Dopo la fuga a Manduria un centinaio aspetta il treno per raggiungere la Francia. Non si hanno più notizie di due barconi con immigrati somali, eritrei ed etiopi. Le polemiche politiche
In fuga dalla tendopoli di Manduria (Infophoto) |
LAMPEDUSA – «Sono due le imbarcazioni con oltre 400 migranti che hanno comunicato la loro presenza in mare all’Alto commisariato Onu per i rifugiati e all’agenzia Habeshia, di cui da giorni si sono perse le tracce». Lo afferma la portavoce in Italia dell’Unhcr, Laura Boldrini, che torna a lanciare un appello affichè vengano intensificate le ricerche. «La prima è un gommone con circa 68 persone a bordo – prosegue l’esponente dell’Unhcr – partito il 25 marzo dalla Libia; il secondo un barcone, con oltre 330 persone, partito il 22 marzo sempre dalla Libia. Su entrambe le imbarcazioni ci sarebbero persone di varie nazionalità, in particolare eritrei, somali ed etiopi». Boldrini sottolinea che «i parenti angosciati continuano a chiamare perché non hanno più ricevuto notizie sui loro congiunti e molte sono le e-mail che giungono all’Unhcr da diversi paesi europei dove risiedono parenti e amici delle persone disperse». «L’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati – conclude la portavoce – chiede uno sforzo nelle attività di ricerca e soccorso a tutti i mezzi navali, militari e commerciali, presenti nel Mediterraneo allo scopo di localizzare queste imbarcazioni. In passato – ricorda – è stato possibile salvare migranti e richiedenti asilo alla deriva anche dopo venti giorni».
TRAGHETTI – Intanto a Lampedusa, tra mille difficoltà, la vita continua. Sabato riprenderanno gli imbarchi degli oltre 3.700 immigrati tunisini sulle navi messe a disposizione dal governo per l’evacuazione dall’isola. Il forte vento di ponente che da due giorni spazza l’isola, secondo le previsioni questo pomeriggio dovrebbe infatti calare, rendendo possibile l’operazione di spola delle motovedette dalla terraferma alla nave «Superba», all’ancora di fronte Lampedusa. Sul traghetto della flotta Grimaldi saliranno più di 2mila persone. Dopo la ripartenza, vuote, delle navi T-Link e Clodia, per le 12 di sabato è atteso l’arrivo di un’altra nave messa a disposizione dalla Tirrenia, che caricherà altri 1500 immigrati. Intanto sul molo del porto lampedusano centinaia di immigrati bivaccano ancora senza un riparo. Venerdì i tunisini, che due giorni fa avevano protestato per i ritardi nei trasferimenti e per le condizioni in cui sono tenuti nell’area vicina al porto, hanno avuto la rassicurazione sul fatto che sabato tutti saranno imbarcati, e che le navi non li riporteranno in Tunisia.
MANDURIA – Sono un centinaio, molti dei quali nascosti tra le carrozze dei treni in sosta e nei pressi della stazione ferroviaria di Taranto, gli immigrati che sabato mattina aspettano il treno delle 7,20 per Roma Termini. Tutti pronti a partire, controllati a vista solo da tre poliziotti. Intanto dopo che venerdì sera erano stati imbarcati a bordo dei bus e trasferiti nel campo di palazzo San Gervasio, circa 500 migrati, in maggioranza tunisini, sono giunti nella tendopoli allestita da due giorni in provincia di Potenza, e sono già stati sistemati nelle tende dove hanno trascorso la notte. Gli immigrati sono giunti alla tendopoli su 10 pullman partiti da Taranto divisi in tre gruppi. Infreddoliti e con una grande stanchezza in corpo, in fila indiana hanno raggiunto le loro tende. I 100, invece che sono stati destinati a Manduria, hanno raggiunto la località pugliese poco dopo la mezzanotte. Il gruppo di 600 persone era giunto al porto di Taranto a bordo della nave «Catania» intorno alle 15 di venerdì pomeriggio. Gli immigrati hanno protestato per tutto il pomeriggio perché volevano essere sbarcati, ma, a quanto si apprende, dalla prefettura tardava ad arrivare l’autorizzazione per la partenza. La situazione si è rasserenata dopo le 20 quando a bordo sono arrivati i viveri. Le operazioni di sbarco sono partite intorno alle 22 con la nave circondata da agenti in tenuta antisommossa. Momenti di tensione si sono registrati anche alla stazione ferroviaria di Taranto per l’arrivo di circa 300 migranti giunti in città con un treno proveniente da Oria. Gli immigrati sono scesi dal convoglio regionale e hanno cercato di salire su treni diretti al Nord. Per impedire la fuga di massa, in stazione sono arrivati gli uomini delle forze dell’ordine che hanno cercato di riportare i migranti al campo di Manduria a bordo dei bus. Ma un centinaio sono fuggiti e si sono dispersi per la città. Sale la tensione anche a Manduria dove aumentano le proteste da parte dei residenti. Decine di cittadini di Oria e Manduria si sono riversati ieri davanti ai cancelli della tendopoli allestita la scorsa settimana sulla provinciale Oria-Manduria. Nel campo sono arrivati rinforzi delle forze dell’ordine. Ai 350 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, si sono aggiunti altri 150 uomini giunti ieri per garantire la massima sicurezza agli ospiti e ai cittadini. Ma le fughe di massa non si fermano nemmeno davanti alle uniformi. Nel campo c’è una situazione di grande confusione. Il traffico sulla provinciale è congestionato dai mezzi delle forze del’ordine e dei residenti. Alcuni cittadini hanno portato indumenti e medicinali da destinare al campo.
MANTOVANO – Intanto fino a che la scelta di concentrare gli immigrati tutti al sud non sarà modificata, Alfredo Mantovano non cambia idea: non ritirerà le sue dimissioni da sottosegretario al ministero degli Interni. «Credo ci sia stato un eccesso di tasso ideologico nella linea adottata – ha detto Mantovano in una intervista al Corsera – La linea del «Foera di Ball». Che significa tutti al sud. Cosa che ritengo inaccetabile. Perchè il capo dello Stato ha chiesto che, soprattutto nell’emergenza, il carico vada ripartito fra tutti. Ma anche perchè da 20 anni il maggior peso lo sopportano Sicilia, Puglia e Calabria». «Giovedi – ha proseguito riferendosi al giorno in cui ha presentato le dimissioni – mi sarebbe bastato che due delle navi che arrivavano da Lampedusa fossero andate al Nord. Fino al 17 marzo tutti parlavano di Unità d’Italia, 15 giorni dopo la questione si archiviava nella gestione dell’emergenza». E la situazione di quei giorni non pare essersi modificata. «Non registro nessun dato concreto. Non sto a gufare. Faccio in bocca al lupo al premier e al ministro che il flusso si arresti. Ma finora sono arrivati 20mila clandestini. Ed è ragionevole prevedere che continui anche dopo la firma di eventuali accordi».
LE REGIONI – Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sospende la disponibilità all’accoglienza finchè non verrà fatta chiarezza da parte del governo. «Non mi piace passare per fesso», dice a Repubblica a proposito della lite con il ministro Roberto Maroni e spiega: «Appena ho detto che Torino era disponibile a fare la sua parte, dalla prefettura sono partiti con picchetti e tende. Senza garanzie e senza impegni. Per questo ho bloccato tutto». «Ho capito – aggiunge Chiamparino – che Maroni non era in malafede ma non ci sto a fare la parte di quello che accetta di accogliere persone in difficoltà per poi scoprire che si vuol fare un centro di espulsione a cielo aperto». «La politica -osserva- non si fa con le chiacchiere, e nemmeno con la demagogia». E questo dovrebbe averlo capito anche il governatore leghista Roberto Cota. «Mi ha detto – racconta Chiamparino – che non è contrario a far arrivare i clandestini in Piemonte. Evidentemente di fronte ai problemi concreti la demagogia finisce quasi sempre per mostrare le gambe corte».
Redazione online