NOMINATO IL MEDICO EGIZIANO. Succede a Osama bin Laden ucciso il 2 maggio
Il medico egiziano Aymane al Zawahiri è il nuovo capo di al Qaeda. L’annuncio è stato dato con un comunicato apparso sul web e riferito dall’emittente al-Arabiya. Zawahiri, numero due del gruppo terroristico, succede ad Osama bin Laden, il fondatore di al Qaeda, ucciso lo scorso 2 maggio dalle forze speciali Usa in un blitz ad Abbottabad, in Pakistan.
L’IDEOLOGO – Massimo ideologo del gruppo clandestino, da sempre luogotenente del fondatore di ‘al-Qaedà, Zawahiri ne era considerato il più probabile erede. L’8 giugno scorso era apparso in un video della durata di 28 minuti, nel quale giurava di portare avanti il «jihad», la guerra santa agli infedeli, «sfidando tutti»: e quindi contro Israele, gli Stati Uniti, l’intero Occidente e «gli invasori delle terre musulmane», nel nome di «una Nazione ribelle che si è risvegliata dal sonno». Il messaggio era stato interpretato come la prima reazione pubblica di al Qaeda alla morte di bin Laden.
IL SUCCESSORE AD INTERIM – Fino a oggi la successione effettiva allo «sceicco del terrore» era stata posposta: si vociferava infatti che una parte della base dell’organizzazione non si fidasse dell’ex medico egiziano, da qualcuno addirittura considerato come colui che avrebbe tradito bin Laden. Al posto di quest’ultimo il 17 maggio era perciò stata annunciata la nomina ad interim di un connazionale di Zawahiri, il cinquantenne Saif al Adel, già ufficiale delle «teste di cuoio» del Cairo, ritenuto l’orchestratore dei sanguinosi attentati dell’agosto 1998 alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania, costati nel complesso la morte di 98 persone e il ferimento di oltre mille.
DIECI ANNI IN AL-QAEDA – La nomina di al-Zawahiri non è comunque una sorpresa. Molti esperti, infatti, guardavano a lui come il più probabile successore dello «sceicco del terrore». Cinquantanove anni, nato in una famiglia di magistrati e medici egiziani, il «dottore», numero due dell’organizzazione Bin Laden, fa parte di al-Qaeda da oltre un decennio, da quando, in nome della comune lotta contro «gli ebrei e i crociati», l’ala egiziana del jihad si unì a quella che faceva capo al miliardario saudita. Entrato a 14 anni nei Fratelli musulmani, il gruppo radicale sunnita che ha ispirato Osama Bin Laden sin dall’inizio dei suoi studi in una scuola religiosa di Gedda, al-Zawahiri fu tra le centinaia di persone arrestate a seguito dell’assassinio del presidente egiziano Anwar al Sadat, il 6 ottobre del 1981.
LA RESISTENZA IN AFGHANISTAN – Rilasciato poco dopo, si recò in Afghanistan, dove si unì alla resistenza dei mujahidin contro l’occupante sovietico: fu allora che per la prima volta entrò in contatto con Bin Laden, con cui diede vita ad al-Qaeda. Già nel 1996, gli Stati Uniti che su di lui hanno posto una taglia di 25 milioni di dollari lo ritenevano la minaccia più seria e credibile contro gli obiettivi americani come poi dimostrato dagli attacchi alle ambasciate degli Stati Uniti in Kenya e Tanzania, nell’agosto del 1998, costati la vita a oltre 250 persone. Le autorità del Cairo lo ritengono responsabile anche dell’attentato nel novembre del 1997 a Luxor, nel quale morirono 62 turisti, per il quale è stato condannato a morte in contumacia. Volto e voce di Al Qaeda, numerosi sono i messaggi video e audio che ha registrato in questi anni per incitare al Jihad, denunciare «i crociati, le cospirazioni sioniste e gli arabi traditori»
LA CACCIA – Il 13 gennaio, la Cia lanciò un attacco a Damadola, un villaggio pachistano al confine con l’Afghanistan, dove credeva si trovasse il medico egiziano invitato a una cena di leader militanti. Nel raid morirono 18 persone, tra cui cinque donne e cinque bambini, mentre al-Zawahiri, la cui presenza a quella cena non venne mai in realtà confermata sfuggì all’attacco aereo americano. In un messaggio audio del mese di aprile 2008, il numero due di Al Qaeda definì le Nazioni Unite «un nemico dell’Islam e dei musulmani» e assicurò che Bin Laden era «vivo ed in buona salute». Nel gennaio successivo, in un nuovo messaggio, il medico egiziano giurò vendetta per gli attacchi israeliani su Gaza. Il 14 dicembre 2009 Zawahiri rilanciava l’appello a formare uno stato islamico in Israele ed esortava i suoi a «promuovere il jihad contro gli ebrei» ed i loro sostenitori. Zawahiri lanciava quindi nel nuovo messaggio video un nuovo appello alla guerra santa contro l’America e l’Occidente.
Redazione online