L’azienda ospedaliera fallita. Mario Cal era il vice del fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano. Era stato ascoltato dai magistrati
Milano – Ancora guai per l’ospedale San Raffaele. Il vice di don Verzè, Mario Cal, si è infatti ucciso. L’uomo si è sparato in testa con una pistola legalmente detenuta che portava sempre con sé perché temeva aggressioni. L’uomo, 71 anni, era sposato e ha compiuto il gesto intorno alle 10.30, nel suo ufficio all’interno della struttura ospedaliera, dove è stato immediatamente ricoverato in condizioni disperate. Secondo il referto medico, l’ex vice presidente “dopo ripetute manovre rianimatorie” è stato dichiarato ufficialmente morto “alle 10.57”. Il primario del pronto soccorso Michele Carlucci ha spiegato che Cal era stato portato in pronto soccorso alle 10.21. È stato rianimato, ma le sue condizioni “sono apparse subito critiche”, per un breve periodo i suoi parametri vitali sono stati stabilizzati e poi le sue condizioni sono subito peggiorate.
Il maxi buco in bilancio La notizia è stata data in tribunale, dove il suo legale, Rosario Minniti era in una riunione con Edmondo Bruti Liberati, il capo del pool reati finanziari Francesco Greco e il pm Luigi Orsi. Cal è stato ascoltato negli scorsi giorni dalla Procura di Milano, come persona informata dei fatti, nell’ambito dell’inchiesta sul maxi buco da 90 milioni di euro nei conti del gruppo ospedaliero, prima che il Vaticano adottasse un piano di salvataggio, ma non era indagato.
Preoccupato dalla situazione generale A confermare che a crucciare Cal era proprio l’inchiesta è il suo legale, che però sottilinea come l’uomo fosse più preoccupato “per la situazione del San Raffaele”. Secondo Minniti quindi a preoccupare Cal non era tanto la situazione debitoria, quanto il fatto che i crediti contratti dal nosocomio, di cui era vicepresidente della Fondazione, non rientrassero. Di fatto, spiega il legale “non c’erano i mezzi per far fronte al pagamento dei debiti”. L’avvocato si è detto “molto dispiaciuto per la perdita di un caro cliente e un amico a cui sono stato vicino nei momenti di difficoltà, ma questa volta non mi è stato possibile”. Intanto don Verzè su quanto accaduto a Cal viene informato, ma “piano, con le dovute cautele”. A breve è previsto anche un comunicato del nuovo consiglio di amministrazione
Due lettere d’addio Sono due le lettere di addio lasciate da Mario Cal. Una era indirizzato alla moglie, mentre l’altra sarebbe stata lasciata per la sua segretaria (“Grazie di tutto, perdonami Stefania”). I biglietti sono stati presi in custodia dalla polizia e consegnati al Pm Luigi Orsi che con il procuratore capo Edmondo Brutti Liberati si trovano al San Raffaele. Nei biglietti, scritti a mano, non ci sarebbe alcun riferimento al buco di bilancio del San Raffaele. All’interno ci sono parole di scuse per il gesto compiuto dal manager.
Il giallo della pistola L’arma con cui l’uomo si è ucciso è stata spostata e infilata in un sacchetto da una persona che deve essere ancora identificata, probabilmente una delle prime ad entrare nella stanza. Per questo il pm di turno Maurizio Ascione ha disposto degli accertamenti per arrivare ad identificare chi, probabilmente in buonafede, ha spostato l’arma senza rendersi conto di aver inquinato la scena del suicidio.
Lo sgomento del nuovo cda Il nuovo consiglio di amministrazione – nominato solo la scorsa settimana – del centro San Raffaele del monte Tabor “esprime dolore e sgomento per il gesto così grave e imprevedibile compiuto dal dottor Mario Cal, che accresce la consapevolezza sulla delicatezza e la gravità dell’attuale situazione in cui si trova la fondazione e sulla necessità del massimo impegno da parte del consiglio con al piena partecipazione di guida spirituale del presidente, don Luigi Maria Verzè, per il pronto risanamento del San Raffaele”.
Da venerdì scorso a capo del cda c’è Giuseppe Profitti.
Venerdì la riunione del cda Intanto il cda ha confermato la riunione di venerdì prossimo. Sul tavolo del consiglio, oltre l’esame del piano di salvataggio congelato per effetto del passaggio di consegne dal Monte Tabor allo Ior, c’è l’ipotesi di affidare un mandato a Enrico Bondi come super consulente esterno del gruppo ospedaliero. Al momento ci sono stati contatti con il risanatore della Parmalat ma allo stato attuale non è stato dato alcun incarico. Quanto al piano di salvataggio, infine, viene spiegato che la domanda di concordato preventivo difficilmente verrà depositata dopodomani in Tribunale, come previsto in precedenza, considerato che il nuovo Cda non ha ancora esaminato le carte. È presumibile che al board, ora guidato dal nuovo vicepresidente Giuseppe Profiti, possa servire qualche settimana.
Redazione online