddafi per i diritti umani, in seguito alla netta presa di posizione contro Israele per l’assedio a Gaza. La vicende libiche confermano quindi il ruolo di mediatore che la Turchia va assumendo negli ultimi anni, soprattutto nel grande Medio Oriente e in Nordafrica.

 

Redazione online

Francia: Nato non avrà guida politica Frattini: «Serve cessate il fuoco»ultima modifica: 2011-03-23T18:43:00+01:00da
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