L’EX ATTACCANTE PARLA DI INTER-LECCE. L’accusa: «Il giro di scommesse ruota intorno a lui . Erodiani dal procuratore: «Pochi accenni alla serie A»
ROMA – «Io non c’entro nulla» ha detto Beppe Signori, giacca blu e camicia bianca senza cravatta, appena si è seduto davanti al giudice. Un’affermazione seguita da altre identiche: «Non ho fatto nulla, non ho mai scommesso, non ho mai partecipato a riunioni per manipolare le partite, non conosco Erodiani e Bellavista, non ho mai visto gli assegni che avete sequestrato». L’interrogatorio sull’inchiesta calcioscommesse davanti al gip Guido Salvini si è concluso dopo circa un’ora. Al termine, uno dei suoi legali, Silvio Caroli, ha annunciato che chiederà la revoca degli arresti domiciliari per il suo assistito. «Nell’interrogatorio – ha detto Caroli – si è parlato solo di Inter-Lecce del 20 marzo scorso. Signori è stato invitato nello studio del commercialista Manlio Bruni (il quale sostiene che l’ex azzurro sapesse delle combine), ma non sapeva chi fossero le altre persone presenti e non conosceva lo scopo dell’invito». E soprattutto Signori ha detto no alle combine. Quando gli fu prospettata la possibilità di «giocare» la partita Inter-Lecce, in un incontro nello studio del suo commercialista il 15 marzo scorso, venne un «secco no» ribadisce il suo legale. All’incontro aveva trovato il calciatore Antonio Bellavista e il titolare di agenzie di scommesse Massimo Erodiani i quali gli avrebbero proposto di finanziare un affare, cioè, per l’appunto, la combine di Inter-Lecce. «Da Signori venne immediatamente un secco no» e, in quell’incontro, non si sarebbero fatti i nomi di giocatori «perché non si sapeva se ce ne sarebbero stati di addomesticabili». Parole e spiegazioni che non hanno affatto soddisfatto gli inquirenti, sempre più convinti dopo gli interrogatori dei due commercialisti Giannone e Bruni (i titolari dello studio dove secondo l’accusa avvenivano le riunioni per preparare le combine) che sia proprio attorno a Beppe che ruotava il giro bolognese.
LE ACCUSE DEI COMMERCIALISTI – Le parole che Manlio Bruni mette a verbale sono piuttosto chiare: «Posso dire in sintesi che per Inter-Lecce, dopo il mancato risultato di Atalanta-Piacenza, alla fine la situazione economica era la seguente: vennero puntati su Singapore 20 mila euro dell’assegno di 110 mila di Erodiani, l’intero assegno di Bellavista per 60 mila euro e l’intero assegno di Paoloni per 30mila». E poi aggiunge: «Signori aveva cura di non farsi vedere con noi – si legge nel verbale – in realtà gli assegni non si mossero dallo studio o per qualche giorno dalle mani di Signori. Ma Signori aveva garantito con i suoi referenti per Singapore di avere gli assegni in mano e questo gli bastava». Ma non solo: Bruni aggiunge anche che «Signori cominciò ad essere pressato dagli asiatici» che avevano perso i soldi su Inter-Lecce, e «ci disse che c’era il rischio che quelli di Singapore ci venissero a dare una lezione». Ed era sempre lui, stando al racconto del commercialista, che teneva i rapporti con l’uomo che faceva da intermediario con gli asiatici, un italiano su cui si starebbero facendo accertamenti.
LA PROPOSTA – All’ex attaccante della nazionale, spiega l’avvocato, «è stato proposto di finanziare, con 40 mila euro, questo illecito per rendere arrendevoli alcuni giocatori. Signori però ha risposto con un secco no». Quanto alla documentazione che sarebbe stata trovata in casa di Signori, si tratta, secondo il suo legale «semplicemente di un foglietto scritto dall’ex attaccante di Lazio e Bologna con appuntata la cifra che lui avrebbe dovuto sborsare per finanziare questo illecito sportivo». Secondo però l’interpretazione dei legali, già da un’intercettazione presente nell’ordinanza emessa dal gip, quella del 19 marzo, si «trova la risposta su chi ha finanziato l’operazione andata male», ovvero il commercialista Francesco Giannone. «C’è una frase in cui dice che la garanzia la presta lui», puntualizza Caroli.
LA LINEA DI ERODIANI – Nell’interrogatorio di Massimo Erodiani, titolare di un’agenzia di scommesse, davanti al procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, nonostante sia durato svariate ore, si sarebbero fatti «pochi accenni» a possibili partite truccate di serie A. Lo ha detto uno dei suoi legali, Giancarlo De Marco, al termine dell’interrogatorio. Il legale ha spiegato che si è parlato delle partite: Inter-Lecce, Genoa-Lecce, Lecce-Cagliari e Atalanta-Piacenza, ma non di Genoa-Fiorentina. Sono tutte partite a cui aveva fatto riferimento, nei suoi interrogatori, Marco Pirani, medico odontoiatra, anch’egli arrestato, e che aveva citato come fonte per le dritte lo stesso Erodiani. L’avvocato ha spiegato che Erodiani, «non ha avuto contatti diretti con calciatori». Salvo in un’occasione singolare: una chat con la quale si parlava di scommesse con un giocatore: Corvia. «Salvo poi scoprire che non era Corvia – ha detto l’avvocato – ma, presumibilmente, Marco Paoloni», l’ex portiere della Cremonese, poi del Benevento, anch’egli arrestato nell’ambito dell’inchiesta.
Intanto, la procura di Napoli ha delegato la squadra mobile ad acquisire i filmati relativi a tre partite del campionato di serie A, sia di quello appena concluso sia del precedente. A proposito della presunta combine riguardante partite di serie A, il legale ha ricordato come Erodiani già davanti a Salvini avesse detto che «non ne sapeva niente o che, comunque, non era di sua conoscenza che ci fossero stati condizionamenti» in incontri della massima serie. Sempre secondo il legale di Erodiani, Marco Paoloni, ex portiere della Cremonese, dal quale è partita l’indagine sul nuovo scandalo del calcio scommesse, aveva un debito proprio con Erodiani di 100 mila euro. Nell’interrogatorio di martedì, l’altro protagonista dello scandalo, Marco Pirani, avrebbe tirato in ballo alcune partite della serie A «ma a quanto ne so – ha spiegato il legale De Marco – si tratta sempre di quell’Inter-Lecce già al centro dell’inchiesta».
IL «TESORETTO» DI PIRANI – Intanto, è stata controllata la cassetta di sicurezza di un parente di Pisani: all’interno non sono stati trovati assegni o denaro contante frutto delle scommesse su partite di calcio truccate ma solo due anelli e un bracciale d’oro. Nessun «tesoretto», dunque. Qualche altra verifica sui movimenti bancari dell’indagato era stata ipotizzata, ma vista la sua piena collaborazione con gli inquirenti è possibile che non vi sia dato corso. Anzi, Pirani, difeso dall’avvocato Alessandro Scaloni, spera di ottenere al più presto gli arresti domiciliari, nella villa di Sirolo, dove vive con la moglie Franca. In paese, le amicizie vip e le auto di lusso (preferibilmente Porsche) del medico, già responsabile del settore giovanile dell’Ancona, sono da sempre al centro dell’attenzione, e gli abitanti si dividono fra innocentisti e colpevolisti. Ma anche se lascerà il carcere, il dentista rischia la sospensione dall’Ordine dei medici, se le accuse a suo carico verranno confermate. Il presidente dell’Ordine provinciale, Fulvio Borromei, ha già chiesto alla procura di Cremona informazioni sulla posizione dell’odontoiatra, per valutare se con i suoi comportamenti abbia tradito la deontologia professionale. Fra gli elementi critici, la ricetta del Minias che il portiere Paoloni versò nel tè dei compagni per far perdere alla squadra la gara con la Paganese. Pirani si è difeso sostenendo di aver firmato la prescrizione convinto che il sonnifero fosse per la moglie di Paoloni.
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