Al Palazzo di giustizia di milano senza sostenitori e contestatori. Berlusconi presente in aula. L’imprenditore campano, sentito come teste, smentisce la linea della difesa
MILANO – L’armatore napoletano Diego Attanasio, sentito come testimone nel processo Mills a carico di Silvio Berlusconi, ha spiegato di non aver mai dato, né regalato, né prestato, 600 mila dollari all’avvocato inglese. L’armatore ha dunque confermato in aula la versione resa nel processo a carico di Mills, smentendo la tesi della difesa dell’avvocato di affari inglese che sosteneva che i 600 mila dollari al centro del processo sarebbero stati dati a Mills da Attanasio perché li investisse. Secondo l’accusa, invece, quei 600 mila dollari sarebbero stati versati all’avvocato inglese da Berlusconi (presente in aula) come prezzo della corruzione. La deposizione è arrivata dopo che i giudici del processo hanno respinto la richiesta avanzata dalla difesa del premier di considerare Attanasio come teste imputato in procedimento connesso, che gli avrebbe consentito di avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo la corte infatti non c’è alcun legame «probatorio» tra il processo in cui l’imprenditore è imputato di corruzione a Salerno e quello a carico del presidente del Consiglio.
Il pm Fabio De Pasquale (Imagoeconomica) |
«NESSUN REGALO» – «Mills le ha mai detto “Senta ho tenuto per me, per esempio, 600 mila dollari”?» ha chiesto il pm De Pasquale all’armatore napoletano, in passato cliente dell’avvocato di affari inglese che ha gestito per lui 10 milioni di dollari. «No», ha risposto Attanasio. «Lei ha mai regalato 600 mila dollari a Mills?», ha chiesto ancora il pm e il testimone ha risposto: «Mi sembra proprio di no, non ci sarebbe stato motivo per me per regalare 600 mila dollari a Mills». Attanasio ha chiarito inoltre di non aver mai prestato quella cifra al legale inglese e di non sapere «i movimenti che faceva» Mills nella gestione dei fondi. L’armatore inoltre ha spiegato di aver «firmato diversi documenti in bianco, perché Mills mi disse che per gestire i miei soldi gli servivano alcuni documenti firmati da me in bianco». Infine, alla domanda del pm che gli chiedeva se avesse mai saputo di problemi fiscali e nella movimentazione del denaro avuti da Mills, Attanasio ha risposto: «Mi sarebbe sembrato strano che un esperto di fiscalità si trovasse con problemi fiscali».
«IMPUTATO DI REATO CONNESSO» – La difesa di Berlusconi aveva chiesto di sentire Diego Attanasio come testimone-imputato di reato connesso, circostanza che avrebbe permesso all’armatore napoletano di avvalersi della facoltà di non rispondere. I legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, avevano sostenuto che i giudici della decima sezione penale avessero il «diritto-dovere di valutare la sussistenza di elementi di collegamento» tra il processo Mills e una vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna a Salerno di Attanasio per corruzione. Per i difensori del presidente del Consiglio, ci sarebbe stato un collegamento probatorio tra questi due procedimenti a causa del quale l’armatore non avrebbe potuto essere sentito nelle vesti di semplice testimone, e quindi con l’obbligo di rispondere alle domande del collegio, ma avrebbe dovuto assumere la veste di testimone-imputato con la facoltà di non parlare. Questa tesi è stata decisamente confutata dal pm Fabio De Pasquale, il quale ha ricordato che il tribunale di Milano respinse un’identica eccezione il 13 aprile 2007 quando ancora si svolgeva il processo a Mills e Berlusconi insieme, prima che la posizione del premier fosse stralciata. «Non c’è nessun collegamento tra i capi di imputazione dei due processi, né a livello probatorio, né a livello temporale. Capisco che la difesa ha interesse a sentire Attanasio come teste-imputato, ma credo che il collegio debba respingere in modo secco l’eccezione», aveva replicato De Pasquale, che ha anche ricordato che Attanasio fu condannato per fatti che risalgono ai primi anni Novanta per corruzione in relazione al pagamento di tangenti per cambiare la destinazione d’uso di un opificio al cui posto voleva far sorgere un centro commerciale. «È un procedimento pendente a Salerno in corte d’appello», aveva precisato De Pasquale, «ma solo per dichiararne la prescrizione».
ARRIVO – Aula della prima Corte d’assise allestita per l’occasione e area attorno al Palazzo di Giustizia di Milano blindate per l’arrivo del presidente del Consiglio. Il premier, infatti, è giunto come previsto alle 10 ma lungo le transenne disposte in via Freguglia, però, c’erano solo cronisti: mancavano infatti sia i sostenitori del Cavaliere che i contestatori. Al termine dell’udienza Berlusconi non ha rilasciato dichiarazioni.
CALENDARIO UDIENZE – Sono state anche fissate le prossime udienza del processo Mills. Il 18 luglio verranno sentiti per rogatoria alcuni testimoni in videoconferenza dalla Svizzera. Prima di allora, erano previste in calendario quattro date (20 e 27 giugno, 4 e 11 luglio) ma sono saltate perché la difesa di Berlusconi ha ribadito che vengano ascoltati tutti i testimoni indicati dall’accusa. Il procedimento riprenderà quindi il 19 settembre per poi proseguire il 10, 24 e 31 ottobre. «Da parte della difesa vi è un abuso di diritto», ha commentato De Pasquale. «Bisogna evitare con tutti i mezzi che l’evento infausto della prescrizione si verifichi». «Mai sentito parlare di abuso di diritto», ha replicato l’avvocato Longo, che già in precedenza aveva dichiarato di sentirsi «stanco perché il ritmo dei processi nei confronti di Berlusconi è abbastanza peculiare».
Redazione online