NOMI E STORIE DELLE VITTIME. La Spoon River pubblicata dal tabloid Dagbladet
OSLO – Facce che sorridono e camicie alla moda, quelle della loro generazione; canonici cognomi scandinavi, i Sandvik e gli Jorgensen, ma anche quelli degli immigrati di seconda generazione, i Selaci e gli Ahmed. Soprattutto ragazzi che, bevendo e discutendo in un campeggio su un’isola da fiaba di Andersen, provavano a immaginarsi un futuro: una Norvegia multiculturale e moderna. Studenti o magari al primo lavoro, aspiranti musicisti e piccoli dirigenti in erba, tutti accomunati dalla passione per la politica, senza che trasfigurasse in ciechi ideologismi. Ecco il ritratto che ne viene. scorrendo i volti di questa ora triste Spoon River nordica. Una Spoon River pubblicata dal popolare tabloid norvegese Dagbladet. Vedete degli spazi bianchi: si riempiono man mano che le 76 vittime trovano un nome, un’identità, un volto. Ve la presentiamo anche noi. Un ragazzo come loro, invece oscurato da un fanatismo folle e glaciale, ha provato a fermare il corso della storia. Non ce la farà.
Matteo Cruccu
Dagbladet. Vedete degli spazi bianchi: si riempiono man mano che le 76 vittime trovano un nome, un’identità, un volto. Ve la presentiamo anche noi. Un ragazzo come loro, invece oscurato da un fanatismo folle e glaciale, ha provato a fermare il corso della storia. Non ce la farà.