DOPO LE PAROLE DI MARCEGAGLIA. L’accusa di Marchionne: «C’è mancanza di coesione»
L’ANNUNCIO – Marchionne ha anche annunciato l’inevitabile avanzata nel capitale Chrysler: «A giorni saliremo al 30%. È questione di giorni, mancano solo pochi dettagli, non dipende da noi potremo chiederlo anche domani». Mentre per raggiungere il 51% del gruppo Usa, Marchionne ha detto: «Non so se ce la farò quest’anno, l’intenzione c’è. Dipende se riusciremo a rifinanziare il debito con il governo». Un annuncio che ha avuto immediate ripercussioni in Borsa, con la Fiat che è così risalita dai minimi toccati nei giorni scorsi. Il titolo, in difficoltà con tutto il comparto dopo i decisi cali alla borsa di Tokyo a causa dei ritardi nella ripresa delle produzione dopo il sisma e del giudizio sell emesso da Citigroup su Toyota, rimane venduto e perde l’1,06% a 6,53 euro per azione, in parziale recupero dai minimi, quando aveva sfiorato una perdita dell’1,4%. Marchionne ha anche confermato che il marchio Alfa Romeo sbarcherà negli Usa nel 2012, smentendo così indiscrezioni che volevano uno slittamento di un anno.
LA BERTONE – Marchionne ha poi ricordato che per raggiungere un’intesa sulla ex Bertone «ci sono pochi giorni» o salta tutto. «Non possiamo creare due stati nella Fiat. Bisogna trovare un accordo». Per l’ad non sono prevedibili margini di compromesso e a suo parere non c’è alcuna situazione di impasse: «Fiat è stata di una chiarezza incredibile. Abbiamo un contratto che è stato votato dalla maggioranza e approvato dalla maggioranza dei dipendenti». «I piani alternativi – ha proseguito Marchionne – ci sono, li abbiamo sia in Italia sia altrove. Preferirei fare la vettura in Italia, sono ottimista sul fatto che la vettura si possa fare nel nostro Paese». Sull’amministrazione straordinaria l’ad ha concluso dicendo: «Non ho altre idee per il momento». Quanto alla Fiom si è limitato a dire: «Lascio giudicare ai dipendenti della ex Bertone. Sarebbe un vero peccato per loro. Ognuno è libero di fare le proprie scelte».
LA CORREZIONE DI ROTTA – In tarda mattinata, Marchionne ha poi corretto il tiro: «Il governo ha fatto quello che poteva. Il ministro Sacconi ha fatto il massimo in quelle condizioni, ha cercato di inquadrare il discorso nel modo giusto. Quindi in questo senso non siamo stati soli». E anche i sindacati non sono stati completamente contrari: «C’è stata una parte del sindacato – ha spiegato – che ovviamente ci ha appoggiato. Bonanni, Angeletti e altri hanno capito l’importanza della nostra mossa e ci sono stati vicini. È il sistema che continua a costringere la Fiat a difendersi per il suo piano di investimenti nel Paese. Lo trovo assolutamente ridicolo e strano, non mi è mai successo niente del genere nella vita, in questo senso siamo soli, spero che non succeda con altri investitori stranieri che vengono in Italia, cerchiamo piuttosto di incoraggiarli anziché maltrattarli».
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