Bossi non parla, maroni sì: «Adesso vediamo se la maggioranza reagisce». Obama? Mi ha detto che non cadrò. Riunione a Palazzo Grazioli con i figli
ROMA – Nella settimana tra il 20 e il 27 giugno il governo affronterà la «verifica» alla Camera chiesta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo, su indicazione del presidente, Gianfranco Fini. L’opposizione aveva chiesto che si votasse già la prossima settimana, ma in questo modo non sarebbe stato possibile, a quanto è stato spiegato, un passaggio ravvicinato anche in Senato. Il presidente Renato Schifani ha fatto sapere di non poter fissare la «verifica» a Palazzo Madama prima dei referendum e la settimana successiva l’aula di Montecitorio è impegnata nel varo del decreto Sviluppo. Da qui la decisione di rinviare tutto a dopo il 20 giugno in modo che i due rami del Parlamento si esprimano entrambi a stretto giro.
«IL MIO FUNERALE? NON HO TEMPO» – Il giorno dopo la batosta Silvio Berlusconi ha spiegato di non avere colpe e ha detto che non lascerà Palazzo Chigi. Poi ha fatto ricorso all’ironia per escludere gravi ripercussioni sull’esecutivo dopo la sconfitta elettorale delle amministrative: «Ho fatto una riunione – ha detto il premier parlando da Bucarest -: volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo…». «In questo momento serve unità. Mi occuperò del partito che avrà una presenza territoriale più forte» afferma Berlusconi parlando del Pdl. Il premier sostiene che la sconfitta alle amministrative «cinicamente potrà essere anche una cosa positiva» in quanto i cittadini di Napoli e Milano si accorgeranno delle cattive amministrazioni del governo di centro sinistra.
CON I FIGLI – Una volta rientrato in Italia, a Palazzo Grazioli ha trovato ad attenderlo per un’insolita riunione di famiglia quattro dei suoi figli: Marina e Piersilvio, avuti dalla prima moglie, e Barbara e Luigi, due dei tre avuti da Veronica Lario. L’incontro è durato un paio d’ore (nessuna indiscrezione sul contenuto, Piersilvio ha però negato che si sia parlato di una possibile successione in politica). «Se uno dei miei figli pensasse di fare politica lo diserederei. Oggi ho avuto da me i miei figli. Sono venuti solo per dimostrarmi la loro vicinanza. Li tengo a cena stasera e poi tornano. Siamo una famiglia unita. Anche Eleonora voleva venire dagli Usa. Ho figli belli e buoni che mi hanno dato nipoti super», ha detto. Nei giardini del Quirinale ha parlato anche del Lodo Mondadori «Con i figli ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe. Speriamo i giudici giudichino secondo l’oggetto della sentenza e non secondo chi è amico e chi no».
CARFAGNA E MORATTI– Tutto questo prima della partecipazione del premier al ricevimento al Quirinale in vista della festa della Repubblica del 2 giugno. E proprio al Colle si è concesso un’ulteriore battuta: «Abbiamo subito un gol, ma stiamo ancora 4 a 1 perché abbiamo vinto le politiche, le regionali, le europee e le regionali. Io sono sereno, i risultati erano tutti previsti. Solo su una scelta avremmo dovuto fare diversamente». C’è solo un rammarico per quanto riguarda le amministrative, ovvero quello di non aver candidato il ministro per le Pari opportunità a Napoli. «Non abbiamo avuto il cuore di consegnare Mara Carfagna alla camorra». Frase poco chiara che il premier ha poi scelto di spiegare con una nota: «Mi riferivo semplicemente al fatto che avevamo deciso di non impegnare un giovane ministro con molto appeal elettorale ma alla prima esperienza amministrativa in una trincea, esposta agli attacchi della camorra come quella napoletana». Su Letizia Moratti, invece, il pensiero berlusconiano non ha vuto bisogno di alcuna interpretazione: «È stata troppo fredda e algida».
OBAMA – Berlusconi, parlando con i cronisti confida anche ciò che gli ha detto Barack Obama durante il colloquio al G8. «Obama – riferisce il premier – mi ha detto: “Non ti faranno cadere. E comunque se cadrai sei così forte che cadrai in piedi”». Il cavaliere respinge le accuse dell’opposizione sul suo comportamento al summit mondiale: «Anzi, ho riscaldato l’atmosfera. Ho dovuto dire a tutti quello che sta succedendo». Il premier riferisce ancora di essere «rispettato all’estero», anche perché «io sono anche un tycoon, gli altri fanno solo politica».
«NON DECIDE TREMONTI» - «Ho preso atto della sconfitta» ha poi ribadito Berlusconi. «Sono sicuro però – ha aggiunto – che non ho mancato in nulla se non nel comunicare. Sono assolutamente fiducioso, abbiamo una maggioranza per fare le riforme e mi metterò a comunicare tutte le settimane». Tra le riforme, una delle più importanti ha detto il premier è quella del Fisco. E Se Tremonti non aprisse i cordoni della borsa?, gli è stato chiesto. «Li faremo aprire. Non è Tremonti che decide. Lui propone» è stata la sua replica. Un’altra frase che il premier si è sentito in dovere più tardi di chiarire: «Vengo avvertito di tentativi di polemica su una mia risposta del tutto ovvia a una domanda dei giornalisti. Riconfermo piena fiducia nel Ministro Tremonti e sono sicuro che continueremo a lavorare bene insieme come abbiamo fatto sino ad adesso»
«VEDIAMO SE LA MAGGIORANZA REAGISCE» – Il leader della Lega, Umberto Bossi, lasciando la sede del governo dopo il Cdm, non ha voluto rilasciare commenti: «Ho sentito Berlusconi martedì mattina al telefono. Oggi non parlo, potete scrivere quel che vi pare, tanto inventate tutto…». Poi però nel pomeriggio cambia idea. Il governo va avanti? «Sì, per ora». Tranquillo? «Tranquillo non lo so…». Tra i leghisti ha parlato anche è Roberto Maroni, che già al termine dello spoglio aveva parlato di una «sberla» subita dalla coalizione. «Il segnale c’è stato ed è stato forte – ha detto oggi -, non deve essere sottovalutato e io non lo faccio. Adesso cerchiamo di capire se questa maggioranza ha la capacità di reagire o resta inerte, che sarebbe la cosa peggiore».
Redazione online