Le forze di sicurezza irrompono a Deraa e Douma e sparano sulla folla. Damasco chiude il confine con la Giordania accusata da Bashar al-Assad di sostenere le rivolte anti-governative
DAMASCO – Un nuovo bagno di sangue in Siria dove le vittime, da venerdì, sono state più di 300. Almeno 25 persone sono state uccise lunedì a Daraa, nel sud del paese, durante le vaste operazioni militari condotte dall’esercito regolare di Damasco. Lo riferiscono testimoni oculari citati dalla tv panaraba al Arabiya. «I morti potrebbero essere molti di più. L’esercito sta colpendo il centro abitato con proiettili di mortaio. Dai blindati mitragliano le case», è quanto si legge sul sito di monitoraggio Rassd, che trasmette anche su Twitter e che cita testimoni oculari di Daraa. Le fonti ribadiscono che la città meridionale è «completamente isolata». «I cellulari e i telefoni fissi non funzionano», affermano.
CHIUSO IL CONFINE ON LA GIORDANIA – Le autorità di Damasco hanno chiuso il confine con la Giordania, nei pressi della città di Daraa, al sud della Siria, dove è in corso una dura repressione da parte delle forze di sicurezza. Lo rivela l’emittente satellitare al-Jazeera con un banner apparso sullo schermo. Nei giorni scorsi il presidente siriano Bashar al-Assad aveva denunciato la Giordania di essere connivente rispetto ai manifestanti contro il governo siriano. Inoltre aveva sostenuto che molte delle persone impegnate a gestire la rivolta contro di lui provenivano proprio dalla Giordania. Il giorno di Pasqua, inoltre, decine di siriani che vivono in Giordania hanno organizzato un sit-in per chiedere le dimissioni di Assad e in solidarietà con le vittime delle proteste, oltre 300 da metà marzo secondo le organizzazioni per i diritti umani. Venerdì scorso è stato il giorno più nero, con 112 vittime.
ALTRI MORTI – Gli ultimi morti sono proprio del giorno di Pasqua. Alcune persone – si parla di almeno cinque vittime ma il bilancio deve ancora essere confermato – sono state uccise a Deraa dalle forze di sicurezza. I militari sono entrati con mezzi corazzati nell’antica cittadina. La repressione è iniziata all’alba. Secondo le testimonianze raccolte dalle agenzie di stampa, centinaia di uomini delle forze ufficiali siriane, appoggiati dai carri armati e veicoli blindati, hanno fatto il loro ingresso nella città iniziando un vero e proprio rastrellamento. «Sparano in tutte le direzioni – ha raccontato un testimone alla France Presse -proteggendosi dietro ai mezzi. L’elettricità è andata via e le comunicazioni telefoniche sono praticamente impossibili».
«CORPI PER LA STRADA» – Secondo le testimonianze, otto carri armati e due veicoli corazzati sono stati schierati nel centro storico della città. Cecchini sui tetti di edifici del governo e forze di sicurezza in tenuta anti-sommossa hanno sparato a caso verso le case da quando i carri hanno cominciato ad avanzare, appena dopo la preghiera dell’alba. «La gente sta cercando rifugio nelle case – ha raccontato uno dei presenti -. Ho potuto vedere due corpi vicino alla moschea e nessuno era in grado di andare là e portarli via».
VITTIME IN AUMENTO – Le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco anche a Douma, sobborgo della capitale Damasco, diventata anch’essa uno dei punti caldi delle proteste contro Assad. Nel quartiere le forze di sicurezza hanno serrato l’area e poi aperto il fuoco. Non ci sono al momento notizie sul numero delle persone colpite. Intanto cresce anche il bilancio delle vittime degli scontri di Jabla, avvenuti domenica: i morti accertati, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono saliti a 13.
Redazione Online