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Arresto di Milanese, la Camera rinvia. L’affitto di Tremonti e le carte sugli appalti

Non passa invece la richiesta dei pm sull’utilizzo delle intercettazioni di Denis Verdini. La decisione sarà presa solo dopo l’estate. Sì invece alle richieste dei pm su tabulati e cassette di sicurezza. Un favore dopo l’ottenimento degli appalti Sogei. E un occhio di riguardo dalle Entrate. Le rivelazioni di Di Lernia: «La casa abitata dal ministro in via Campo Marzio era pagata dal costruttore Proietti»

ROMA – La Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio ha dato all’unanimità il proprio benestare alla richiesta dei pm di aprire le cassette di sicurezza sequestrate al deputato del Pdl Marco Milanese e all’utilizzo dei tabulati telefonici per ricostruire i suoi rapporti con la Guardia di finanza. Ma a maggioranza – con i voti di Pdl, Lega e Udc – ha deciso di acquisire nuovi documenti relativi alla richiesta di arresto del parlamentare azzurro, rinviando la decisione finale a dopo la pausa estiva. La giunta infatti ha anche deciso una proroga che dovrà essere «sciolta» entro il 16 settembre. Entro quella data la giunta dovrà indicare per l’Aula la sua scelta a favore o contro l’arresto del deputato. Sulla questione delle cassette di sicurezza e sui tabulati l’Aula della Camera potrebbe invece votare già martedì prossimo. La decisione spetta ora alla conferenza dei capigruppo della Camera. La decisione di rinviare a dopo l’estate la decisione sull’arresto è stata contestata dal Pd, secondo cui ci sarebbero stati i necessari tempi di discussione e votazione per liquidare la questione prima della pausa.

IL NO PER VERDINI – La stessa Giunta ha poi detto no, a maggioranza, all’acquisizione delle intercettazioni di Denis Verdini chiamato in causa nell’inchiesta del G8. Verdini, anche ieri in giunta, si era espresso a favore dell’acquisizione della documentazione telefonica che lo riguarda.

MILANESE AL CONTRATTACCO – Milanese, dal canto suo, ha annunciato che denuncerà per calunnia l’imprenditore Tommaso di Lernia, per alcune dichiarazioni rese ai magistrati romani e pubblicate oggi da alcuni quotidiani, tra cui il Corriere della Sera. Una nota dei legali Franco Coppi e Bruno Larosa spiega che Milanese, “a seguito delle odierne notizie giornalistiche relative alle dichiarazione del Di Lernia, smentisce categoricamente ogni sua affermazione e informa di aver dato mandato di presentare una denuncia per calunnia affinché l’autorità giudiziaria finalmente smascheri la macchinazione messa in atto nei suoi confronti da gente senza scrupoli e non si limiti a raccogliere dichiarazioni calunniose spesso tra loro contrastanti ed inconciliabili». Di Lernia – in carcere con l’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta su alcuni appalti Enav – ha detto ai magistrati romani che l’affitto della casa in cui abitava Tremonti quando si trovava a Roma, e nella disponibilità di Milanese, sarebbe stato pagato dall’imprenditore Angelo Proietti che in cambio avrebbe ricevuto subappalti.

Il ministro Giulio Tremonti e il deputato Pdl Marco Milanese (Ansa)

L’affitto dell’appartamento di via di Campo Marzio, occupato fino a qualche settimana fa dal ministro Giulio Tremonti, sarebbe sempre stato pagato da Angelo Proietti, il titolare della società Edil Ars che lo aveva ristrutturato gratuitamente e aveva ottenuto appalti dalla Sogei. I soldi sarebbero stati consegnati a Marco Milanese, il parlamentare pdl ex consigliere politico dello stesso ministro, accusato di associazione a delinquere, corruzione e violazione di segreto. A raccontarlo ai magistrati di Roma è Tommaso Di Lernia, l’imprenditore arrestato con l’accusa di aver pagato il leasing della barca di Milanese con un sovrapprezzo di oltre 200 mila euro in cambio di «commesse» dell’Enav. E poi dichiara che Tremonti – che al momento non risulta indagato – avrebbe ceduto al «ricatto» del consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola, che chiese e ottenne la conferma di Pierfrancesco Guarguaglini alla presidenza della holding. Rivelazioni clamorose che i magistrati stanno adesso verificando, tenendo conto che Di Lernia sostiene pure di aver evitato una verifica fiscale grazie «all’intervento di Milanese su Befera», il direttore dell’Agenzia delle Entrate.

Il canone della casa
È l’11 luglio scorso. Nel carcere di Regina Coeli, dove è detenuto proprio per l’inchiesta sulla barca pagata a Milanese, Di Lernia – dopo aver ricostruito i passaggi dei versamenti – afferma: «Parallelamente sentii parlare di questo Milanese da Guido Pugliesi (amministratore delegato di Enav, ndr ) che da una parte era stanco delle pressioni e dei richiami che Milanese gli aveva fatto per Fabrizio Testa da nominare a Tecno Sky, ma che mi chiedeva anche di far lavorare un certo Angelo Proietti ai subappalti di Palermo che Cola aveva già deciso fossero affidati a Electron di Finmeccanica e a me. Presi tempo con Pugliesi e ne parlai con Cola il quale mi disse che Proietti era il soggetto che Milanese gli aveva descritto come «il tipo che mi dà 10.000 euro al mese per pagare l’affitto a Tremonti. Mi disse di dire a Pugliesi che lo avrebbe fatto chiamare da Milanese e avrebbero instaurato un rapporto amicale e comunque a Proietti in un immediato futuro Selex gli avrebbe dato lavori a Milano».
Il 7 luglio scorso, dopo aver annunciato che avrebbe lasciato la casa «per ovvi motivi di opportunità», Tremonti ha spiegato di aver «accettato l’offerta fattami dall’onorevole Milanese per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità e utilizzo», lasciando intendere di essere stato ospite. Versione diversa da quella contenuta nel memoriale scritto con i suoi legali Franco Coppi e Bruno Larosa e consegnato a Montecitorio due giorni fa da Milanese che nel documento afferma: «Il ministro ha corrisposto, quale partecipazione all’affitto dell’immobile, a partire dalla seconda metà del 2008, la somma mensile di circa 4.000 euro. Settimanalmente e in contanti mi ha corrisposto circa 75.000 euro complessivi». Adesso sarà il pubblico ministero Paolo Ielo a dover effettuare ulteriori accertamenti per stabilire chi davvero abbia pagato quella casa, anche tenendo conto che Proietti è stato iscritto nel registro degli indagati per corruzione insieme a Milanese e all’ex presidente di Sogei Sandro Trevisanato, proprio perché avrebbe ottenuto l’assegnazione degli appalti a trattativa privata in cambio di soldi e favori.

Il blitz dal ministro
Il secondo capitolo affrontato da Di Lernia riguarda Finmeccanica. Dichiara nel verbale: «Nel giugno 2010 Cola mi chiamò e mi disse “sono dispiaciuto per aver fatto fare l’acquisto della barca a quel verme” alludendo a Milanese perché disse che il tizio (Milanese, ndr ) stava sostenendo la candidatura di Flavio Cattaneo a Finmeccanica invece di Guarguaglini, in più aveva saputo che aveva fatto estorsioni a persone di Napoli facendo l’inverso di quanto promesso e che Tremonti non rispondeva alle chiamate telefoniche di Guarguaglini. Lo stesso Cola mi diceva che questa storia non la mandava proprio giù e avrebbe da lì a poco organizzato un blitz dal ministro mostrandogli l’evidenza e la portata delle porcate commesse da lui e dai suoi consiglieri e che di sicuro avrebbe cambiato idea sui vertici di Finmeccanica. Dopo poco tempo Massimo De Cesare (il socio anche lui arrestato per la vicenda della barca, ndr ) mi riferisce che Milanese, per tramite di Fabrizio Testa, volle dirmi che Guarguaglini sarebbe stato riconfermato e da lì a qualche giorno Tremonti gli avrebbe telefonato. Infatti Cola mi disse che il blitz era andato a buon segno».
Anche su questo i magistrati stanno effettuando verifiche soprattutto tenendo conto che Cola, indicato come il vero «braccio destro» di Guarguaglini, collabora da tempo con il pubblico ministero Ielo e ha già svelato il «sistema» che avrebbe consentito di emettere fatture false in favore delle aziende del Gruppo Finmeccanica ed Enav per creare «fondi neri» e così pagare tangenti a politici e manager.

La «verifica» annullata
Di Lernia sostiene di aver incontrato successivamente Proietti nell’ufficio di Pugliesi che lo invitava a chiudere la storia della barca. E spiega: «Dissi a Proietti che avevo bisogno di un favore da Milanese e lui mi diede appuntamento nel suo ufficio il giorno dopo. Lo vidi due giorni dopo portando con me tutto un incartamento riguardante un accertamento dell’Agenzia delle Entrate sulla mia società “Print Sistem” riferito al 2005. Gli dissi che non volevo favoritismi ma solo una buona parola ai fini di una verifica fiscale “serena” poiché avevo denunciato la stessa Agenzia per altre vicende e avevo paura di un accanimento nei confronti della società che amministro. Tre giorni dopo Proietti mi diede appuntamento a piazza del Parlamento e mi disse di stare tranquillo perché Milanese aveva parlato con Befera e mi assicurava nessun accanimento».
È possibile che si decida di acquisire gli atti presso l’Agenzia delle Entrate proprio per stabilire quale fosse la reale portata della verifica e se Milanese abbia effettuato un intervento sul direttore che, a questo punto, potrebbe anche essere ascoltato come testimone.

Il pranzo e le nomine
Del resto l’influenza del consigliere politico del ministro sui dirigenti degli Enti che fanno capo al Tesoro è già emersa negli accertamenti su Sogei. Durante i controlli, i magistrati hanno scoperto che l’avvocato Luigi Fischetti – il legale che a metà di dicembre scorso ospitò l’ormai famoso pranzo con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo – è stato nominato componente dell’Organismo di Vigilanza di Sogei, nonostante fosse il difensore del costruttore Proietti assegnatario di numerosi appalti. Un’incompatibilità che lui dice di aver «superato lasciando le riunioni quando si parlava del mio cliente, come dimostrano i verbali», ma su questa circostanza sono tuttora in corso riscontri.
Ieri il capo della Procura di Roma ha chiesto ai colleghi napoletani la trasmissione degli atti che riguardano il pranzo a quattro: oltre a Capaldo e Fischetti, Milanese e Tremonti. Un «incontro conviviale» l’ha definito il deputato del Pdl, ma la procura generale presso la Corte d’appello della Capitale ha avviato un’istruttoria per verificare eventuali profili disciplinari: all’epoca Capaldo era infatti l’aggiunto titolare dell’inchiesta su Finmeccanica e alcuni indagati avevano già verbalizzato accuse contro Milanese. «Non sapevo che Milanese era invitato», ha sostenuto lo stesso Capaldo ma questo potrebbe non essere sufficiente ad evitargli il procedimento e le ulteriori verifiche avviate anche dalla procura di Perugia. La scorsa settimana il capo dell’ufficio umbro ha incontrato i colleghi di Napoli, che però negano di aver già affrontato con lui questa vicenda.

Fiorenza Sarzanini e Redazione Online

Arresto di Milanese, la Camera rinvia. L’affitto di Tremonti e le carte sugli appaltiultima modifica: 2011-07-28T12:35:26+02:00da
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