Per il presidente della banca centrale europea c’è rischio di crescita dell’inflazione. Aumento di un quarto di punto. Trichet: anche con il rialzo deciso oggi restano bassi. L’Italia nei prossimi tre-quattro anni “può tornare a generare un surplus primario, il passo è vicino e non ci sono cambiamenti brutali da fare”. La fotografia scattata da Moody’s all’economia italiana è positiva è smetisce il catastrofismo di certi analisti italiani.
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Jean Claude Trichet (Ap) |
BRUXELLES – La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi d’interesse di un quarto di punto, portandoli all’1,25%. Rialzati dello 0,25% anche i tassi di deposito e quelli marginali. È la prima stretta monetaria varata dal Consiglio direttivo da metà del 2008 ed era ampiamente prevista dal mercato. La Bce ha aumentato anche il tasso marginale, dall’1,75% al 2% e ha fissato quello sui depositi allo 0,5%.
DECISIONE – La decisione della Bce di alzare i tassi riflette le «attuali condizioni molto accomodanti» della politica monetaria. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, spiegando che vi sono «rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi». La Bce dovrà quindi «monitorare molto attentamente» tutti gli sviluppi della situazione economica a partire dall’inflazione ha aggiunto Trichet, utilizzando un linguaggio che potrebbe preannunciare nuovi rialzi dei tassi in arrivo dopo quello di oggi. Trichet ha evocato infatti il rischio di «ulteriori rialzi» dei prezzi energetici. Trichet ha spiegato poi che anche con il rialzo deciso oggi i tassi di interesse dell’area euro «restano bassi» e favorevoli all’attività economica.
CODACONS – L’aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce secondo il Codacons «produrrà una stangata per le famiglie italiane, che stanno pagando un mutuo a tasso variabile, mediamente pari a 204 euro all’anno, pari 17 euro al mese». Per il Codacons l’aumento del tasso di riferimento ed il conseguente aumento del costo dei mutui «metterà in difficoltà con il pagamento delle rate almeno 30.000 famiglie che attualmente riescono ad onorare ancora i loro debiti. Insomma, è la fine di un periodo positivo per le famiglie che avevano contratto mutui a tasso variabile». Per il Codacons si tratta di una misura che la Bce «è stata costretta a prendere per colpa dei governi europei che non hanno preso misure antinflazionistiche di politica fiscale, demandando alla sola politica monetaria il controllo dei prezzi».
ORO – Intanto, dopo la decisione della Bce, l’oro ha toccato un nuovo record. Il prezzo del metallo giallo ha toccato un picco di 1.464,80 dollari all’oncia.
BCE – Smentiti i catastrofisti e le Cassandre. Lo Stivale è un passo dal baratro economico? Tutte balle. L’Italia nei prossimi tre-quattro anni “può tornare a generare un surplus primario, il passo è vicino e non ci sono cambiamenti brutali da fare” e “il Governo dovrebbe essere in grado almeno di stabilizzare se non ridurre il debito pubblico, anche in uno scenario prudente che ipotizza saldi primari non molto alti (tra l’1 e il 2%) e una crescita economica moderata (al massimo al 3%). È la visione degli analisti di Moody’s sul nostro paese e la spiegazione dell’outlook stabile assegnata al rischio sovrano (rating Aa2) che non vede per l’Italia il rischio di contagio. Dopo i declassamenti di Portogallo (il 5 aprile è stato portato da A3 a Baa1 ed è ancora sotto osservazione con implicazioni negative) e Grecia (il 7 marzo lo ha tagliato da Ba1 a B1 con outlook negativo) ci si chiede se ci sia un rischio di contagio e se l’Italia potrebbe essere coinvolta. “C’è un rischio contagio – spiega Alexander Kockerbeck, l’analista responsabile del rating sull’Italia – quando c’è una storia concreta di rischi che in Italia non c’è”. “Finora non vediamo deterioramenti nel modello economico italiano – aggiunge – anche se sappiamo che la crisi è costata 6-7 anni di crescita, si riparte ora dai livelli del 2004”. “La crescita economica – sottolineano gli analisti di Moody’s spiegando la metodologia che porta all’assegnazione di un rating – ha un significato chiave per un paese ad alto debito, riguardo la sua sostenibilità e la capacità di rientro”. La forza della struttura economica è il principale dei 4 fattori presi in considerazione per assegnare un rating (forza delle istituzioni, della finanza pubblica e rischio di eventi ’bombà). Quella italiana è valutata, in una scala che va da molto bassa a molto alta, al livello più alto per la sua grandezza e diversificazione. Moody’s inoltre prevede, in uno scenario base, che le entrate da usare per pagare gli interessi del debito si attestino nei prossimi tre-quattro anni (fino al 2014) intorno al 10% e non si attendono un’esplosione dei costi come in altri paesi. Se il costo dovesse salire tra l’11 e il 12% allora verrebbe monitorata la capacità del governo di rientro del debito mentre se arrivasse al 13% (come nello stress test più impegnativo) l’outlook potrebbe non essere più stabile. L’agenzia di rating ricorda che «l’Italia non è stata in prima linea durante la crisi finanziaria globale grazie al suo sistema bancario meno esposto, alla vigilanza di Bankitalia che ha impedito il crearsi di un sistema bancario ombra e alle minori risorse pubbliche messe a sostegno del settore finanziario (solo l’1,3% del pil mentre in Gran Bretagna ne è stato utilizzato il 51,9%, in Spagna il 32,2% e in Germania il 20,6%)». Anche quando la crisi finanziaria si è trasformata in crisi del debito pubblico l’Italia è stata meno esposta.
Redazione online