DIRETTA TV AL TRIBUNALE ALL’AIA. L’ex generale serbo-bosniaco deve rispondere di due genocidi e altri 10 crimini. Nuova udienza il 4 luglio
DEN HAAG (OLANDA) – L’x capo militare serbo-bosniaco Ratko Mladic, 69 anni, è comparso in aula all’Aja, al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia dichiarandosi «nè colpevole, nè innocente» e affermando di aver «difeso la mia gente e il mio paese». Deve rispondere di genocidio e altri 10 capi d’imputazione e crimini di guerra. Si è presentato in giacca e cravatta con un berretto in testa. «Sono un uomo molto malato» ha affermato ancora in diretta tv. Mladic stato estradato martedì da Belgrado, dopo 16 anni di latitanza.
TRENTA GIORNI DI TEMPO – Mladic non ha voluto dichiararsi nè colpevole nè innocente specificando che vuole prima leggere le «terribili» imputazioni che gli sono rivolte. Il giudice Alphonse Orie ha fissato la prossima udienza per il 4 luglio, dandogli 30 giorni di tempo per iniziare a preparare la sua difesa. «Vorrei leggere le terribili accuse contro me», ha chiesto l’ex generale e capo dei serbo-bosniaci rivolto alla corte dell’Aja, spiegando di aver bisogno di «due mesi» per leggere i 3mila documenti recapitatigli e preparare la difesa. «Si tratta di accuse mostruose, terribili, che non avevo mai sentito prima contro di me», ha aggiunto.
LE PRIME RISPOSTE AL GIUDICE – In precedenza Mladic aveva affermato di aver «bisogno di almeno due mesi per leggere» le 37 pagine di accuse contenute nei documenti che gli sono stati consegnati.
IL PEGGIO DOPO L’OLOCAUSTO – L’ex generale è accusato di 2 genocidi cinque crimini contro l’umanità e quattro crimini di guerra. Uno dei due genocidi riguarda 8000 civili musulmani a Srebrenica, in Bosnia, nel luglio 1995: è il più efferato crimini di guera commesso in Europa dopo l’Olocausto. I capi d’imputazione sono relativi poi a persecuzione, sterminio, omicidio, deportazione e atti inumani compiuti in numerose municipalità bosniache a danno di migliaia di musulamni e croati di Bosnia, oltre alla presa in ostaggio di 200 caschi blu Onu tra il 26 maggio e il 2 giugno 1995. L’assedio di Sarajevo, durato 44 mesi a partire dal maggio 1992, che ha mietuto circa 10.000 vittime.
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