Vertice Italia-Francia. Sostegno di Parigi a Draghi al vertice della Bce. Il premier:«Possibili variazione a Schengen». Sulla Libia: «Non bombardamenti, solo razzi di precisione»
ROMA – All’inizio una stretta di mano, forse non proprio calorosa. Alla fine «convergenza profonda su tutti i temi». Il vertice Italia-Francia, secondo quanto riferito da Berlusconi, è stato improntato a un’intesa su tutti i fronti. A cominciare da quello, drammatico, della Libia, sul quale Parigi ha apprezzato il nuovo sforzo militare italiano, che però è diverso da quello che Berlusconi ha letto sui giornali: «L’Italia non effettuerà bombardamenti», ma solo lanci di «razzi di precisione su obiettivi militari. Abbiamo parlato al telefono con il presidente del comitato di transizione di Bengasi e abbiamo fatto il punto e mi ha ringraziato per la decisione di aumentare la flessibilità operativa dei nostri velivoli: l’Italia dava già un contributo, ma insistentemente ci hanno chiesto gli alleati e gli Usa di poter far intervenire i nostri velivoli su obiettivi militari». Il premier ha detto di poter «escludere con certezza» la possibilità di «provocare danni alla popolazione civile» e ha aggiunto che la decisione «è il seguito logico della decisione Onu», alla quale «abbiamo sentito di non doverci sottrarre perché riteniamo che di questo nostro intervento c’è bisogno». Nemmeno l’opa di Lactalis su Parmalat ha oscurato il cielo sereno alla fine del «vertice»: «Creare gruppi franco-italiani è un gran vantaggio per noi e per l’Italia». Parola di Sarkozy.
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LIBIA – Sulla Libia «lavoreremo mano nella mano, il nostro accordo è totale» ha rilanciato Sarkozy. Il presidente francese, dopo essersi dichiarato soddisfatto della decisione presa dal governo italiano di mettere i propri aerei al servizio della democrazia, ha dichiarato che «non si invieranno truppe di terra» in Libia perché «abbiamo una regola che è quella della risoluzione dell’Onu» che non prevede questa opzione. «Abbiamo accettato di intervenire su obiettivi militari mirati escludendo vittime civili – ha ripetuto di nuovo Berlusconi – : una soluzione che abbiamo dovuto assumere, rispettando moltissimo la posizione degli alleati della Lega: ho sentito Bossi, Maroni e Calderoli e siamo d’accordo che ci sentiremo di nuovo». Sul fronte della politica estera è stato anche rivolto un «appello forte» e congiunto alle autorità di Damasco affinché «fermino la repressione violenta di dimostrazioni pacifiche». «Se non fossimo intervenuti con dei raid aerei, a Bengasi ci sarebbero stati migliaia, se non decine di migliaia di morti certi» ha concluso il presidente francese.
IMMIGRAZIONE – Berlusconi ha poi riferito che anche sul delicato fronte del flusso migratorio con la Francia c’è una perfetta identità di vedute. Il premier ha riconosciuto che lo sforzo di Parigi nell’affrontare questa emergenza «è cinque volte superiore a quello dell’Italia. La Francia ogni anno accoglie 50 mila migranti. L’Italia una media di 10 mila. Di questo siamo consapevoli e da parte nostra non c’è nessuna volontà di accusare la Francia» di inadempienze. «Nessuno di noi vuole negare» e abolire l’accordo di Schengen «ma in circostanze eccezionali crediamo debbano esserci variazioni a cui abbiamo deciso di lavorare insieme». «Vogliamo che il trattato di Schengen viva, ma perché viva deve essere riformato» ha rilanciato il presidente Sarkozy. I due leader hanno anche annunciato una lettera comune al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso nella quale si sottolineerà la posizione comune dei due Paesi per riformare il trattato di Schengen. La Commissione europea ha già risposto che «non c’è nessun problema a ricevere lettere» da parte degli Stati membri «con proposte su cui riflettere», è anzi una prassi comune dell’esecutivo Ue nella preparazione delle sue proposte legislative, ha sottolineato Bruxelles. «Sospendere Schengen non è un’opzione» ha poi precisato il portavoce della Commissione europea Olivier Bailly, in quanto è «impossibile» perché l’accordo sulla libera circolazione nell’Ue «fa parte dei Trattati comunitari, e questi non si possono sospendere». E’ invece possibile «precisare le condizioni» per applicare la reintroduzione in modo temporaneo dei controlli alle frontiere, eventualità già prevista dall’articolo 23 dell’accordo di Schengen.
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