CALCIO-SCOMMESSE. Paoloni diede il sonnifero ai compagni. In cella è crollato: così mi sono rovinato. Il quotidiano di Napoli scrive che SuperMario la mattina dell’8 giugno 2010 si trovava all’interno del rione dei Puffi, nel quartiere di Scampia, “in compagnia di due elementi di spicco di due dei più potenti clan della periferia nord di Napoli”.Nuove confessioni: un super testimone pronto a deporre a Napoli sulla compravendita degli incontri della serie A e di altri dieci di B. L’Atalanta sprofonda nei guai: non c’è solo Doni tra gli accusati. Nel gioco della truffa in campo pure i presidenti
Marco Paoloni portiere del Benevento |
CREMONA – Fragile e spericolato, ingenuo e millantatore, una personalità che emergeva in campo – quando il gioco era solo quello del pallone – e che poi si esauriva nella vita, silenzioso negli spogliatoi ma chiacchierone al telefono (ne aveva almeno due, uno era intestato a un cinese di via Paolo Sarpi), legatissimo alla moglie Michela, che non si perdeva una partita del suo Marco, ma capace di mentirle negando anche l’evidenza («Ho speso solo 50 euro… te lo giuro»).
Marco Paoloni ha il fisico per volare in porta, non il phisique per essere a capo di niente, nemmeno di questa banda di scommettitori più o meno scalcagnati. Doveva soldi a tutti, dalle intercettazioni emerge che c’era una gara a farsi pagare da lui, provava a tamponare i debiti dando dritte che spesso si rivelavano bufale, si fingeva maldestro in campo, parava come poteva le minacce, fino alla follia di versare il sonnifero nell’acqua dei compagni. Forse un giorno vedrà il suo passaggio in carcere come la fine di un vortice fatto di azzardi disperati, promesse mancate, dipendenza da gioco. Il primo passo verso la guarigione. Per ora è distrutto, piange ed elenca i suoi rimorsi. «Sono stato un cretino, ho rovinato tutto, avevo una bellissima famiglia, non mi mancava niente», ripete all’avvocato Emanuela di Paolo. In testa c’è il pensiero fisso per la figlia Giulia, che l’8 giugno compirà 3 anni e «io non ci sarò». Paoloni era convinto che sarebbe uscito dopo un paio di giorni e quando ha realizzato che la sua situazione era più grave, è crollato. Pare che le guardie carcerarie lo abbiano preso in simpatia e cerchino di rassicurarlo come possono.
L’altro giorno, a Cremona, con le manette ai polsi e le lacrime agli occhi, ha deciso di non rispondere alle domande degli inquirenti. Ma il suo avvocato spera che l’atteggiamento possa cambiare. La scelta del silenzio è stata dettata anche dal suo stato psicologico, non solo da una strategia. Adesso, pur tra alti e bassi, Paoloni sembra aver ritrovato un po’ di equilibrio. Venerdì il pm Roberto Di Martino lo risentirà, vuole chiedergli conto delle dichiarazioni rese dagli altri arrestati, e Paoloni sembra pronto a dire la sua verità. Una decisione definitiva non è stata ancora presa, perché l’avvocato vuole finire di studiare le carte. Ha però già chiaro come il suo cliente sia finito nei guai: «È un ingenuo, si fida troppo degli altri e ha questo vizio, che lo portava a giocare a qualsiasi cosa, gratta e vinci, videopoker, partite a carte…».
Prima, era un buon portiere, con Buffon come idolo. «Però un tipo fragile, senza il controllo su se stesso», dice chi lo frequentava. Un colpo di testa, una volta, quando assieme ad altri compagni della Cremonese era andato a prendere a pugni la porta dello spogliatoio dell’arbitro. Ma tutti avevano pensato: Paoloni è stato trascinato dagli altri. Il punto di svolta, a Cremona, lo fissano a fine settembre 2010, dopo le prime 5-6 partite di questo campionato, dopo due stagioni da «miglior portiere della Lega Pro» e dopo il rifiuto l’estate scorsa a trasferirsi in società di B. A quel punto, hanno cominciato a ripetersi leggerezze e papere, «episodi che distruggevano la sua prestazione», racconta un osservatore. In realtà stavano distruggendo molto di più. (Arianna Ravelli)
Mario Balotelli, attualmente attaccante del Manchester City, la mattina dell’8 giugno 2010, si trovava all’interno del rione dei Puffi, nel quartiere napoletano di Scampia, “in compagnia di due elementi di spicco di due dei più potenti clan della periferia nord di Napoli, ovvero Salvatore Silvestri, del clan Lo Russo, e Biagio Esposito, del clan degli Scissionisti”. E’ quanto riferisce un’informativa consegnata alla Dda di Napoli dai carabinieri del gruppo investigativo di Castello di Cisterna e di cui parla oggi il quotidiano Il Mattino.
L’informativa si basa sulle rivelazioni di una fonte fiduciaria “la cui attendibilità risulta essere già provata. La fonte asseriva che proprio il Balotelli – scrivono i carabinieri – che si trovava a Napoli in occasione del premio Golden Goal, aveva chiesto di visitare i famigerati luoghi dello spaccio di Scampia tanto pubblicizzati nelle cronache e che per soddisfare la sua richiesta la “paranza” dei Puffi gli ha mostrato le modalità con cui si consuma lo spaccio quotidiano”. Inoltre, successivamente Balotelli sarebbe stato “ospitato in una dependance del rione per scattare delle foto ricordo con il Silvestri, con l’Esposito e con altre persone ivi presenti”. (redazione)
Il nuovo capitolo del calcio sporco non è solo scommesse. Nelle carte di Cremona emergono sospetti piuttosto pesanti su illeciti sportivi a livello di società, non di «semplici» calciatori infedeli. Presunti accordi per combine che arrivano all’orecchio di Erodiani e soci, che in qualche caso tentano di sfruttare la circostanza non solo per scommettere, ma anche per cercare qualcuno disposto a pagare una partita già «aggiustata», intascando un bonus insperato. Anche qui è tutto da accertare, perché dei match «addomesticati» parlano tra loro i protagonisti dell’inchiesta sul calcio sporco, quasi mai direttamente i vertici delle società (con l’eccezione del Ravenna). Di certo il sospetto su una manciata di partite, al momento solo di serie B e di Lega Pro, è decisamente forte. E il rischio di conseguenze in termini di penalizzazioni sportive per le società coinvolte, molto concreto.
I match maggiormente nel mirino sono Padova-Atalanta, Alessandria-Ravenna, Verona-Ravenna e Ravenna-Spezia, ma ci sono forti dubbi, emersi dalle intercettazioni, anche su Siena-Sassuolo, su Ascoli-Atalanta e su Reggina-Livorno.
Cominciando dalla trasferta dei bergamaschi a Padova, incontro di cartello tra squadre di vertice, in programma il 26 marzo, il segno «x» era a dir poco annunciato. Le chiacchiere cominciano due giorni prima, quando il dentista Pirani chiede al Ds del Ravenna, Buffone, di «informarsi sulla effettiva combine». La conferma arriva, perché Pirani chiama il socio Erodiani e «dice di aver saputo che Padova e Atalanta fanno X in quanto c’è l’accordo tra le società». Erodiani in un’altra telefonata entra più nello specifico: «Lo hanno fatto in società, mo ho parlato con l’uomo di Doni che lo ha chiamato di fargli 10.000 euro a Doni, per l’X». L’ultima conferma arriva alla vigilia del match, quando il portiere di calcio a 5 Tuccella conferma a Pirani di aver parlato «con un grande amico del capitano (Doni) che gli aveva confermato l’avvenuta combine». Quanto ad Ascoli-Atalanta, qui c’era l’intenzione della «cupoletta» di scommettitori di strappare un 2, ma il solo difensore bianconero Micolucci, che si presta alla combine, non riesce nell’intento e il match finisce pari. Proprio il calciatore, però, intercettato nel dopopartita, racconta a Pirani che Manfredini dell’Atalanta lo aveva avvicinato: «Io appena sono arrivato Manfredini mi ha detto di fare pari no?». Altro match di B a rischio è Siena-Sassuolo, finita in goleada (4-0) con il coinvolgimento certo del neroverde Quadrini e, forse, di due suoi compagni. Il rischio che nel risultato ci sia lo zampino delle società lo evoca un’intercettazione tra Erodiani e Bellavista, nella quale entrambi dicono di aver saputo dall’ex calciatore Bettarini «che il Siena si è mosso di persona». Un giallo c’è anche su Reggina-Livorno, finita 1-1. Poco prima dell’inizio della partita, Erodiani chiama Pirani e chiede «se per stasera è a conoscenza di qualcosa in quanto gli è giunta voce che fanno X. Pirani dice che li ha fatti incontrare e basta».
Le altre combine societarie che gli inquirenti danno per provate ruotano intorno al ds ravennate. Buffone prova infatti a far cassa con l’Alessandria parlando con il presidente dei piemontesi e informando delle trattative sia l’allenatore che il presidente del Ravenna, ma l’offerta è bassa e non se ne fa niente. Idem per l’incontro con il Verona: Buffone offre un accordo a perdere, parla con i dirigenti gialloblù, ma questi hanno timore dell’ufficio indagini e la combine salta, anche se i veneti vincono lo stesso. Infine, in Ravenna-Spezia è l’allenatore dei portieri romagnolo, Nicola Santoni, a informare la «cupoletta» che lo Spezia aveva offerto soldi per vincere. Circostanza confermata dal ds Buffone, che avvertiva gli amici di una differenza tra domanda e offerta della combine: lo Spezia offriva 100mila euro, il Ravenna ne voleva 150mila. E gli scommettitori intervengono per pagare la differenza.
Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica