RIPRESI I LAVORI A MONTECITORIO. L’APPELLO DI BAGNASCO AI PARTITI: «Serve più serenità». Approvato l’articolo 3, «cuore» del provvedimento. Giachetti (Pd) attacca Fini: «È il peggiore dei presidenti»
Il deputato del Pd Roberto Giachetti mentre discute con Gianfranco Fini (Ansa) |
ROMA – La lunga maratona alla Camera sul processo breve si avvia alla conclusione. E a Montecitorio arriva il primo sì alla norma sulla prescrizione breve per gli incensurati, «cuore» del provvedimento. Proprio questa parte aveva provocato le polemiche più accese tra gli schieramenti. Il voto finale si terrà probabilmente intorno alle 20.30. Al momento in Aula si susseguono le votazioni a raffica sugli emendamenti: la presenza della maggioranza e dei rappresentati del governo è massiccia mentre l’opposizione «abbraccia» la piazza. Davanti a Montecitorio c’è infatti il sit-in del Popolo Viola: i manifestanti innalzano i cartelli di protesta, i parenti delle vittime delle stragi di Viareggio e del terremoto de L’Aquila annunciano la loro presenza e rappresentanti di Pd, Idv e Fli si fanno vedere tra i dimostranti.
L’ARTICOLO 3 – L’articolo 3, modificato da un emendamento del relatore Maurizio Paniz, riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati passando da un quarto a un sesto della pena edittale. Si applica ai processi che non sono ancora giunti a sentenza di primo grado. Non riguarda i reati di grave allarme sociale: terrorismo e mafia, ad esempio. Contro questa norma hanno tuonato le opposizioni, sostenendo che è l’ennesima legge ad personam applicabile al processo Mills, in cui è imputato il premier Silvio Berlusconi.
LA PROTESTA – «Perché, per salvare un uomo solo, lasciate impuniti assassini, stragisti e violentatori?» è uno dei messaggi che il popolo viola porta in piazza a Montecitorio. Fuori dall’edificio che ospita la Camera, Daniela Santanchè è stata oggetto di aggressioni verbali «Venduta, vergogna, fai il bunga bunga». E poi insulti pesanti con l’offerta di dieci euro corredata dalla frase «prenditi pure queste».
ATTACCHI A FINI – Dopo la seduta notturna di martedì, polemiche e ostruzionismo hanno tenuto banco anche durante la seduta di mercoledì mattina. Il Pd, con Roberto Giachetti, ha duramente attaccato il presidente della Camera Gianfranco Fini definendolo «il peggiore presidente per l’opposizione» per via delle sue decisioni sui tempi a disposizione della minoranza. Subito dopo l’attacco di Giachetti, è intervenuto Pier Ferdinando Casini a difesa del leader di Montecitorio: «Inaccettabile». «Giachetti ha esagerato ma il suo giudizio era rivolto su un punto specifico dei lavori dell’aula. Non si è trattato di un giudizio complessivo sulla persona e sul modo con il quale il presidente Fini sta conducendo i lavori» ha detto poi il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
SCONTRO SUI TEMPI – Le opposizioni hanno esaurito i tempi a loro disposizione. Nel corso della conferenza dei capigruppo, che si è tenuta in mattinata, si è arrivati a un accordo che porterebbe a chiudere la partita mercoledì sera. «Così – ha detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini – riusciremo a tenere aperta ancora un po’ questa pagina vergognosa per il nostro Paese». Assenso all’accordo anche dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, che, nel corso della riunione, avrebbe chiesto all’opposizione di astenersi da «plateali atti di provocazione», anche per non dare un brutta immagine del Parlamento.
APPELLO CEI – In queste ultime ore di schermaglie alla Camera, dai vescovi italiani è arrivato intanto l’appello una «maggiore serenità». «Al di sopra di tutto ci deve essere il desiderio e la meta concreta del bene comune – ha spiegato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei – che è fatto di tanti aspetti che devono essere affrontati in un clima di maggiore serenità. Altrimenti – ha concluso il cardinale – non si va da nessuna parte».
Redazione online