L’annuncio del viceministro degli Esteri libico Khaled Kaim. I ribelli attaccano l’esercito in ritirata. I leader delle tribù potrebbero rimpiazzare il comando
TRIPOLI – Le forze di Muammar Gheddafi si stanno ritirando dalla zona di Misurata, l’unica città della Tripolitania in mano ai ribelli a cui danno l’assedio da quasi due mesi, e vengono attaccate dagli insorti. Alcuni militari del regime feriti e catturati dai rivoltosi nei presso di un ponte durante il ripiegamento, hanno spiegato che l’ordine del ritiro è arrivato venerdì. La dichiarazione conferma quanto anticipato dal viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, sulla volontà del regime di affidare le decisioni sul controllo della terza città libica alle tribù locali.
LEADER TRIBALI – L’annuncio di Kaim arriva dopo le notizie sui consistenti successi dell’opposizione nella città e i nuovi bombardamenti aerei della Nato sulla capitale Tripoli. Il vice ministro ha sottolineato che i raid dell’alleanza atlantica hanno impedito ai combattenti fedeli al colonnello Muammar Gheddafi di riprendere Misurata e che i leader tribali hanno dato un «ultimatum» all’esercito. Kaim ha spiegato che le tribù locali avevano fissato a Tripoli una scadenza per la riconquista di Misurata, superata la quale avrebbero gestito direttamente la questione. «Se non riescono a risolvere il problema a Misurata allora la popolazione della regione will move in», ha spiegato. «La situazione a Misurata sarà affrontata dalle tribù e dalla popolazione e non dall’esercito libico», ha confermato. «La tattica dell’esercito è avere una soluzione chirurgica, ma con gli attacchi aerei non funziona». L’assedio e i combattimenti nella città che si trova 200 chilometri a est di Tripoli hanno già causato centinaia di morti. Nelle strade piene di macerie riecheggiano in distanza esplosioni e raffiche di mitragliatrici. In questo momento, non è chiaro a quale distanza da Misurata siano i militari di Gheddafi.
PUNTI STRATEGICI – Sono emerse indiscrezioni che alcuni dei siti della città più importanti a livello strategico – compreso l’edificio più alto, il Tameen – sono stati conquistati dai ribelli, che ne ha sottratto il controllo all’esercito. Le forze di Gheddafi avevano utilizzato edifici del genere per riprendere possesso di Misurata, con i cecchini accusati di sparare indiscriminatamente contro le persone. Kaim ha inoltre criticato l’iniziativa dell’America di iniziare a utilizzare i droni, che ha definito una tattica «sporca» che rappresenta «un’ulteriore crimine contro l’umanità».
RAID NATO – Un nuovo raid aereo della Nato ha bombardato Tripoli. Avrebbe colpito il bunker del Colonnello Muammar Gheddafi. Lo riferisce un portavoce del governo di Tripoli, Mussa Ibrahim, aggiungendo che tre persone sono rimaste uccise in seguito a una «esplosione molto potente» che si è verificata nel parcheggio che si trova vicino al compound di Gheddafi a Bab al-Aziziyah. La zona era circondata da mura e protetta da torri di guardia e da soldati dell’esercito libico. Nel luogo dove è caduta la bomba vi è ora un grande buco nel cemento armato utilizzato a protezione del bunker. Anche se altre fonti governative hanno mostrato la zona bombardata ai giornalisti stranieri sostenendo che si tratta solo di un parcheggio e di una fognatura. Sembre secondo fonti governative, nel bombardamento sarebbero morti tre civili.
GIORNALISTI SPARITI – È intanto stata confermata la notizia che due dei circa 15 giornalisti scomparsi nelle scorse settimane in Libia sono detenuti dal governo di Tripoli. È quanto rende noto il Committee to Protect Journalists, associazione per la protezione dei giornalisti che ha sede a New York, sottolineando che i due sono in buona salute. Anton Hammerl, uno fotografo freelance sudafricano è stato arrestato dalle forze governative all’inizio del mese. Le autorità libiche hanno assicurato al governo sudafricano che il giornalista sta bene e presto potrà parlare con i suoi familiari, secondo quanto riporta il sito Global Post. Ha invece potuto telefonare alla famiglia negli Stati Uniti, Clare Morgana Gillis, freelance per il Christian Science Monitor, The Atlantic e USA Today, catturata lo scorso 5 aprile nei pressi di al Brega. Ai genitori la giornalista ha detto che sta bene ed è detenuta in un carcere femminile di Tripoli.
Redazione online