Non è servita l’abrogazione dello stato di emergenza in vigore dal 1963. Sono decine le persone che hanno perso la vita. Scontri in tutto il Paese: migliaia nelle strade contro Assad
DAMASCO – Si infiamma la protesta anti governativa in Siria. Sono almeno 60 i dimostranti uccisi nel corso delle manifestazioni anti-regime scoppiate oggi nel giorno ribattezzato dall’opposizione “venerdì santo” (o “venerdì della collera”). Lo rende noto la tv satellitare al Jazeera spiegando che il maggior numero di morti ci sarebbero stati nelle città di Homs, Douma e Azraa. Per la Bbc le vittime sarebbero addirittura 60. Tra queste anche un bambino di undici anni e una bimba di quattro.
L’opposizione Le proteste ribattezzato dall’opposizione siriana del “venerdì santo” si sono trasformate nel peggior bagno di sangue dall’inizio delle manifestazioni di protesta, oltre un mese fa. Secondo la Bbc si conterebbe almeno 60 vittime tra i dimostranti. Il maggior numero di morti sarebbero stati riportati nella città di Azraa, vicino a Deraa, e a Douma, un sobborgo di Damasco. Dall’inizio della rivolta iniziata poco più di un mese fa le vitime sarebbero 260.
Manifestazioni anti regime Decine di migliaia di manifestanti sono tornati in piazza contro il regime di Bashar Assad. A Damasco la polizia siriana ha sparato gas lacrimogeni per disperdere le centinaia di manifestanti scesi per strada dopo la consueta preghiera del venerdì. A Duma, sobborgo della capitale, hanno raccontato alcuni testimoni, almeno tre manifestanti sono stati feriti e mentre la polizia tentava di disperdere un corteo di decine di migliaia di persone. Solo nella città di Ezreh si sono registrati otto morti. Uno a Hirak, sempre nella provincia di Deraa, città epicentro della rivolta, a 240 chilometri a sud di Damasco. Qui oltre diecimila dimostranti sono scesi per strada, scandendo slogan contro il regime e in favore di maggiore libertà e democrazia. Cortei anche a Qamshili, nord est della Siria, dove oltre 5000 persone partiti dal piazzale della spianata della moschea, hanno invaso le strade della città, con le bandiere siriane e alcuni striscioni che chiedono misure contro la corruzione. A Homs, oltre 10mila persone hanno manifestato dopo la preghiera urlando slogan in favore della libertà, e dove alcuni cecchini appostati sui tetti hanno sparato uccidendo almeno due manifestanti, ha raccontato alla stampa un attivista.
Le promesse di Assad non bastano Le proteste dimostrano che non sono bastate a placare la piazza le promesse di nuove riforme, e la revocato dello stato di emergenza introdotta 48 anni fa con l’avvento del partito baathista degli Assad nel 1963, l’abolizione dei tribunali speciali, e l’approvazione di un terzo decreto che prevede anche la possibilità di “manifestare pacificamente”. Misure subito giudicate “insufficienti” dall’opposizione, che ha chiesto “più libertà”.
Redazione online