Informati Subito

«Pronti a confronto su 5 priorità». Casini: “Noi ci siamo. Il governo si svegli”. Ecco l’agenda della ripresa: 8 punti per il rilancio dell’Italia

LETTERA DEL SEGRETARIO DEI DEMOCRATICI AL «SOLE 24 ore». Le aperture di Bersani: «Ma Berlusconi lasci». “L’unica cosa che possiamo fare è dare un segnale di discontinuità politica”. L’Idv presenta una “contromanovra”. Così il leader dell’Udc commenta l’incontro tra le opposizioni e le parti sociali. Ieri a Palazzo Chigi confronto di quattro ore tra l’esecutivo, i sindacati e i rappresentanti delle categorie produttive del Paese. La ricetta anti crisi del governo prevede di unire allo sviluppo delle imprese il rigore dei conti pubblici. Queste le linee guida: pareggio di bilancio, riforma fiscale e assistenziale, modernizzazione delle relazioni industriali, finanza e reti di impresa, accelerazione opere pubbliche, privatizzazioni e liberalizzazioni, taglio ai costi di politica e burocrazia, spesa fondi strutturali Ue


 

MILANO – Riforma del fisco e della Pubblica amministrazione, liberalizzazioni, nuove politiche industriali e correzione della manovra: sono le cinque priorità per il paese che il segretario del Pd Luigi Bersani elenca in una lettera al Sole 24Ore e su cui, dice, il partito è pronto a confrontarsi, a patto che Berlusconi faccia un passo indietro. «Ci sono cinque cose da fare prima di ogni altra», afferma Bersani. La prima è la riforma della Pubblica amministrazione, «con obiettivi di semplificazione, di risparmio, di efficienza su un arco di temi che va dalle istituzioni alle strutture amministrative, alle autorizzazioni, alle società pubbliche fino alla giustizia civile, passando per i costi della politica». La seconda è la riforma fiscale, «con obiettivi stringenti di recupero dell’evasione e di spostamento del carico dalla produzione alla rendita». Terzo punto in agenda, prosegue Bersani, sono le liberalizzazioni, «con una dozzina di misure capaci di tagliare incrostazioni e favorire lo sviluppo delle attività economiche». Il quarto,«politiche industriali orientate alle reti, alla tecnologia e alla ricerca, all’efficienza energetica, alla dimensione d’impresa, indirizzandole in particolare alle risorse potenziali del Sud». L’ultimo punto è «la riforma della manovra economica, fermo il vincolo di pareggio, riducendo iniquità e spinta recessiva, riselezionando sia i tagli di spesa sia il carico fiscale con misure immediate di anticipazione della riforma del fisco, con opportune dismissioni e con ragionevoli interventi sul patto di stabilità e sui pagamenti».

DIMISSIONI – Bersani torna quindi a chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi.«Le principali cose da fare richiedono tempo, credibilità e un clima di convinto sforzo comune», spiega. «E da dove possono venire tempo e credibilità se non da una visibile svolta politica, cioè da una discontinuità che non venga percepita come gattopardesca?». «Se c’è un gesto di consapevolezza di chi governa, se c’è un passo indietro, noi siamo pronti a prenderci la responsabilità di uno sforzo comune», sottolinea il segretario del Pd. «Chi pensa che si possa andare avanti così fino al 2013, si carica di una drammatica responsabilità. Piuttosto di questa illusione, sarebbe meglio il voto anticipato come impegno a una ripartenza su basi nuove, programmi nuovi e nuove energie», conclude Bersani.
“La riunione tra le opposizioni e le parti sociali ha un valore simbolico: l’opposizione c’è, le parti sociali ci sono, il governo speriamo ci sia e si svegli, si dia una mossa e non perda la pausa di agosto per assumere provvedimenti immediati”. Così il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini commenta l’incontro che le opposizioni hanno avuto con imprese e sindacati. Un incontro avvenuto subito dopo quello tra il governo e le parti sociali in cui queste ultime hanno presentato all’esecutivo un piano contro la crisi. Casini ha poi spiegato il perché in questo momento il Terzo Polo non chiede le dimissioni di Berlusconi: “Certo c’è il timore che il governo non ce la faccia ma, dopo aver chiesto per tre anni le dimissioni e votato contro le fiducie al governo, pensiamo che bisogna smetterla con la litania delle dimissioni. Se c’è questo governo, almeno governi”.

Al termine dell’incontro con le parti sociali, l’Idv ha annunciato di aver presentato delle contro-misure. “L’Idv ha proposto una sua ‘contromanovra’, chiediamo che sia immediatamente esaminata dal governo e dal Parlamento, altrimenti dal governo viene solo una manfrina” ha detto il leader del partito Antonio Di Pietro spiegando che il disegno di legge “contiene proposte concrete, speculari a quelle delle parti sociali, una contromanovra da 60 miliardi di euro in tre anni che elimina i costi della politica, le province e interviene sul rilancio del sistema produttivo. Con una lettera ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica abbiamo chiesto che sia calendarizzata immediatamente in Parlamento”.

Il leader dell’Italia dei Valori è tornato poi ad attaccare il premier Silvio Berlusconi, paragonandolo a Vanna Marchi: “Non ha capito che qui siamo in Italia e non nel Paese delle meraviglie. Anche Vanna Marchi ha potuto raccontare fantasie al Paese, poi è finita a San Vittore”.
Redazione online

Roma – Arrivare a «un patto com­plessivo assolutamente entro il me­se di settembre». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al ter­mine dell’incontro con le parti so­ciali ieri a Palazzo Chigi, ha voluto fornire ulteriori elementi di rassi­curazion esulla possibilità di supe­rare la crisi determinata dall’acca­nimento speculativo nei confronti dell’Italia invitando gli italiani a «non avere paura». Dalla riunione, ha rimarcato il premier, «esco con più ottimismo sulla volontà di tutti di cooperare: è il momento di rimboccarsi le ma­niche ». Anche perché l’immagine del nostro Paese fornita dai media «è più negativa di quella reale».

Per questo motivo si lavorerà senza so­luzione di continuità fino al mese prossimo su otto punti che rappre­sentano l’agenda del governo per la stabilità e la crescita e che recepi­scono le sei richieste di Confindu­stria, Cgil, Cisl, Uil, Abi, Alleanza delle cooperative, Rete imprese e di tutte le altre sigle che al vertice hanno presentato un documento comune. L’azione si concentrerà su temi che sono già all’attenzione del Par­lamento come l’introduzione del­l’obbligo del pareggio di bilancio nellaCostituzione(«ServizioStudi delle Camere, Corte dei Conti e Te­soro sono già al lavoro», ha antici­pato Tremonti), la riforma assi­stenziale e fiscale e il taglio dei co­sti della politica già abbassati dalla manovra e dai decreti varati dal go­verno su auto blu e compensi. L’ammodernamento delle relazio­ni industriali è materia del mini­stro del Lavoro Sacconi, che ha for­mulato all­e controparti varie ipote­si di rafforzamento della contratta­zione aziendale e degli enti bilate­rali in materia di collocamento e lottaal sommerso. Su questo cam­po ­ci sarà da superare l’ostilità del­la Cgil. Anche ieri il segretario gene­rale Susanna Camusso ha manife­stato la propria contrarietà a que­sto tipo di revisioni che costituiran­no la base del futuro Statuto dei La­vori.

Altri punti focali saranno il po­tenziamento delle reti di imprese e dei distretti turistici (con un maggior­e coinvolgimento dei fondi gestiti dalla Cassa depositi e prestitie dedicati alle pmi) e l’accelerazio-ne delle op­ere pubbliche già finanziate ma bloccate dalla solita burocrazia. In tale contesto si può inseri­re anche l’intenzione di garantire la spesa dei fondi strutturali euro­pei per non perdere quest’anno sette miliardi di euro da dedicare non solo alle infrastrutture ma an­che alla formazione professionale.

Come ha ribadito ancora una volta il ministro dell’Economia Giulio Tremonti «il pil non si fa per decreto» e comunque tutto questo percorso sarà un continuo « work in progress », gli ha fatto eco il titola­re dello sviluppo, Paolo Romani. Restano perciò da superare altre prove, a cominciare da quelle dei mercati dopo l’ennesimo rovescio borsistico. «C’è stata una concor­dia mai notata in tutti gli incontri cui ho partecipato in 18 anni»,ha ri­levato enfaticamente Berlusconi. E se per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni comunque già questa maggiore collegialità è un segnale di discontinuità, la stessa presidente di Confindustria, Em­ma Marcegaglia, ha messo tra pa­rentesi uno dei punti programma­tici sui quali la convergenza non è totale. Privatizzazioni, dismissio­ni del pa­trimonio pubblico e libera­lizzazioninonraccolgonoconsen­so unanime. Ancora una volta la Cgil ha messo le mani avanti pur non rovesciando il tavolo come suo solito. Imprenditori e sindaca­ti­non sono poi favorevoli a un anti­cipo dei saldi della manovra (chie­sto pure dalla Bce) poiché «avreb­be effetti depressivi» sull’econo­mia.

L’impressione è che il sentie­ro, nonostante l’obbligatorio affie­volimento delle reciproche ostili­tà, sia comunque stretto. A parte la responsabilità di Casini, il ripeter­si della «tavolata» imprenditorial­sindacale con le opposizioni ha sortito solo l’ennesimo attacco al Cav. D’altronde, lo stesso premier ha ribadito che nessuno in Europa «ha la bacchetta magica». Bisogna solo lavorare sodo e confrontarsi con l’irrazionalità dei mercati.

Gian Maria de Francesco

«Pronti a confronto su 5 priorità». Casini: “Noi ci siamo. Il governo si svegli”. Ecco l’agenda della ripresa: 8 punti per il rilancio dell’Italiaultima modifica: 2011-08-05T09:44:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo