La verifica chiesta da Napolitano. pesano i dubbi di Bossi: «Nulla è scontato». Il premier alla Camera: «Opposizioni divise, noi gli unici in grado di governare. Sacrificio stare a Palazzo Chigi»
ROMA – Dopo il Senato, la Camera. Silvio Berlusconi prende la parola nell’aula di Montecitorio per la verifica di governo voluta dal capo dello Stato. E ripete ai deputati quanto già espresso martedì ai senatori: il governo non farà passi indietro perché ha i numeri in Parlamento, una crisi al buio ora sarebbe una sciagura, una follia. Fuori, si infiamma la protesta dei precari della scuola e si registrano scontri con la polizia. i manifestanti gridano «dimissioni» al governo, mentre in aula parla il presidente del Consiglio. Fittissimo il lancio di uova e petardi, mentre la polizia in assetto antisommossa è già in formazione per un eventuale intervento.
«NOI GLI UNICI IN GRADO DI GOVERNARE» – Per il Cavaliere non esiste alcuna alternativa al governo in carica. «La maggioranza c’è, è forte e coesa ed è l’unica in grado di garantire la governabilità del Paese», dice il premier. Citando, a riguardo, il voto di fiducia di martedì sul dl sviluppo, dove «per la prima volta la maggioranza, da quando è fuoriuscito un gruppo, ha superato quota 316». Cori di «buu» al passaggio del discorso in cui Berlusconi annuncia di non voler restare a vita a Palazzo Chigi. «Vi assicuro che è un sacrificio» aggiunge per replicare alle contestazioni. Il premier, seduto tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il leader della Lega, Umberto Bossi, ha avuto un breve colloquio con il numero uno del Carroccio, prima di cominciare a parlare. Presente anche il titolare del Tesoro, Giulio Tremonti.
MINISTRO FREDDO – Anche Stefania Prestigiacomo ha seguito l’intervento del capo del governo. Non dai banchi del governo, però ma dal suo posto nell’emiciclo di semplice deputato. È stato necessario attendere l’applauso numero quindici per vederla battere le mani come gli altri deputati del Pdl al discorso del premier. Nel farlo, il ministro dell’Ambiente si è rivolta platealmente verso la tribuna stampa: evidentemente, qualcuno deve averle recapitato le agenzie che poco prima avevano scritto come fosse rimasta a braccia conserte, senza applaudire. Subito prima dell’arrivo in Aula del premier, la Prestigiacomo ha avuto un colloquio con il Guardasigilli e segretario in pectore Pdl, Angelino Alfano.
PDL-LEGA – L’opposizione non sembra intenzionata a presentare una richiesta di voto, anche se la riserva in tal senso sarà definitivamente sciolta entro le 13. Se il Pd proporrà un documento, il Pdl si riserva di chiedere il voto di fiducia. Martedì alla Camera la fiducia sul decreto sviluppo è passata con 317 sì. È la maggioranza più ampia dalla fuoriuscita dei finiani ad oggi. Un successo che non basta però ad allentare le tensioni tra il Pdl e la Lega. Al Senato, Berlusconi ha voluto ribadire che l’amicizia che lo lega al Carroccio e a Umberto Bossi è salda. Il Senatùr però non ha fugato i dubbi, anzi. «Nulla è scontato» ha risposto a chi gli chiedeva conto del possibile esito della verifica a Montecitorio.
«SI DIMETTA» – Il Pd dal canto suo respinge al mittente l’invito al dialogo del premier per fare le riforme e del leader della Lega sulla legge elettorale «Si deve dimettere. Questa maggioranza non è più forte dopo il voto di fiducia. È sempre più sgangherata», afferma Dario Franceschini all’Unità. Secondo il capogruppo dei democratici a Montecitorio, la maggioranza di cui parla Berlusconi è «solo quella raffazzonata che ha messo insieme in aula perché nel Paese c’è un’altra realtà come ha dimostrato il voto delle amministrative e dei referendum».
Redazione online