«Una banda dedita alle scommesse». Il presidente della Federazione: «Era già stato fissato un incontro per il 1° giugno, ma il caso è esploso prima»
CREMONA – «L’8 maggio scorso denunciai del tentativo di estorsione a danno di Daniele Quadrini depositando l’atto alla Procura della Figc. Spiegai che si era in presenza di un fatto gravissimo e che esisteva una banda che era dedita alle scommesse». È quanto afferma l’avvocato Massimo Ciardullo, avvocato del calciatore del Sassuolo, ascoltato in procura a Roma in relazione ad una denuncia per tentata estorsione da lui stesso presentata. La Federazione, insomma, sapeva tutto prima che il caso esplodesse diventando di dominio pubblico. «A nostro parere – ha aggiunto il penalista – la Figc sarebbe potuta intervenire subito, prima che questo scandalo fosse scoperchiato dall’attività della magistratura ordinaria».
LA REPLICA DELLA FIGC – La Figc, dal canto suo, per bocca del presidente Giancarlo Abete fa sapere che la procura federale aveva avuto tale comunicazione l’11 maggio e aveva fissato per l’1 giugno l’incontro con Quadrini: un incontro che poi è stato spostato proprio a causa della conclamazione dello scandalo con le relative implicazioni giudiziarie. «Poi – ha sottolineato Abete – non conosco esattamente il contenuto dell’esposto, nè lo devo conoscere, altrimenti saremmo in uno stato di polizia. Si fa riferimento all’11 di maggio, l’interrogatorio era stato individuato per l’1 giugno e poi è stato rinviato per le situazioni emerse. Non so se la comunicazione dell’avvocato di Quadrini faccia riferimento specifico a eventi collegati alle partite, o sia una situazione di potenziale denuncia a 360 gradi. Mi sembra che le 18 partite incriminate salvo una sono tutte tra ottobre e marzo 2011: quindi o è un’operazione ‘fuori sacco’, o evidentemente non attiene alle situazioni per cui è stata richiamata la persona interessata. Se è una denuncia generica va verificata, se attiene a una partita si riferisce a un mese e mezzo prima».
DAL PM – Quadrini è stato ascoltato per oltre un’ora dal pm Mario Ardigò in procura a Roma. Con lui ha ricostruito le varie tappe della vicenda che lo ha coinvolto spiegando in sostanza di essere estraneo ai fatti e di essere stato «messo nei guai da Marco Paoloni», portiere del Benevento coinvolto nell’inchiesta della Procura di Cremona. «Quadrini il 29 aprile scorso – spiega l’avvocato Massimo Ciardullo che assiste il calciatore- è stato raggiunto da una telefonata, da parte di un tal Massimo di Pescara che gli intimava di restituirgli 36 mila euro, debito dovuto ad una scommessa effettuata. Ma bisogna subito dire che Quadrini non ha mai fatto alcuna scommessa ed ha cercato anche di spiegarlo al misterioso interlocutore, il quale non si è perso d’animo e gli ha spiegato: Ti ha messo nei guai Marco Paoloni».
LA COLLABORAZIONE – Ettore Traini, un collaboratore della Procura federale della Figc, si è recato giovedì mattina al Tribunale di Cremona. Traini, che ha spiegato di non poter rilasciare dichiarazioni, dovrebbe aver acquisito gli atti relativi all’inchiesta sul calcioscommesse che il procuratore Roberto Di Martino sta portando avanti. La collaborazione fra procura di Cremona e giustizia sportiva era già stata auspicata e annunciata nei giorni scorsi. Secondo quanto appreso da fonti investigative, la Figc non avrebbe prelevato tutti gli atti, ma 2 delle circa 6mila pagine raccolte dalla procura di Cremona. La giustizia sportiva, inoltre, avrà la possibilità di interrogare a distanza gli indagati detenuti nel carcere della cittadina lombarda, sfruttando Digit, l’innovativo sistema di digitalizzazione degli atti e di processi via web messo a punto dal tribunale.
SCOMMESSE E SANZIONI – Intanto il Consiglio Federale della Figc, riunito oggi, ha deciso di allargare le previsioni normative e di inasprire le sanzioni per il divieto di scommessa e l’obbligo di denuncia Nel testo approvato si segnala la squalifica non inferiore a tre mesi e l’ammenda non inferiore a 15mila euro per i tesserati che scommettono direttamente o per interposta persona. La pena si inasprisce per chi altera in qualsiasi modo la classifica si un campionato. Sei mesi e trentamila euro per chi è a conoscenza ma non denuncia un illecito. Il minimo della pena raddoppia per i diretti responsabili.
Redazione online