I pm: bollette, multe, perfino un frullatore
PERUGIA – Ha pagato case, bollette di luce e gas, vacanze, persino le contravvenzioni. Ha saldato i conti dei fornitori, comprato auto, divani, tendaggi, ristrutturato interi appartamenti. Tutto per soddisfare i potenti e così diventare il loro interlocutore privilegiato quando si trattava di assegnare gli appalti pubblici. La procura di Perugia scova l’archivio contabile del costruttore Diego Anemone nel computer della sua segretaria Alida Lucci. E ricostruisce l’elenco dei suoi versamenti segreti. Si scopre così che fin dal 2001 il giovane imprenditore aveva rapporti economici con l’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola, preoccupandosi di retribuire con un milione di lire il suo autista. E quattro anni dopo non si occupò soltanto di stanziare 900mila euro per l’appartamento vista Colosseo di via del Fagutale a Roma: nonostante l’interessato abbia sempre negato, i documenti dimostrano come Anemone abbia messo a disposizione pure i 200 mila euro per la caparra.
Soldi e bonifici anche per l’ex ministro Pietro Lunardi, auto di lusso per il cerimoniere di Sua Santità monsignor Francesco Camaldo, denaro sui conti del cardinal Sepe. E una fattura da 30.000 euro in favore di Olivia Bertolaso, la figlia dell’ex capo della Protezione Civile. Una girandola di movimentazioni finanziarie che tra il 2001 e il 2009 ha legato Anemone a politici, funzionari, pubblici, alti prelati disponibili a favorirlo negli affari conclusi per i «Grandi Eventi». Con un’attenzione particolare per la famiglia di Angelo Balducci che veniva mantenuta in ogni spesa, anche minima: basti pensare che, oltre alle case, agli arredi e alle macchine di moglie e figli del Provveditore, Anemone badava alle utenze, all’Ici e persino alle pendenze con Equitalia. Disponibile per tutti, se si pensa che tra le «uscite» è registrato addirittura un «frullatore per ministro», secondo gli inquirenti destinato proprio a Scajola. Nei libri contabili c’è un elenco sterminato di persone e società che dovrà essere adesso esaminato dai magistrati romani ai quali i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi hanno trasmesso le carte processuali con l’esplicita richiesta di valutare eventuali episodi di riciclaggio.
Le case dei ministri
«Spese autista Scajola» è la «voce» registrata il 31 ottobre 2001. Poca cosa, appena un milione di lire, ma serve a dimostrare quanto antico fosse il rapporto tra i due visto che risale al periodo dell’arrivo al Viminale del politico di Forza Italia. Tanto che tre anni dopo, quando si tratta di scegliere l’appartamento, Anemone è a disposizione. Finora si sapeva del versamento di 900mila euro consegnato attraverso l’architetto Zampolini alle proprietarie al momento del rogito. Nella nuova lista c’è ben altro. «Compromesso (200) ± agenzia (30) Scaj» registra la segretaria il 19 maggio del 2004, due mesi prima che si perfezioni l’acquisto. E una settimana dopo si occupa addirittura di versare 83,20 euro per «terra per seg Scaj». Un’altro versamento da chiarire avviene il 21 ottobre dello stesso anno. Sui libri contabili è annotato «c/c via del Fagutale rimb. a Maria Corse 168mila euro» e ora si dovrà capire chi sia questa signora e a che titolo abbia avuto i soldi.
Nuovi accertamenti riguarderanno i rapporti tra Anemone e l’ex ministro dei Trasporti Pietro Lunardi che nel giugno 2004 – grazie alla mediazione di Balducci – acquistò da Propaganda Fide un palazzetto in via dei Prefetti, al centro di Roma, per tre milioni di euro a fronte di un valore stimato dall’accusa che superava i nove milioni di euro. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è la corruzione, anche se la Camera ha finora negato l’autorizzazione a procedere. Di quello stabile l’imprenditore si occupava sin dal 2003 pagando le bollette della luce e del gas, la tassa sui rifiuti, la manutenzione. Un’abitudine mantenuta anche dopo il passaggio di proprietà. Non solo. Sui libri contabili sono annotati i versamenti a una tale Martina che gli inquirenti individuano nella figlia del ministro. In realtà si tratta di quelle che apparentemente appaiono due operazioni di «giroconto» il 28 ottobre 2004 rispettivamente da 80.350 euro e da 50.251 euro. Ben più consistente è il versamento del 2 gennaio 2006 quando viene trascritto: «Martina x via pref. 250.000 euro».
Le spese di Bertolaso
Sinora le contestazioni dei pm – che per lui come per Balducci, Anemone e gli altri componenti della «cricca» hanno sollecitato il rinvio a giudizio – riguardavano l’uso dell’appartamento di via Giulia, l’incontro con una prostituta al circolo Salaria Sport Village e il versamento di 50mila euro in contanti. Ma a scorrere le spese sostenute dall’imprenditore si scopre che Guido Bertolaso avrebbe ricevuto anche altro. Sarà lui a dover chiarire a che cosa si riferisca la “voce” del 27 settembre 2006 «a Diego x ft. Olivia Bertolaso emessa odd» visto che sembra riguardare sua figlia. E poi spiegare l’elenco delle spese per le utenze della casa al centro di Roma che gli fu messa a disposizione da gennaio 2003 ad aprile 2007, ma anche quell’annotazione del 23 marzo 2005 «Alida-Marilleva (G.Bert) 20mila» che gli inquirenti sospettano si riferisca a una vacanza in montagna.
Come già era emerso esaminando la lista delle ristrutturazioni, Anemone si occupava della manutenzione di molti enti e istituzioni e dunque a questo dovrebbero riferirsi i versamenti relativi a Quirinale e Palazzo Chigi che compaiono più volte nei libri contabili, ma la conferma potrà arrivare soltanto al termine delle nuove verifiche disposte in vista dell’udienza preliminare che si svolgerà il 15 giugno.
I soldi ai prelati
Era stato l’autista tunisino Ben Laid Hidri Fathi a raccontare di aver portato più volte Anemone agli appuntamenti con monsignor Camaldo. E scorrendo le «uscite» emerge come il 12 luglio 2007 il costruttore abbia versato 3.250 euro per le spese del fuoristrada del cerimoniere del Papa, presumibilmente l’assicurazione. Denaro anche per monsignor Francesco Di Muzio che è stato capo ufficio di Propaganda Fide. Per una sua benedizione il 19 maggio 2004 l’imprenditore ha pagato ben 5mila euro. E poi ha continuato a occuparsi di lui: nel 2008 oltre 600 euro sono stati spesi in profumeria.
Il 12 novembre 2004 c’è una voce «C. Sepe 5.000 euro» che secondo i magistrati si riferisce al cardinal Crescenzio Sepe che all’epoca guidava Propaganda Fide ed è indagato per corruzione insieme all’ex ministro Lunardi. In cambio della cessione del palazzo di via dei Prefetti avrebbe infatti ottenuto la ristrutturazione della sede della Congregazione attraverso i finanziamenti della Arcus per un esborso complessivo di 10 milioni di euro.
Fiorenza Sarzanini