Il linghotto pagherà 500 milioni di dollari per l’acquisto del 6% delle azioni. L’ad Marchionne: «Grazie Obama. Ora acceleriamo il nostro progetto di creare un costruttore globale»
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Sergio Marchionne (Epa) |
WASHINGTON – Il Tesoro americano esce da Chrysler. Fiat e il dipartimento federale, guidato da Timothy Geithner, hanno raggiunto un accordo per l’esercizio dell’opzione di acquisto sul 6% di Chrysler da parte del Lingotto: 500 milioni di dollari il prezzo dell’affare, che valgono lo scioglimento dei legami con il governo degli Stati Uniti.
GRATITUDINE – Il Tesoro Usa «esce dalla compagine azionaria di Chrysler, ma questo – afferma l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne – non attenua il senso di gratitudine che proviamo verso l’amministrazione Obama per aver creduto, due anni fa, nella partnership con Fiat». Con l’esercizio dell’opzione del 6% Fiat sale così al 52% del capitale della casa americana «L’operazione non permette solo alla Fiat di rafforzare la propria posizione in Chrysler, ma accelera anche il nostro progetto di integrazione – sottolinea Marchionne – mirato a creare un costruttore globale, efficiente e competitivo».
LA SVOLTA – «Con l’uscita dall’investimento in Chrysler è chiaro che la decisione del presidente Barack Obama di sostenere la società era giusta», osserva il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, precisando che quella di Chrysler è stata una delle «svolte più difficili»: la casa automobilistica sta ora «creando posti di lavoro e provvedendo a investimenti». Il presidente Obama visiterà nelle prossime ore l’impianto Chrysler di Toledo, in quella che è la sua terza visita in uno stabilimento Chrysler da quando è stata salvata. Si è detto soddisfatto dell’operazione anche il presidente di Fiat, John Elkann.
AUTORIZZAZIONI – In base all’accordo raggiunto il dipartimento del Tesoro ha accettato di cedere a Fiat, per un corrispettivo di 75 milioni di dollari, il diritto ad acquistare tutta la partecipazione di «Veba» (il Voluntary Employee Beneficiary Association creato nel 2007 per gestire i benefici sanitari dei pensionati Chrysler) che fa capo al sindacato metalmeccanico United Auto Workers. In questo modo la sua quota potenziale di Fiat sale a oltre il 98% del capitale della casa Usa. I diritti passati di mano sono regolati dall’«Equity Recapture Agreement», che attribuisce al titolare i benefici economici legati alla partecipazione in Chrysler di Veba che eccedano una certa soglia (pari a 4,25 miliardi di dollari oltre a un interesse annuo del 9 per cento decorrente dal 1 gennaio 2010) – precisa una nota – «entrambe le operazioni saranno completate dopo l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni da parte delle autorità competenti». Fiat ha due opzioni sulla quota Veba. Una sul suo 100% a un prezzo pari alla soglia di cui sopra. La seconda sul suo 40%, esercitabile ogni sei mesi a partire da metà 2012 in tranche pari all’8% del capitale di Chrysler.
Redazione online